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Cagliari non dimentica. A Palazzo Siotto rievocato il bombardamento del 28 febbraio ‘43

Autore: Alessandro Solinas,
1 marzo 2012, 08:25
L'assessore Pierluigi Leo “I cagliaritani hanno saputo ricostruire una città più grande e più bella, rimboccandosi le maniche e senza piangersi addosso”.

Molti ancora si commuovono, a distanza di 70 anni, ricordando quel 28 febbraio del 1943: bambini o appena adolescenti, hanno visto Cagliari devastata da una pioggia di oltre 500 bombe. Terrorizzati, molti cittadini si radunarono nei rifugi ricavati nelle cavità sotterranee del capoluogo. Fu quello il più drammatico dei giorni di febbraio in cui  morirono oltre un migliaio di persone e la città cadde in ginocchio sotto i colpi esplosivi degli aerei angloamericani.

Medeglia al valor militare Cittą di CagliariQuella tragica mattinata è stata rievocata durante  un incontro a Palazzo Siotto, nel cuore di Castello. Interventi appassionati, emozionanti ed emozionati, carichi di esperienze personali. Un appuntamento al quale non è mancato il Comune attraverso la partecipazione dell’Assessore Pierluigi Leo: “il 28 febbraio segnò di fatto la fine di Cagliari come capoluogo della Sardegna”, ricorda l’esponente della Giunta “Se ne andarono via tutti, accolti in altre zone dell’isola da popolazioni probabilmente ancora più povere dei cagliaritani”. Una fuga inevitabile da una distesa di macerie, il 75% degli edifici distrutto o inagibile, 30 mila senza tetto. Ma accadde il miracolo : “All’epoca, nonostante il fascismo, Cagliari aveva una classe politica dirigente di grande caratura,  che consentì di ricostruire una città più grande e bella di prima, rimboccandosi le maniche e senza piangersi addosso”. Il capoluogo si rialzò nonostante le profonde ferite. Ma non tutto è andato per il verso giusto: “Cagliari è cresciuta molto in fretta, spesso in maniera disorganica, utilizzando il proprio territorio talvolta più per favorire le speculazioni private che per gli interessi della collettività. Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti: la fuga di giovani dalla città, il forte degrado di aree e  strutture pubbliche fondamentali come lo stadio, l’Anfiteatro, la Necropoli di Tuvixeddu. La nostra è una delle più grandi città senza un Lungomare”. Un quadro non proprio roseo che suggerisce all’assessore un parallelismo tra quanto accaduto quasi 70 anni fa e l’attualità “Anche oggi viviamo un momento storico cruciale per la città. Cagliari deve avere il coraggio e la forza di ricominciare da capo per fare una città più bella e più sostenibile. E’ con questo spirito che la Giunta sta cercando di impostare progetti per migliorare la qualità della vita. Nel dopoguerra si è partiti da zero. Oggi abbiamo mezzi e conoscenze. Se ce l’hanno fatta loro, ce la possiamo fare anche noi”.

In attesa del futuro, intanto rimangono ancora aperte le ferite di una tragedia sulla quale il giudizio rimane sospeso perché “ doloroso e difficile”, come sottolinea Aldo Accardo ( docente di storia moderna all’Università di Cagliari e presidente della  Fondazione Siotto).   “I bombardamenti su Cagliari –spiega lo studioso-  sono una pagina d’orrore scritta dagli stessi che poi a loro volta per fortuna ci hanno aiutato a vincere l’orrore nazista, l’orrore della dittatura”. Accardo lancia un monito: “Abbiamo vissuto per 2 anni una guerra civile della quale ancora oggi si avvertono le fratture. Non bisogna coltivare il seme della faziosità.  Per dare un giudizio storico ci vuole serenità, rigore e studio”, un passaggio obbligato “per creare una coesione sociale più forte”.

Il buio e la luce, il silenzio e la musica sono gli altri protagonisti di quel tristemente famoso ’43. Il buio è quello delle cavità sotterranee, riparo per i sopravvissuti, raccontate dallo speleologo Marcello Polastri. Una vera e propria città sotto la città. La musica è invece quella  messa in sostanza a tacere  dagli attacchi aerei che distrussero il Teatro Civico, l’ unico palcoscenico sino ad allora rimasto in città dopo l’incendio che l’anno prima aveva ridotto in cenere il Politeama. Gli orchestrali, come molti altri residenti, abbandonarono la città. Ma, come ha raccontato alla platea la musicologa Myriam Quaquero, alcuni non si  arresero al silenzio (tra questi il musicista Oscar Crepas) e nel marzo del ’44 Cagliari fu nuovamente attraversata dalle note di un concerto. Un ideale inno sul ritorno alla vita della città.

Gli interventi al Palazzo Siotto sono stati coordinati da Giampiero Lallai (anche lui membro della Fondazione) che ha ricordato commosso la lettera (scritta su un foglio per avvolgere la pasta) con la quale la madre raccontò al marito, soldato al fronte,  quanto accaduto in quei giorni di 69 anni fa. Il documento, rinvenuto tra le lettere della donna, è stato trasformato da Lallai in un testo per una canzone (“su 43) accompagnata dalle immagini d’epoca del collezionista Sergio Orani in un video (presente anche su internet). 

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