Rassegna Stampa

Il Sardegna

Riverrun, cose da turchi

Fonte: Il Sardegna
24 marzo 2010

Sabato e domenica al Ridotto del Massimo

 Il fascino delle ombre di Istanbul incontra la compagnia di Siddi per un emozionante viaggio nel mondo di Sepùlveda. Tra gabbianelle e gatti. di Valentina Lo Bianco

 Le artigianali e bellissime ombre turche di Istanbul sposano il teatro sardo del Riverrun per un racconto universale e commovente come la “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepùlveda. Una favola magica di amore, rispetto per l'ambiente, amicizia, tolleranza, coraggio e pacifica convivenza fortemente voluta dalla regista Roberta Locci: «Per uno spettacolo a tecnica mista dove le sagome turche di Emin Senyer interagiscono e prendono vita grazie a un lavoro parecchio impegnativo per gli attori».
 LA NUOVA produzione della compagnia diretta da Fausto Siddi (in scena sabato alle 19 e domenica alle 17 al Ridotto del Te at r o Mas s i m o ) « Pa r l a a chiunque, ai bambini prima di tutto, che sono i semi della terra; ma anche ai grandi, perché se i semi non vengono bagnati da acqua buona, crescono cattivi e non danno frutti» spiega l'attore che nella storia interpreta il poeta-narratore. Assieme a lui in scena Monica Serra, Roberto Boassa e Alessandro Pani. «Non è stata un'impresa semplice» spiega la regista, «Emin è venuto in Sardegna per insegnarci la tecnica dei Karagoz. Sono sagome di pelle di cammello colorate con colori naturali, mosse da bastoni di legno. Ogni attore svolge un dop-pio compito perché anima le sagome dietro le quinte e, al tempo stesso, recita davanti al pubblico ». Un anno di lavorazione per una spesa complessiva di circa 50mila euro «Ma noi ne prendiamo in tutto 76mila come fondi per la produzione» sottolinea senza lamentela Siddi. Fare i conti di quanto sia impegnativo lo sforzo della compagnia è semplice. Ma la scommessa nasce da un notevole entusiasmo per un'opera corale che mette insieme le scene del pittore Simone Dulcis, i costumi di Marilena Pitturru e le musiche originali di Rossela Faa e dei Mudras. «È un progetto in cui crediamo molto. Ci interessava “colpire il pubblico”, trasmettergli la stessa magia che noi abbiamo trovato nel testo di Sepùlveda» continua Siddi, incazato dalla Locci: «L'impegno collettivo è un po' il senso della storia che raccontiamo e del nostro lavoro». Come a dire parafrasando Guevara “Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà”.

Il dato
La doppia lingua
Adattamento teatrale
Per lo spettacolo sono state create due versioni. Quella in italiano con
l'adattamento del testo di Fabio Sanna e quella in sardo (indirizzata soprattutto alle
scuole) firmata dal poeta Gianni Mascia.