Proposta di legge in Consiglio per la nuova agenzia, definitivo il no all'eolico off-shore
Critici ecologisti e Pd: «Provvedimento da Giunta comunista»
Centomila euro di capitale sociale (tutti messi a disposizione dalla Regione, per ora azionista unico) per far partire l'agenzia “Sardegna Energia”. Il mandato che la Giunta regionale chiede al Consiglio è quello di poter attuare le politiche energetiche regionali e monitorare gli accordi e le autorizzazioni. Nella delibera, adottata lo scorso 12 marzo e pubblicata ieri sul sito istituzionale della Regione, l'esecutivo parla anche di «trasferimento alla società, con deliberazione della Giunta regionale, di risorse energetiche da destinare al consumo pubblico e risorse economiche per il funzionamento di programmi di risparmio energetico».
IL MANDATO La finalità, secondo quanto spiegato da Cappellacci, è quella di mettere ordine della giungla di progetti che ruotano attorno gli incentivi disponibili per realizzare centrali energetiche da fondi rinnovabili. La delibera, infatti, è stata assunta in contemporanea a quella con la quale la Giunta si oppone alla realizzazione di impianti eolici off-shore nel mare sardo. «Abbiamo un ruolo attivo nello sviluppo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e nella riduzione del ricorso alle fonti tradizionali - dice il governatore - siamo per questo chiamati a intensificare e facilitare lo sfruttamento delle energie rinnovabili, allineando la nostra disciplina a quella statale e comunitaria in materia di produzione di energia. In quest'ottica la Regione deve poter operare, incidendo sulle scelte strutturali che consentono di aumentare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e garantire uno sviluppo armonico del territorio».
NO ALL'EOLICO OFF-SHORE Come annunciato una decina di giorni fa, l'esecutivo regionale scende in campo per contrastare i pochi progetti rimasti in campo per realizzare centrali eoliche in mare al largo delle coste sarde. Nella riunione del 12 marzo la Giunta regionale ha dato mandato al direttore generale dell'Area legale perché, con il supporto degli uffici regionali interessati, vengano adottati tutti gli atti finalizzati a contrastare la realizzazione degli impianti eolici off-shore in Sardegna: «Nell'immediato, abbiamo inoltrato alle competenti autorità statali un atto nel quale è contenuto il nostro radicale dissenso a iniziative di questo tipo - aggiunge il presidente Cappellacci - contestualmente abbiamo inoltrato formale diffida agli stessi enti al rilascio di provvedimenti autorizzatori in merito». Un sostanziale richiamo alle competenze primarie degli uffici regionali e un richiamo alle recenti normativi in materia di paesaggio, contenute nel Piano casa.
LE LINEE GUIDA Contestualmente alle due delibere, la Giunta ha anche adottato un atto di indirizzo e le linee guida in materia di realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. «Dobbiamo partire da un esame delle infrastrutture già esistenti, stimare il fabbisogno energetico regionale, redigere un bilancio energetico e stabilire un nuovo piano d'azione», recita il documento. Che contiene un passaggio che è criticato dal consigliere regionale del Pd Giampaolo Diana e dalla Costituente ecologista di Roberto Copparoni e Antonello Gregorini: «Dovremo privilegiare le istanze presentate da soggetti che siano operatori di primaria rilevanza nella realizzazione e gestione di impianti di produzione da fonti rinnovabili - sostiene Cappellacci - soggetti che dovranno comprovare la loro capacità economico-gestionale in riferimento allo sviluppo di una filiera industriale. A loro chiederemo anche dimostrare la capacità di inserirsi in una filiera produttiva da potenziare o di favorirne la nascita in Sardegna, con ricadute occupazionali».
IL DISSENSO Una visione contestata sia da Diana («così si escludono tutte le società sarde - ha sostenuto - occorre che la Giunta riveda o, meglio ritiri, questo provvedimento») che dalla Costituente ecologista: «Anzitutto si tratta di delibere pubblicate undici giorni dopo la loro adozione - sostengono Copparoni e Gregorini - nel merito si tratta di un provvedimento “comunista”, che accentra la programmazione in materia di energia. Si escludono le micro, piccole e medie imprese che su questa filiera avevano investito gran parte delle loro speranza e si annientano le filiere dell'eolico e del fotovoltaico, senza scordare la mazzata che viene riservata agli agricoltori, ai quali viene negato la possibilità di integrare il proprio reddito con la produzione di energia».
ANTHONY MURONI
24/03/2010