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Nubifragio del 22 ottobre. Cavità sotterranee danneggiate a Cagliari

3 novembre 2008, 15:13
Gli speleologi del Gruppo speleo-archeologico Cavità Cagliaritane denunciano voragine e fango.

Cagliari. Il nubifragio che il 22 ottobre scorso ha colpito la nostra regione, con piogge fuori dalla norma, torna d’attualità perché ha creato un incredibile disastro
ai danni del nostro patrimonio speleologico-urbano, cioè alle monumentali cavità di Cagliari, che sono lontane da occhi indiscreti.

Tale disastro è stato scoperto dagli “addetti ai lavori”, cioè dagli speleologi urbani del GCC che hanno notato la comparsa di incredibili voragini, soprattutto sui colli di Sant’Avendrace, con conseguente intasamento di corsi d’acqua, il crollo di pareti e volte di cavità, danni notevoli ad acquedotti antichi e a gallerie lunghe chilometri, di notevole pregio ma oramai riempite dal fango che a breve si
solidificherà: un vero e proprio disastro.

Gli speleologi del Gruppo speleo-archeologico Cavità Cagliaritane denunciano così, alle fonti di informazione la presenza di una esemplare voragine che si è aperta a pochi giorni di distanza dal violento temporale del 22 Ottobre scorso, interessando il suolo e l’immediato sottosuolo di una porzione della necropoli fenicio-punica.

La scoperta è stata fatta oggi, durante una ricognizione speleologica coordinata dal presidente del G.C.C. Marcello Polastri a Tuvixeddu, dove gli esploratori – che operavano su invito della Circoscrizione di Sant’Avendrace per capire se a monte di Tuvixeddu si fosse rotto un bacino idrico, considerata la cascata d’acqua che ha allagato il viale Sant’Avendrace durante il nubifragio - hanno documentato l’esistenza di una voragine (simile a quella che la scorsa estate si è aperta in via Peschiera).

La voragine in questione, scoperta a Tuvixeddu ed esattamente a pochi metri dal viale Sant’Avendrace, è profonda 5 metri, larga una quindicina e si è aperta all'interno di un opificio industriale dell’ex cantiere Italcementi, quello che per intenderci avrebbe dovuto accogliere il museo archeologico del futuro parco naturalistico di Tuvixeddu.
Si segnala come anche altre porzioni di terreno, un poco ovunque, presentano profonde crepe e si teme il peggio.

E’ plausibile che la suddetta voragine si è aperta mentre le acque piovane, che il 22 u.s. – scorrendo a monte sulla necropoli collinare di Tuvixeddu - si sono riversate a valle, allagando il fondo del vecchio opificio industriale dove un tempo si estraeva il
calcare, ed hanno caratterizzato l’impressionante smottamento. Non è tutto: il vero disastro è avvenuto sottoterra, dove i nostri speleologi hanno realizzato una copiosa documentazione fotografica. Si evince che il cedimento della pavimentazione dell’ex cantiere Italcementi, ha riversato sottoterra una vera e propria cascata, con tonnellate e tonnellate di terra fangosa, rifiuti, ed anche resti di reperti archeologici e ruderi in cemento. In sintesi l’acqua, scorrendo tra tombe antiche e sepolcri, si è portata giù dal canyon di Tuvixeddu e da un settore della necropoli, tutto quel che ha incontrato nel suo tragitto. Di conseguenza, i chilometri di gallerie che fino all’altro ieri erano “pulite”, si mostrano intasate da una poltiglia fangosa, alta circa un metro: un vero e proprio disastro lontano da occhi indiscreti, che ha alimentato anche l’antico acquedotto romano intagliato nella roccia, da decenni oggetto di studi del GCC.

Si segnala come questo il “fiume in piena” abbattutosi sul colle Tuvixeddu, ha interessato in primis le gallerie superiori di una vecchia cava, riversandosi anche sulla volta della Grotta della Vipera e nell’adiacente scalinata di Vico II Sant’Avendrace, danneggiando autorimesse, scantinati e i piani bassi di parecchie abitazioni.

I danni sono ingenti ed è stata una fortuna che in quei momenti, sia nel sottosuolo che nei pressi dello “sfocio” di dette acque, non si trovassero persone. Ora, gli esperti del G.C.C., su invito del Presidente della Circoscrizione di Sant’Avendrace Antonio Puddu, preparano una dettagliata relazione tecnica corredata di immagini che verrà inviata, nei prossimi giorni, al Comune di Cagliari, alla Protezione civile e alla Soprintendenza Archeologica.

La speranza è quella che questi siti possano esser messi in sicurezza e liberati
dalle terre. Siamo infatti certi che il corso delle acque sotterranee è stato intasato dalle tonnellate di fango e rifiuti.
“Le cause – secondo il Presidente del GCC – sono prevedibili: le acque sotterranee, fino all’altro ieri pulite e oggi intasate da tonnellate di fango, seguiranno altre vie oramai non più naturali, con dannose conseguenze per strade e palazzi. Mettiamo così a disposizione la nostra esperienza e competenza in materia per porre fine a questo disastro i cui effetti non tarderanno a farsi vivi”.

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