Via Martini. Crepe e cedimenti sospetti costringono gli inquilini a lasciare lo stabile
All'origine del pericolo interventi di ristrutturazione al primo piano in corso da dieci giorni
Sei persone costrette a dormire fuori casa non si sa ancora per quante notti. Lo sgombero immediato, a scopo cautelativo, è stato ordinato ieri dai tecnici del Comune in via Martini, nel cuore di Castello, dopo la chiamata di uno degli abitanti dello stabile di tre piani che dà su piazza Indipendenza, e che ora dovrà essere messo in sicurezza. Il palazzo è a rischio crollo, hanno decretato i tecnici chiamati a dare una valutazione. Ad allertare i vigili del fuoco è stata una giovane coppia che occupa l'appartamento al terzo piano. «Abbiamo visto delle crepe».
LE FILATURE , però, le avevano già notate alcuni giorni fa. Ieri sono diventate crepe e c'è stato anche qualche rumore di assestamento. Per il momento, in attesa di nuovo ordine, i due sposini si trasferiranno «dai parenti». A causare il rischio crollo, i lavori di ristrutturazione che da dieci giorni vanno avanti al primo piano dell'edificio. Interventi forse “azzardati”. «Hanno cominciato più di una settimana fa - ha raccontato subito Pietro Pulina, che al numero 23 di Via Martini ci abita da 56 anni - ho chiesto agli operai dell'impresa che tipo di interventi dovessero attuare». Due travi in legno da cambiare di cui una marcia, era stata la risposta. «Qualche giorno dopo ho chiesto di nuovo, visto che i lavori continuavano incessantemente, e mi hanno fatto sapere che stavano cambiando tutte le travi del soffitto. Ora siamo arrivati a questo punto».
IERI L'ALLARME è scattato perché, oltre alle crepe, qualcuno ha visto cadere dell'intonaco. Alle 21, quando già lo sgombero era stato ordinato, gli abitanti del secondo piano hanno chiesto se davvero non potessero trascorrere la notte in via Martini. «La chiamata è arrivata da cittadini privati - è stata la risposta di una dirigente del Comune - e noi non riteniamo, al momento, che lo stabile sia sicuro ». Se fosse andata diversamente, cioè se nessuno degli inquilini avesse chiamato per denunciare che qualcosa non andava bene, «in quel caso sarebbero stati liberi di rientrare in casa». Se ne sarebbero assunti la responsabilità, insomma. «Ma ora - ha precisato la dirigente - nel momento in cui siamo stati coinvolti e abbiamo deciso per lo sgombero, gli inquilini non si possono opporre ». ¦ R. M.