Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La verità dell'arte: Al Massimo in scena “Giganti” da applausi

Fonte: L'Unione Sarda
26 marzo 2010

teatro L'incompiuto di Pirandello

Il teatro imperituro, come un olivo saraceno che era e sarà. In un sussurro la verità dell'arte, perché qui il Teatro si esprime (anche) con un'attrice che tiene in braccio un'altra se stessa, in un finale immortale che ricorda un albero secolare e trasfigura la sua sopravvivenza. Chiusura eccelsa per uno spettacolo di altissimo livello, ancora sino a domenica al Massimo di Cagliari. La nuova produzione che lo Stabile della Sardegna ha realizzato con il Teatro de Gl'Incamminati e il Teatro Carcano ha messo in scena “I giganti della montagna”, ultimo incompiuto lavoro di Luigi Pirandello.
Nella trama la compagnia di attori guidati dalla Contessa, l'attrice Ilse (le sorelle Ester e Maria Cucinotti), è ridotta alla miseria lontano dal palco in quanto nessuno è disposto più ad accogliere l'idea di Poesia assoluta. Seguono Ilse il Conte suo marito (Stefano Randisi), Diamante (Marika Pugliatti), il caratterista Cromo (Giovanni Moschella), l'attor giovane Spizzi (Giuliano Brunazzi) e Battaglia (Luigi Tabita). I teatranti giungono cosiddetta Villa della Scalogna dove incontrano Crotone il Mago (Enzo Vetrano) e un'umanità fuori dal mondo: Duccio Doccia e il nano Quaquèo (Antonio Lo Presti), La Sgricia (Margherita Smedile), Mara - Mara (Eleonora Giua) e Milordino (Paolo Baietta). Qui i fantasmi diventano veri e i sogni sono la sola realtà. Cotrone (nell'ironia soffusa di Vetrano), da sempre inventore di verità incantate, propone di rappresentare l'opera in quel luogo di fantasmi e continue apparizioni, dove il miracolo “vero” non sarà la rappresentazione ma la fantasia del poeta. Ilse però rifiuta, fedele al confronto con la realtà a costo della vita, non potendo concepire il teatro senza la consegna della parola al pubblico.
Doppia sapienza in regia. Vetrano e Randisi governano con fluidità un cast inappuntabile, infilano nella trama un valzer di citazioni azzeccate (“La classe morta” di Kantor) e rimandano al gioco pirandelliano del doppio e del rinvio teatro-vita. Felice l'innovazione della duplice Ilse che scompare e riappare, persino dalla platea. Gli attori formano quadri di figure che occupano la scena con un grande senso compositivo e si fanno quinte che nascondono il doppio. I registi rinunciano a calcare la mano sul livello interpretativo legato ai giganti: il potere bestiale esiste ed è sufficiente evocarlo al suono impetuoso di Alessandro Saviozzi.
Oltre la scenografia di Marc'Antonio Brandolini sono le luci del crepuscolo accese da Maurizio Viani a percuotere la mente di materia onirica morbida ed emozionante, quella che regna nella villa. Un ultimo appunto. Accanto a un plauso per tutti e per Stefano Randisi nella parte di un conte rovinato per amore, c'è un Enzo Vetrano che non si limita a calarsi in Cotrone ma lo diventa. Sì, la verità scenica è stata proferita. Sarà replicata stasera (alle ore 17 e alle 21) e domani, in occasione della Giornata mondiale del teatro, nel doppio appuntamento delle ore 10 e delle 21. Domenica 28 si chiude, stavolta alle 19.
MANUELA VACCA

26/03/2010