È morto Cenzo Soro: atleta, dirigente, allenatore dei rossoblù
Avrebbe compiuto 97 anni il 23 aprile. In lutto il mondo sportivo isolano: Soro è stato ricordato anche nella seduta del Consiglio comunale.
Lo ha tradito un infortunio banalissimo per uno sportivo come lui: una distorsione al ginocchio. Ma, quando si è alla soglia dei 97 anni (li avrebbe compiuti il 23 aprile), un minimo problema può diventare letale. Si è spento ieri, alle 9,30, nella clinica Sant'Antonio, Cenzo Soro, il “grande vecchio” dello sport sardo. Nei giorni scorsi, una piccola caduta gli aveva, appunto, provocato una distorsione al ginocchio; un problema che ha rotto qualcosa in lui: negli ultimi tre giorni aveva smesso di alimentarsi. E i familiari, preoccupati, lo avevano ricoverato nella clinica dove ieri si è spento. I funerali saranno celebrati oggi alle 15 alla chiesa del SS. Crocifisso a Genneruxi.
IL LUTTO Una notizia che è rimbalzata velocemente in tutta la città e anche nella Penisola: tantissimi siti internet sportivi hanno ricordato Soro. Ampio spazio anche nel sito del Cagliari calcio. Soro è stato ricordato anche nella seduta di Consiglio comunale di ieri. «Un maestro di vita e di sport», lo ha definito il presidente Sandro Corsini mentre per il sindaco Emilio Floris, Soro è stato «un modello di trasparenza e rettitudine». Parole commosse dall'assessore all'Urbanistica Gianni Campus, ex giocatore di hockey che lo ha avuto come allenatore.
LO SPORTIVO Nato a Cagliari nel 1913, si è dedicato all'attività sportiva sin da giovanissimo. E subito sono arrivate le soddisfazioni: sportivo eclettico, è campione sardo di salto in lungo e salto in alto (in quest'ultima specialità ha ottenuto anche il record regionale), dedicandosi anche al calcio. Con Erbstein allenatore, esordì in serie B con la maglia del Cagliari. Portiere di talento, sembrava destinato a una carriera piena di soddisfazioni: una lussazione scapolo-omerale gli impedì, però, il trasferimento alla Juventus.
L'ALLENATORE Abbandonata l'attività agonistica, si accomodò in panchina. E, ad appena 35 anni, vinse il titolo regionale con il Quartu Sant'Elena. Dopo aver allenato le più importanti squadre isolane, approdò sulla panchina del Cagliari: nel 1954, sfiorò l'impresa di portare per la prima volta la squadra rossoblù in serie A; il Cagliari fu sconfitto nello spareggio del Flaminio dalla Pro Patria. Soro non si dedicò solo al calcio: allenò gli atleti dell'Amsicora (con lui, Adriano Loddo divenne campione italiano dei 400) e la squadra di hockey della società di Ponte Vittorio, insieme al mitico Filippo Vado.
IL DIRIGENTE Vulcano di idee, “l'ultimo dei mohicani” (come lo definisce il figlio Giorgio per la visione romantica dello sport), Soro fu presidente regionale della Federbasket, istruttore di calcio a Coverciano. Ed ebbe, insieme a Gigi Riva, la grande intuizione di creare la prima scuola calcio italiana. Attività che li hanno fruttato tanti riconoscimenti: nel 1969-70 vinse il Seminatore d'oro, premio riservato agli allenatori e, nel 1983, fu insignito da Pertini dalla medaglia d'oro al valore sportivo. «Ma il titolo a cui teneva di più», racconta il figlio Giorgio, «è la laurea honoris causa che gli fu assegnata, nel 2005, dalla facoltà di Scienze motorie».
IL MAESTRO Un vero e proprio maestro di sport, capace di trasmettere la sua passione ai figli (a parte la terzogenita Elena, Ezio e Giorgio sono diventati entrambi docenti di educazione fisica). Ma la sua visione pulita dello sport è stata trasmessa anche a chi ha avuto a che fare con lui. Non è un caso se, due anni e mezzo fa, su L'Unione Sarda scrisse: “La Sardegna risulta, fra le regioni d'italia, una fra quelle - da un punto di vista sportivo - maggiormente ospitali. E speriamo continui ad esserlo”. Se continua a esserlo, gran parte del merito è proprio suo.
MARCELLO COCCO
11/03/2010