Comunicati stampa

Il saluto del sindaco Massimo Zedda al Santo Padre

23 settembre 2013, 08:30
Le parole rivolte al Papa sul sagrato di Bonaria

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Santo Padre, benvenuto a Cagliari.
E un benvenuto a tutti coloro che sono qui oggi, ai lavoratori che ha appena
incontrato nel Largo Carlo Felice e a tutti coloro che in altre piazze attendono Lei e le
sue parole.
Spetta a me, il più giovane sindaco che la città di Cagliari abbia mai espresso,
porgerLe il saluto affettuoso ed il caldo benvenuto dell'intera comunità cagliaritana,
unita alla Sua città di origine, Buenos Aires, dal culto comune per la Madonna di
Bonaria, che protegge i naviganti e chiunque si trovi in condizione di pericolo o di
difficoltà.
Ma al di là del protocollo e dei saluti formali, ciò che a Lei sento di esprimere e di
trasmettere è l’abbraccio ideale dell’intera città: abbraccio che si diffonde da questo
così come dagli altri antichi e nuovi quartieri, uniti dalla comune venerazione della
Altissima Patrona della Sardegna.
Penso alla mia cara nonna che non c'è più, che abitava a pochi passi da questa
Basilica, devotissima del culto della Vergine di Bonaria e che avrebbe dato vent’anni
della sua vita per essere qui, oggi, alla Sua presenza, Santo Padre, insieme ad altre
migliaia di devoti, per celebrare la sua cara Madonna, sempre avvertita vicina ed
amica.
Gli antichi vincoli che legano la comunità cagliaritana e l’intero popolo della
Sardegna al culto della Madonna di Bonaria sono oggi rafforzati dalla condivisione
del Suo messaggio, Santo Padre, così nuovo, così forte, così coinvolgente; tanto che
in esso si riconoscono cattolici e non cattolici, credenti e non credenti, donne e
uomini comunque mossi da buona volontà e dal comune amore per il prossimo.
Nell’indirizzo del Suo pontificato - che è di fede cristiana, di solidarietà umana,
di attenzione e di impegno a favore dei più deboli, di apertura e di rinnovamento, di
pace tra gli uomini e tra i popoli - in questo indirizzo, si riconosce l’intera comunità
cagliaritana, che è oggi comunità multietnica, multirazziale, multireligiosa. E non
potrebbe non riconoscersi la città di Cagliari in questa direzione essendo una città,
una civiltà che nasce e cresce anche grazie all'incontro con le diverse culture del
Mediterraneo.
Il Suo, Santo Padre, è l’invito di un Papa che viene da lontano ma che da tutti – in
Sardegna, in Italia e nel mondo – è sentito vicino, anzi vicinissimo. E' l'invito ad un
nuovo “umanesimo“, non più fondato sulla cultura di pochi e per pochi, ma sulla
riscoperta della dignità della donna e dell'uomo e sui loro insopprimibili diritti al
lavoro e a una vita degna di essere vissuta. Un invito in cui alla consapevolezza dei
problemi e dei mali del mondo si accompagnano la fiducia nelle donne e negli
uomini di buona volontà - quale ne sia la fede o il colore della pelle - e la speranza
nella possibilità che dal comune impegno possa nascere un mondo migliore: un
mondo in cui i valori primari non siano la ricchezza, il potere e la finanza fine a sé
stessa, ma il lavoro, il comune benessere, la solidarietà umana, la cooperazione tra i
popoli, la pace. Prima di tutto vengono le donne e gli uomini, e primi fra tutti
vengono gli ultimi, gli oppressi, coloro che hanno poco o che non hanno nulla, i
poveri, i deboli, gli emarginati. Noi ci collochiamo nel solco di questo insegnamento
e, coerentemente, ci adoperiamo per tradurlo in politica quotidiana. Politica che
deve avere come strada maestra – per tutti i politici – il rigore, la sobrietà, la
trasparenza e il disinteresse personale.
La nostra comunità e le comunità di tutti i paesi e le città della Sardegna che oggi
sono qui, sono ricche di storia, di tradizioni, di cultura e d'identità. Eppure,
nonostante questo patrimonio di valori, oggi a Cagliari e nell’intera Isola si vive una
fase di crisi drammatica, che coinvolge innanzitutto le nuove generazioni e gli strati e
le categorie più deboli della popolazione. Penso a quei giovani che nei secoli passati
partirono dall'Italia, dalla Sardegna per cercare fortuna in Argentina: anche oggi,
Santo Padre troppi nostri giovani sono costretti a lasciare questa città e questa terra
bellissima con la speranza di trovare migliori condizioni di vita. Dobbiamo lavorare
per creare qui queste condizioni.
Nonostante tutto, le nostre comunità esprimono speranza, fiducia nel futuro, forza
d’animo e di carattere così tipiche di noi Sardi. Abbiamo superato altro, supereremo
anche questa. E la Vergine di Bonaria, che per noi rappresenta la stella dei naviganti
in pericolo, ci aiuterà, ne siamo certi, a superare anche l’attuale tempesta.
Ancora un saluto a Lei, Santo Padre, insieme al saluto, nuovamente, a tutti i
presenti e anche a coloro che incontrerà nelle altre piazze, nelle altre vie e nei luoghi
che ancora visiterà. E mi sia consentito di ringraziare tutti coloro che hanno
contribuito con il loro lavoro – mattina, sera e notte, in particolar modo nelle ultime
settimane, negli ultimi giorni – a rendere Cagliari il più accogliente possibile per
ospitare Lei e le centinaia di migliaia di persone che oggi animano la nostra città.
Confidiamo, Santo Padre, nella Sua paterna benedizione e nel Suo aiuto. Grazie
ancora, di tutto cuore, per aver voluto trascorrere un'indimenticabile e bella giornata
con tutti noi. A atras bortas, come si dice da noi, e a si biri in paxi e in saludi.
Massimo Zedda                                                  

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