Eventi

La storia a strati del quartiere Marina

Autore: Alessandro Solinas,
26 novembre 2010, 08:19
Una Conferenza per raccontare il passato riemerso del rione cagliaritano.

Chi voleva conoscere in profondità il passato per secoli nascosto di uno dei rioni storici cagliaritani è stato accontentato. Lucia Mura e Mauro Dadea, archeologi e relatori della conferenza” “Ricostruzione di un contesto urbano pluristratificato: il quartiere Marina di Cagliari”, hanno conquistato il pubblico presente nella sala consiliare del Comune di Cagliari, ripercorrendo la storia del capoluogo attraverso le tracce sovrapposte nel sottosuolo. L’evento, organizzato dall’Associazione Amici di Sardegna, rientra tra le iniziative del progetto “Conoscere per essere”, realizzato con la collaborazione del Comune di Cagliari e il contributo dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione. “Molti sardi non conoscono le proprie città, i propri paesi “, ha esordito Roberto Copparoni, Presidente dell’Associazione e coordinatore degli interventi. ”E’ un limite che cerchiamo di superare con questo piano di conferenze, escursioni, visite guidate, mostre e laboratori didattici “.

Le immagini della storia di Marina in età antica, dal Tardo Punico al periodo medievale, sono state illustrate da Lucia Mura: “La forma attuale del quartiere, ortogonale e squadrata, risale al periodo catalano-aragonese. Cagliari, però, ha vissuto delle dinamiche insediative differenti sin dalla sua fondazione in età fenicio punica”. Il racconto dell’archeologa si incammina lungo i segni riportati alla luce di reperti e strutture, ognuna destinata a diverso uso(abitativo, funerario, di culto e di attività a carattere economico).

Mauro Dadea ha ricordato gli aneddoti della scoperta della cripta sotto la Chiesa del Santo Sepolcro di Cagliari all’inizio degli anni 90: “un’impresa archeologica che mi ha tenuto impegnato per tre anni. Uno scavo che ha avuto inizio casualmente nel gennaio del 1992 quando la chiesa, dopo 20 anni di abbandono, fu sottoposta a dei restauri a causa di infiltrazioni di umidità”. Per correre ai ripari fu rimosso l’antico pavimento ottocentesco sotto il quale si trovava il battuto di allettamento in calce che a sua volta celava, all’insaputa generale, un’ ampio ambiente sotterraneo, scoperto fortuitamente quando la gamba di un operaio rimase intrappolata in un foro. “Si trattava di un foro praticato nella volta di questo ambiente per poter costruire il cosiddetto sacrario, un pozzetto all’interno del quale le chiese parrocchiali buttavano gli oggetti sacri in disuso” . Praticato un accesso al misterioso sotterraneo, Dadea e i collaboratori si ritrovano di fronte ad un luogo riempito di terra ed ammasso di ossa umane, appartenute, secondo un calcolo, a circa 4800 individui. Quella del Santo Sepolcro ha costituito la più grande area funeraria cittadina prima della costruzione del Cimitero di Bonaria nel 1828.

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