DOMENICA, 14 MARZO 2010
Pagina 2 - Cagliari
Giovanni Loi dell’Agc: «Vogliono mandarci a Sant’Elia? Benissimo, ma facciano i moli»
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Lunedì scorso 40 barchette sono riuscite a bloccare l’intero traffico passeggeri del porto di Cagliari. Una prova di forza, che ha ottenuto due risultati: farsi ascoltare dalla Regione, rivelare la propria laboriosa esistenza ai più che per la portualità cagliaritana immaginano solo yacht davanti alla via Roma, per ora non ancora trasformata in salotto da un Comune tanti proclami e poche opere. Giovanni Loi è il responsabile regionale pesca dell’Agc, associazione generale cooperative italiane, spiega come a Cagliari città esista una marineria che lavora, ricorda che il mercato ittico di viale La Plaja è fra i più grandi in Italia, chiarisce però che da qui a parlare di una pur possibilissima economia della pesca mancano ancora alcune, fondamentali cose. «Qui esiste la produzione primaria: peschiamo. Ma ci manca uno sbarco dignitoso. Il porto di Cagliari ha un piano per le attività pescherecce, la convenzione è già firmata, ma ancora non c’è stata l’assegnazione definitiva degli spazi. Ci serve un posto dove trovare acqua, luce, e dove poter far arrivare un furgoncino». A Sant’Elia? In via Roma? Vecchia darsena? «In via Roma probabilmente non ci facciamo nulla. A patto però che ci mettano le crociere, non lo yacht del professionista parcheggiato 12 mesi l’anno e nessuna attività. Non mi sembra che il porto ci abbia guadagnato nel mandarci via dal molo davanti all’Enel. Ora ci sono tre yacht e basta. L’impostazione turistica ha un senso se dà vita al porto e in questa linea siamo d’accordo che noi possiamo stare benissimo a Sant’Elia. Ma ci devono fare il porticciolo, però - sottolinea Loi -. Ci avevano promesso di tirar su un capannone di legno con il tetto in tegole di terracotta come riparo per le attrezzature e anche con gli spogliatoi e la doccia. Un pescatore dovrebbe poter andarsene via vestito decentemente, non in tuta... Il sindaco è già al secondo mandato e non lo sta facendo neppure adesso. Così siamo sparsi: chi ce l’ha fatta in passato ha conquistato un posto a pagamento a Marina Piccola, gli altri sono davanti alla Capitaneria, a Sant’Elia. Qui avevamo chiesto di allestire un capannone, aperto per non aggiungere cubatura, e fare il mercatino: nulla. Noi chiediamo moli, 4 guardiani e 10 fari e il porto per noi è fatto. Avere un porto significherebbe poter avviare il mercato il sabato e la domenica e così, come si dice, accorciare la filiera. In 52 fine settimana l’anno, farne 30, 40 a terra e vendere significa integrare i guadagni. Noi pescatori viviamo ancora di natura. Se il tempo è buono si pesca, altrimenti no. E col clima sempre più invernale, da dicembre a marzo si rischia di uscire poche giornate al mese».