Indagine. Viaggio tra quadri e oggetti sacri di grande valore trafugati da chiese e uffici pubblici negli ultimi 50 anni
L'ultimo furto due anni fa nella basilica di Santa Croce
Dal museo archeologico vennero rubate 2262 monete d'oro, d'argento e di bronzo di epoca punica, romanica e bizantina e un prezioso gioiello raffigurante lo scarabeo sacro agli egizi.
Una montagna di monete d'oro (2262 per la precisione), d'argento e di bronzo di epoca punica, romanica e bizantina. Ma anche un prezioso gioiello raffigurante lo scarabeo sacro agli egizi e altri reperti di grande valore.
Se si escludono le 198 monete recuperate in seguito dal reparto operativo romano del Nucleo tutela patrimonio culturale (Tpc) dei Carabinieri e i Sigilli del Canonico Spano, rinvenuti dai militari sardi, il resto del tesoro trafugato il giorno di Capodanno del 1992 dal Museo Archeologico cittadino risulta ancora scomparso nel nulla.
L'assalto al museo di Castello è, senza dubbio, uno dei colpi che ancora brucia. Ma non è l'unico se si pensa che dal 1958 sono 440 gli oggetti d'arte rubati in provincia di Cagliari.
Tra i più clamorosi, siamo nella seconda metà degli anni Ottanta, c'è la scomparsa di parte degli ori della Cattedrale ai quali molti legano la misteriosa morte del parroco don Tonio Pittau. Vvenendo a giorni più vicini: sempre in città, il primo febbraio di due anni fa, tre preziosi dipinti antichi con raffigurazioni religiose sono stati rubati dalla basilica di Santa Croce, mentre il 12 gennaio 2001 un acquerello di Costantino Nivola si è volatilizzato da uno dei palazzi della Regione.
Ma se, pochi giorni fa, i militari del Comando Tpc di Sassari, coordinati dal capitano Gianfilippo Manconi, hanno ritrovato l'opera di Sebastiano Satta a casa dell'ex sindaco nuorese Martino Corda (era sparita nel settembre scorso dal Municipio di Nuoro), il disegno di Nivola spicca ancora nella banca dati delle opere d'arte rubate a Cagliari. Un database che contiene tutti i dati dei 78 furti denunciati e dei 440 oggetti rubati nella provincia di Cagliari. Pochi rispetto alle altre regioni, ben più colpite dalla piaga dei furti d'opere arte, ma comunque un numero preoccupante visto che la maggior parte della refurtiva non è mai stata ritrovata.
Sino alla prima metà degli anni Novanta, il Museo Archeologico di Castello è stato uno degli obiettivi maggiormente saccheggiati: il 14 maggio 1978 viene rubata la testa di Dionisio (dio greco del vino dell'ebbrezza), il 1 ottobre 1989 i ladri si portano via collane e gioielli d'epoca romana, mentre il 2 luglio 1991 svanisce un bronzetto nuragico raffigurante un guerriero con due scudi. Furti oggi resi più difficili grazie ad un moderno sistema d'allarme e di sicurezza attivo (guardie giurate) e passivo (segnalatori di movimento) che vengono di volta in volta verificati anche dagli stessi carabinieri del Nucleo Npc, così i sistemi di video-sorveglianza degli altri musei d'arte cittadini. Un modo per evitare quanto accaduto il 1 maggio 1985 al Museo d'Arte Moderna cagliaritano, quando i ladri si portarono via un dipinto di un autore sconosciuto (ma pur sempre catalogato).
Tra i bersagli preferiti dai trafficanti di opere d'arte ci sono poi gli oltre novecento siti archeologici e nuragici sparsi nell'Isola, difficili da proteggere e sorvegliare, ma anche le chiese. Nel capoluogo, oltre al tesoro della Cattedrale e ai tre dipinti rubati nella Basilica di Santa Croce, sono scomparsi negli anni anche l'ostensorio d'oro della Basilica di Bonaria (furto del 26 maggio 1985) e una navicella d'argento rubata dalla chiesa di San Giacomo il 1 gennaio 1992.
FRANCESCO PINNA
21/06/2008