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Occidente Solitario al Teatro Massimo

18 febbraio 2013, 11:16
In scena Claudio Santamaria e Filippo Nigro da mercoledì 20 fino a domenica 24 febbraio a Cagliari.

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Ritratto di famiglia in un inferno con “Occidente Solitario” di Martin McDonagh, in cartellone da mercoledì 20 fino a domenica 24 febbraio (da mercoledì a sabato alle 20.45- turni A, B, C e D  e domenica alle 19 – turno E) al Teatro Massimo di Cagliari per “M'Illumino di Prosa/ la stagione 2012-13 del CeDAC nell'ambito del XXXIII Circuito Teatrale Regionale Sardo. La commedia nera del pluripremiato drammaturgo britannico (nato a Londra ma di origini irlandesi) racconta il feroce antagonismo tra due fratelli in uno sperduto villaggio dell'Irlanda: uniti dall'odio reciproco, i due si contendono spazio vitale e proprietà, prigionieri nella loro difficile convivenza, in una catena infinita di sfregi e vendette.

Protagonisti sulla scena Claudio Santamaria e Filippo Nigro, entrambi noti al grande pubblico per le loro interpretazioni cinematografiche e televisive (da “Fuochi d'artificio” a “Almost Blue” e “L'ultimo bacio”, poi  “Paz!”, “Agata e la tempesta” e “Ma quando arrivano le ragazze?” di  Avati, fino a “Romanzo criminale” e la fiction su “Rino Gaetano”, e un film emblematico come “Diaz”  per Santamaria; mentre Nigro spazia da “Le fate ignoranti” e “La finestra di fronte” di Ozpetek a “Amore che vieni amore che vai”, “Oggi sposi” e “Diverso da chi?”, alla serie “R.I.S.” in tv fino a “ACAB-All Cops Are Bastards” di Stefano Sollima) prestano corpo e voce a Coleman e Valene, fratelli in lotta, talvolta forse complici davanti al mondo esterno, ma sempre, irrimediabilmente nemici. Completano il cast, nella mise en scène della Compagnia Gli Ipocriti, per la regia di Juan Diego Puerta Lopez che mette l'accento sulla “concretezza spietata della vita”,  Massimo De Santis e Azzurra Antonacci, nel ruolo rispettivamente dell'idealista e disperato Padre Welsh e dell'unica donna in questo universo maschile, una giovane venditrice abusiva di whisky, appunto Ragazzina.

Fotografia di spiriti inquieti, all'ombra del male di vivere, la caustica pièce di Mc Donagh (ultimo capitolo della sua “The Leenane Trilogy”, iniziata con “The Beauty Queen of Leenane” e proseguita con  “A Skull in Connemara”; e infine con “The Lonesome West”, rappresentato in Italia con il titolo di “Occidente Solitario”) narra impulsi e passioni, racconta di delitti inconfessabili e segreti di famiglia, di generose aspirazioni e fallimenti. L'esistenza in un piccolo villaggio – dell'Irlanda come di ogni altra regione del mondo – può diventare insopportabile: paradigma di vizi e virtù, fragilità e abusi, “Occidente Solitario” svela attraverso i suoi personaggi, così estremi da apparire grotteschi, e maniacali nella ripetizione esasperata di gesti e azioni, quasi un rituale nell'assurda lotta quotidiana, selvaggi e brutali, la verità su comportamenti, pensieri e azioni, decisamente e anche troppo umani.

Fratelli-coltelli, avversari sotto lo stesso tetto; ma anche la figura del sacerdote, incapace di rassegnarsi a quella logica di scontri sul filo di una continua tensione; e l'unica donna, Ragazzina, attivamente impegnata nel commercio clandestino di whisky, rappresentano le diverse declinazioni di uno squilibrio, un disagio, accentuato dalla solitudine, quell'isolamento claustrofobico che dilania e riunisce tutte le anime in un unico destino. Scaturisce così un surreale equilibrio, che fa dell'astio ricambiato, dell'avidità, di un'insanabile ostilità e un'aggressività rabbiosa, la via di fuga dall'inevitabile catastrofe: la smania di possesso dell'uno, la sfacciata attitudine da parassita dell'altro si bilanciano in un pericoloso gioco a due. I fratelli si fronteggiano, fra tradimenti, insidie, aperte provocazioni, perfino ricatti. Di quel microcosmo feroce McDonagh disegna con cupa ironia il suo brillante affresco, in una commedia in nero in cui i valori appaiono capovolti e dimenticati, la fede è un abito adatto per la malinconia e il rimpianto, e l'utile immediato azzera il dilemma tra il bene e il male.

La cattiveria e quella strana giostra delle passioni, in cui perfino un tentativo di pacificazione, con la confessione dei precedenti dispetti e delitti in attesa di perdono, innesca nuove ostilità riescono però a far ridere, in un interessante contrappunto in cui ciascuno elargisce il suo veleno; in fondo come sottolinea il regista Juan Diego Puerta Lopez nelle note, citando Beckett: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità”.

INCONTRI CON GLI ARTISTI:

Cagliari: “Oltre la Scena: gli attori raccontano” – venerdì 22 febbraio alle 17.30 alla MEM
Segreti di una messinscena e tecniche di recitazione saranno anche al centro dell'incontro con il pubblico - venerdì 22 febbraio alle 17.30 alla MEM-Mediateca del Mediterraneo di Cagliari – per “Oltre la Scena: gli attori raccontano” Claudio Santamaria e Filippo Nigro, insieme a Massimo De Santis e Azzurra Antonacci narreranno della pièce e dei loro personaggi, della scelta di affrontare una drammaturgia contemporanea e di affrontare temi come la solitudine, l'incomunicabilità, i dubbi della fede, attraverso la cifra di un caustico humour nero. Ingresso libero.

CAGLIARI
Biglietti (turni A,B,C,D,E)
primo settore intero € 30 / ridotto € 24
secondo settore intero € 25 / ridotto € 19
loggione intero € 15 / ridotto € 10
Riduzioni per under 25/ over 65/ Convenzione Ersu per gli studenti universitari

INFO: Infopoint e Biglietteria del Teatro Massimo, cell. 345.4894565 - biglietteria@cedacsardegna.it
Prevendite: a Cagliari: BoxOffice-Sardegna, in viale Regina Margherita 43 – tel. 070.657428
online: Circuito Vivaticket

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