Discorso del Sindaco Emilio Floris
4 Novembre 2008 - Cagliari
Signore e signori, autorità presenti,
Mi sento davvero onorato di poter partecipare a questa cerimonia che celebra, con rinnovata solennità, un momento particolarmente significativo ed importante della storia d’Italia come la vittoria nella prima guerra mondiale, per noi l’ultima di indipendenza.
Significativo perchè quel grande evento, al di la del suo valore militare, rappresentava la realizzazione del sogno risorgimentale tanto a lungo vagheggiato e inseguito da migliaia e migliaia di uomini e donne di quelle generazioni: l’Unità d’Italia.
Uomini che, proprio per dar corpo a quell’ideale, risposero con slancio alla chiamata alle armi e in gran numero partirono, addirittura volontari, battendosi con grandissimo coraggio e spirito di sacrificio in una guerra tra le più sanguinose che la storia ricordi e che non esitarono a versare il proprio sangue per difendere i confini di quella che con orgoglio oggi possiamo chiamare Patria.
All’avverarsi di questo grande sogno la nostra Sardegna ha dato un rilevante contributo proprio nel momento più difficile di quegli avvenimenti quando pareva che tutto potesse essere perduto.
Un contributo di valore, di abnegazione, di dedizione alla causa, ma purtroppo anche di sangue. Le gesta dei nostri “dimonios”, che al grido di Forza Paris riuscivano ad arginare e respingere gli attacchi nemici per poi travolgerli e costringerli alla resa, fanno parte ormai di una storia gloriosa, quasi mitica.
Tanto sangue versato lontano dalla nostra Isola, tanti caduti dei quali, a distanza di quasi un secolo, conserviamo, con fierezza, ancora il ricordo nelle lapidi che elencano i loro nomi nelle chiese, nei monumenti ad essi dedicati, nelle piazze, nei cimiteri delle nostre città e dei nostri paesi, nei nostri pensieri.
Un ricordo che tutt’ora ci rattrista, nella consapevolezza del dolore che il sacrificio di tante giovani vite ha arrecato a migliaia di famiglie. Un ricordo che al tempo stesso ci fa rivolgere un pensiero di orgoglio e gratitudine a questi martiri, ma anche un monito a noi che oggi nel celebrare l’avvenimento conclusivo di una guerra, vogliamo con ancora maggiore convinzione cercare la pace.
La celebrazione del Quattro Novembre oggi ha questo messaggio di attualità: un tributo di reverente omaggio a quei caduti, l’occasione per testimoniare una riconoscenza ed una ammirazione che resistono allo scorrere degli anni, un impegno per la costruzione e la difesa della pace.
E in questo senso ancor prima che una Festa delle Forze Armate, alle quali gli italiani rinnovano in questa occasione l’espressione del più sincero e convinto apprezzamento per il generoso impegno e la capacità professionale di cui tuttora danno prova come sentinelle della pace in tanti punti di crisi, il Quattro Novembre rappresenta una festa del Popolo Italiano.
Rivolgiamo un sentito grazie ai tanti giovani che pur in uno scenario internazionale completamente diverso, manifestano lo stesso senso del dovere e di solidarietà dimostrato dai nostri progenitori che difendevano i confini nazionali. Ad essi vogliamo offrire un doveroso riconoscimento e manifestare la nostra gratitudine per l’apporto che continuano a dare alla causa della pace.
Proprio l’incontro tra le Forze Armate e la cittadinanza, che questa festa favorisce oggi in tutta Italia esalta il più ampio e profondo significato di questa ricorrenza.
La celebrazione dell’Unità Nazionale.
Un traguardo raggiunto, non c’è dubbio, con la vittoria di 90 anni fa, ma consolidato e rafforzato nel corso degli anni e con l’avvento di nuove generazioni che hanno raggiunto altre e altrettanto significative conquiste, come la Costituzione Repubblicana di cui quest’anno ricorre il sessant’esimo anniversario dalla sua promulgazione ed entrata in vigore e, nella nostra terra di Sardegna, la promulgazione dello Statuto Autonomistico che ha visto riconoscere le ragioni di un popolo, quello sardo, che spesso in silenzio, con devozione e dedizione alla patria, ha costituito uno dei nuclei portanti dello Stato Italiano, prima Regno e poi Repubblica.
Oggi la caduta dei confini tradizionali, il processo di globalizzazione di un mondo in continuo e veloce cambiamento ha portato anche nel campo della difesa e del ruolo delle nostre Forze Armate, profondi cambiamenti e un nuovo modo di intendere il nostro impegno a difesa della pace.
L’Italia oggi è una paladina della Pace. Le missioni delle nostre Forze armate all’estero, l’impegno di uomini e donne in divisa che lavorano per garantire sicurezza e solidarietà alle comunità locali e creare condizioni primarie perché popoli un tempo considerati ai margini dello sviluppo e del mondo possano invece essere protagonisti del loro avvenire, rappresenta la nuova frontiera della pace.
Non più la difesa dei confini territoriali della nostra Patria ma quella di valori e principi di libertà.
Valori e principi che ispirano il nostro operare giornaliero, di cittadini, di soldati, di amministratori.
Valori che trovano conferma nell’operato delle Forze Armate chiamate anche a ruoli di Protezione Civile in occasione degli eventi calamitosi che periodicamente, è cronaca attuale dei giorni nostri, con sacrificio e abnegazione si prodigano nel sostegno alla popolazione civile colpita da nubifragi, alluvioni, terremoti.
Un sentito grazie per questo impegno, un ringraziamento di tutta la Città di Cagliari che qui mi onoro di rappresentare.
Un grazie per il senso di protezione non solo militare, ma anche civile che gli uomini che dedicano la propria vita al servizio militare garantiscono nei confronti del nostro Popolo.
Novant’anni fa i nostri soldati delineavano i confini geografici di uno Stato.
Oggi noi costruiamo quelli di un popolo e dei suoi ideali di Pace e Libertà.
Perché il sacrificio e il sangue versato da quei martiri nelle trincee non sia stato vano.
Viva la Repubblica, viva l’Italia.
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