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Naturalmente Bio. Festa nel parco di Monte Claro

26 settembre 2012, 12:03
Domenica 30 settembre dalle ore 09:00 alle ore 13:00

Parte 2 di 2

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Dall’orto di Michelle Obama alla Casa Bianca a quelli sui tetti di Milano, l’attenzione all’alimentazione biologica è sempre più forte. Del resto, “siamo ciò che mangiamo”, ed è bene sapere quello che mettiamo in bocca.
Dal punto di vista scientifico, numerosi lavori di ricerca hanno confermato la relazione tra alcune caratteristiche nutrizionali degli alimenti e la prevenzione e la terapia di malattie. Da studi epidemiologici è emerso che le abitudini alimentari incidono su patologie come tumori, malattie circolatorie e cardiocircolatorie. Mangiar bene, dunque, aiuta a stare meglio.
Il segreto successo dei prodotti “bio” è presto spiegato  regolati dalle normative europee e garantiti dagli enti certificatori, non vengono mai in contatto con pesticidi e additivi chimici dannosi per l’uomo e l’ambiente.
Buoni e sani e sicuri, perché i prodotti sono certificati da circa 20 organi di controllo privati, autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole, a cui la legge assegna il compito di verificare il rispetto dei regolamenti comunitari in materia. Una volta riconosciuto il rispetto di tali regole da parte delle aziende agricole, gli enti appongono le specifiche etichette “bio” sui prodotti. .
L’agricoltura biologica sfrutta la fertilità del suolo in maniera naturale, non ammettendo conservanti e coloranti ma solo additivi naturali, promuove la biodiversità e cerca di ridurre al minimo il consumo energetico. Negli ultimi anni il bio italiano ha ottenuto un grande risultato, conquistando e mantenendo la posizione di leadership europea in fatto di produzione. In Italia il biologico sviluppa un giro di affari stimato in 3 miliardi di euro e il settore è in continua espansione.
È un bilancio più che soddisfacente quello che il 2011 ha riservato ai prodotti biologici in Italia. Dalle rilevazione Ismea-Gfk-Eurisko emerge un incremento della spesa dell'8,9% su base annua, in leggero rallentamento rispetto al tasso di crescita del 2010, ma in evidente controtendenza con la riduzione complessiva dei consumi di generi alimentari "convenzionali".
Tutte le macro ripartizioni territoriali - rileva ancora l'Ismea - sono state interessate da una crescita degli acquisti nel corso del 2011, più accentuata al Sud (+19,2%). Le regioni settentrionali mantengono però un peso preponderante, con oltre il 70% di incidenza sul totale, confermando una forte propensione al consumo rispetto a una vocazione produttiva tipica invece delle regioni del Centro-Sud. I dati paiono confermare che quella del prodotto bio non è più una predilezione soltanto elitaria e modaiola, figlia di emergenze momentanee o di nevrosi, ma una scelta sempre più stabile e condivisa anche da persone e famiglie con stili di vita “normali” e medi.
A contrassegnare la svolta è stata – come del resto è successo anche in altri Paesi prima che in Italia – la presenza sempre più massiccia di questo tipo di prodotti nell’offerta della grande distribuzione organizzata. In evidenza nella Gdo, facendo registrare nel 2001 i tassi d’incremento più alti sono stati, nell’ordine, uova (+21,4), latticini e formaggi (+16,2) con in prima fila yogurt (+27,5) e latte (+9,5).
«I dati diffusi da Ismea confermano un trend di spostamento dei consumi alimentari verso il biologico che ormai è consolidato, anche se con un andamento che nel primo trimestre del 2012 ci risulta in lieve rallentamento» ha commentato Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.
Secondo Carnemolla in questo periodo le performance del canale specializzato sono migliori rispetto a quelle registrate nella gdo. I dati contrastanti sull’andamento delle categorie secondo il presidente di Federbio segnalano invece «i limiti delle politiche attuate da molte catene della gdo nell’assortimento e nella gestione dei prodotti bio nei punti vendita, mentre la netta preferenza dei consumatori verso i prodotti “freschi” anche di origine animale conferma l’attenzione dei consumatori verso la salubrità dei prodotti e verso il benessere animale»
Lo studio condotto da Nomisma e presentato recentemente a Bologna in occasione del SANA conferma quanto già emerso nello studi di ISMEA.
Nell’ultimo anno, una famiglia su due (53,2%) ha messo nel carrello prodotti biologici. Nonostante la crisi, i numeri di questo mercato continuano ad aumentare e, nel tempo, è divenuto una componente importante, seppur ancora di nicchia (1,3% sul totale dei consumi alimentari domestici), dei consumi alimentari nazionali (1,7 miliardi di euro di consumi indoor nel 2011 a cui vanno aggiunti 280 milioni di consumi outdoor).
Frutta fresca, ortaggi, marmellate e miele, uova, yogurt, olio extravergine d’oliva sono i best sellers tra i prodotti biologici.
Questo è quanto emerge dalle prime analisi dell’indagine condotta nel mese di giugno scorso da Nomisma, l’istituto di ricerca privato specializzato negli studi sul settore agroalimentare, che cura l’Osservatorio Sana.
Le motivazioni di questo trend sono tante: il numero di famiglie che si serve di tali prodotti è ampissimo (oltre 13 milioni); i consumatori sono soddisfatti del valore espresso dalle produzioni bio tanto che valorizzano gli attributi espressi: sicurezza, garanzie aggiuntive e esternalità positive offerte (sistema produttivo che rispetta l’ambiente); il profilo di chi consuma biologico ha caratteristiche che aiutano a mantenere il timone anche nei momenti di difficoltà del sistema poiché o il potere d’acquisto del consumatore di riferimento è più elevato (questo è il caso delle famiglie a medio alto reddito, del centro-nord) o il consumatore ha motivazioni per cui non si è disposti a rinunciare al marchio (nel caso di figli piccoli).
E la tendenza è destinata a durare nel tempo. Per i prossimi 12 mesi il 76% degli intervistati ha dichiarato di prevedere stabilità per la spesa della famiglia in alimenti a marchio biologico; il 13,1% ha intenzione invece di incrementarla ulteriormente; sul fronte opposto l’8,1% prevede invece una riduzione (non ha risposto il 2,9%).
Sul piano strutturale l'Italia, con 1,11 milioni di ettari investiti nelle coltivazioni biologiche, ha perso, da un paio d'anni, il primato europeo, passato adesso della Spagna (1,46 milioni di ettari). La classifica mondiale la vede al settimo posto, con il 3% circa della superficie complessiva mondiale, valutata sui 37 milioni di ettari.


