Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Mi metto da parte: scriva il sindaco l’accordo»

Fonte: La Nuova Sardegna
28 aprile 2008

CAGLIARI. «La mia proposta è che l’accordo di programma venga scritto dal Comune di Cagliari, dal sindaco Emilio Floris e dalla sua Giunta, e che poi si venga qui a Sant’Elia a discuterlo con la partecipazione della popolazione», questo l’invito fatto ieri mattina dal presidente della Regione Renato Soru durante la conferenza stampa dei consiglieri comunali del centrosinistra tenuta di fronte alla chiesa, nel rione di Sant’Elia: per protestare contro la non ratifica, da parte della maggioranza comunale del centrodestra, dell’accordo firmato da Soru e dal sindaco Emilio Floris il 28 marzo scorso. «Stiamo vivendo un momento drammatico. Ora il centrodestra, dopo aver bocciato la ratifica, dice di voler fare l’accordo? Ma se hanno lanciato tanti insulti contro questo documento, come pretendono far credere di volerlo fare?», ha affermato Marco Espa, Pd. «Si tratta di un oltraggio alla città», ha sottolineato Ninni Depau, capo gruppo del Pd. «Mai come in questa occasione ci siamo sentiti in sintonia con la città - ha continuato Depau - il centrodestra ha giustificato il suo “no” affermando che il progetto di riqualificazione abitativa comprende tre ipotesi (seimila, ottomila e undicimila persone). Ma sarebbe spettato proprio al Comune decidere quale scegliere. Ora tutto viene rimandato». Nel documento firmato dal sindaco il 28 e non ratificato, oltre all’intervento di sistemazione delle case, si programma anche la realizzazione del museo Betile, del porticciolo dei pescatori di Sant’Elia, del lungomare, della nuova viabilità e del campus universitario di viale la Plaia. Come controparte il Comune avrebbe avuto, oltre ad alcuni locali militari dismessi, anche tre milioni e mezzo per i sottoservizi a Villanova, come ricordato ieri da Gianfranco Carboni (presidente della circoscrizione del centro storico). Sant’Elia, intanto, resta il simbolo conteso del rilancio di Cagliari. Nato nel dopo guerra con l’idea di trasferire parte delle persone senza più abitazione (a seguito dei bombardamenti) è diventato un vero e proprio ghetto, soprattutto con la realizzazione negli anni Settanta dei palazzoni del Favero, quelli che si vuole riqualificare, come ha ricordato l’assessore regionale Maria Antonietta Mongiu (Cultura). «A questo punto vuol dire che la firma del sindaco non ha più valore - ha affermato Claudio Cugusi, Rifondazione, anche a nome di Radhouan Ben Amara, Comunisti italiani - han fatto una tipica trassa alla cagliaritana». Ma perchè la non ratifica? «Perchè il centrodestra vuole fare altro - ha sottolineato Massimo Zedda, capo gruppo dei Democratici di sinistra - l’area è molto appetibile e la speculazione è in agguato». In questo quadro «manca la volontà politica da parte del centrodestra: questi quartieri chiedono un intervento», ha lamentato Claudia Zuncheddu (Psd’az). Secondo il presidente Soru la non ratifica dell’accordo di programma su Sant’Elia è «una storia assurda e, per me, inafferrabile. Credo che sia la prima volta in Italia che un accordo, firmato un mese prima, poi non venga ratificato». Il responsabile dell’esecutivo regionale ha fatto la storia dell’accordo e ricordato che risale a due anni fa, «quando venne firmato un protocollo sugli stessi argomenti. E oggi non parliamo di piccole cose, ma di 230 milioni di euro, che permetterebbero a tutti di lavorare». Ma «perchè la Regione è così interessata a Cagliari?», si è domandato Soru. «Perchè Cagliari è anche la capitale della Sardegna e quindi riguarda la Sardegna. Inoltre i documenti di programmazione nazionale quasi impongono che si facciano delle grandi opere nei centri urbani, visti come motore per il territorio». Ed è «sotto gli occhi di tutti che Sant’Elia non è un problema per Cagliari ma che, anzi, è una grande opportunità per l’intera città. Però in alcuni punti, qui nel quartiere, si vive male. E mi riferisco ai palazzoni del Favero. Ed è per questo che da subito abbiamo pensato di intervenire». In parallelo «c’è stata anche la scelta di creare un’opera in grado di rilanciare l’area e creare lavoro per gli abitanti, come il Betile. Mentre per i palazzoni abbiamo cercato di puntare sulla qualità urbana e architettonica, e chiamato Rem Koolhaas». Sul museo Betile, invece, il presidente Soru ha precisato che inizialmente c’erano anche altre zone candidate ad ospitarlo, anche il porto. Ma «la scelta di Sant’Elia è stata fatta perchè noi vogliamo che il rione cresca anche in termini occupazionali». Poi una riflessione: «Il Betile è oggi un progetto dello Stato perchè fa parte delle celebrazioni dell’anniversario per l’unità d’Italia. Ed è cofinanziato dallo Stato centrale. Il che significa che il progetto andrà avanti». Il consiglio comunale, però, non ha ratificato l’accordo. «A questo punto io avrò pazienza - ha continuato Soru - non possiamo mettere a repentaglio il bene della città per un fatto di visibilità. Dato che non posso nascondermi, propongo al Sindaco di scriverlo lui l’accordo di programma». Poi un’autocritica: «Oggi ci sono poche persone di Sant’Elia e la colpa è nostra, anzi è mia. Per questo propongo anche che l’accordo si discuta qui nel rione, in un posto aperto a tutti».