Biologico in Sardegna ed in Provincia di Cagliari: una crescita interessante

In questo periodo registriamo una situazione davvero interessante e ricca di prospettive per il comparto dell’agricoltura biologica in Sardegna e nella Provincia di Cagliari. Questi alcuni dati:

Aziende biologiche circa 2.272 in Sardegna di cui più di 500 nella sola Provincia di Cagliari
Fatturato aziende Bio (stima) 70 milioni di euro
Punti vendita specializzati biologici: 14 (di cui 8 in Provincia di Cagliari)
Fatturato Punti vendita specializzati biologici (stima) 5,5 milioni di euro
Il biologico è presente anche, oramai, in tutti i punti della GDO con propri corner.
Comparti produttivi principali del biologico in Sardegna sono:

l’ortofrutta,
i formaggi pecorini,
l’olio,
il vino,
i prodotti trasformati vari (miele, confetture, etc.).

I prodotti biologici sardi sono esitati nel mercato Regionale per il 40%, in quello Nazionale per il 15% ed in quello Estero per il 45% (in particolare Germania, Francia, altri paesi europei, USA e Giappone).
Di particolare interesse due esperienze:
quella  dell’Organizzazione  piccoli Produttori Biologici S’Atra Sardigna che gestisce 6 punti vendita diretta ed  ha costituito una specifica società di produttori italiani biologici con un centro di importazione e distribuzione diretto in California- USA
quella di Sardegna Isola Biologica che aggrega una sessantina di aziende del comparto carni per la commercializzazione delle carni biologiche sarde.
I GAS (Gruppi di Acquisto di Consumatori) sono attualmente 5 ed in forte crescita.
Le mense scolastiche con prodotti biologici si stima siano una decina (non ci sono dati ufficiali), anche qui il dato è in continua crescita anno per anno.
I produttori biologici sardi sono ai vertici nazionali delle Organizzazioni e delle strutture del biologico italiano.

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