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Mostra “Coroneo, l’opera di due sorelle artiste-artigiane”

11 novembre 2009, 12:10
Palazzo Regio a Cagliari dal 21 novembre al 16 dicembre 2009. Inaugurazione sabato 21 ore 17 in Piazza Palazzo con Vittorio Sgarbi.

Parte 3 di 4

 Biografia delle sorelle Coroneo

1896
Nasce a Cagliari Giuseppina, due anni dopo, nel 1898 nasce Albina, rispettivamente prima e secondogenita di un nucleo familiare composto da sei figli: quattro sorelle e due fratelli. Il padre Attilio conduce un negozietto di “chincaglierie, mercerie varie e articoli di moda” nella centrale Via Mazzini e si diletta nelle ore libere a accomodare bambole in una stanzetta della casa chiamata “Ospedale della Bambole” . La famiglia vive nel centro di Cagliari, prima in Via Corte d’Appello, nel quartiere Castello, in seguito si trasferisce nel popolare quartiere della Marina, in Via Baylle 39, nei pressi del vecchio mercato civico.

1914/1916
Giuseppina ottiene il diploma all’Istituto Tecnico; Albina consegue il diploma Magistrale. Entrambe terminano regolarmente un corso di studi superiori nel quale non ricevono alcuna formazione artistica.

1918/1919
Albina esegue alcuni figurini di moda, disegni a china acquerellata come modelli per abiti e cappelli che invia alla rivista milanese Mani di fata.

1921
Giuseppina illustra una pagina dedicata alla Pasqua per la rivista romana Tutto pubblicata nel numero del 27 marzo 1921. Gli stravaganti motivi decorativi ricordano lo stile grafico dell’illustratore ligure Antonio Rubino. Nel mese di agosto esce sulla stessa rivista la novella “Il ritorno di Murisku”, con testi e disegni firmati Giuseppina Coronèo.

1929
Giuseppina illustra con la tecnica del collage e illustrazioni al tratto la novella “La madre” e l’articolo “Su fastiggiu”, scritti da Dina Azzolina, pubblicati sulla rivista Mediterranea, rispettivamente nei numeri di aprile e luglio. Lo stile di questi disegni richiama l’inconfondibile gusto Déco che caratterizzava la modernità delle copertine e delle illustrazioni de Il giornalino della Domenica. In maggio partecipano a Cagliari alla I Mostra dell’Artigianato Sardo “Primavera Sarda”, esponendo pupazzi, collage in panno e ricami.

1930
Espongono alcuni lavori a Cagliari alla II Mostra Regionale dell’Artigianato nella sezione “Cuscini e Ricami”.

1931
Partecipano a Cagliari alla “Fiera della bambola in costume sardo”, esponendo pupazzi interamente di stoffa, vestiti con gli abiti tradizionali sardi. Sono presenti a quest’esposizione anche artisti noti come Anfossi e Tavolara, con i celebri pupazzi recentemente premiati alla Mostra Internazionale del Giocattolo di Parigi.

1936
Espongono a Cagliari alla V Mostra Artigiana. Nella prima sala della mostra i lavori delle Coronèo sono presentati accanto a quelli di Ciusa, Ciuffo, Tavolara, Pisano, Bertelli, Pes. In ottobre Ubaldo Badas scrive alle sorelle Coronèo informandole che Nicola Valle le avrebbe visitate per raccogliere un’intervista da pubblicare sulla rivista Mediterranea e le esorta a mostrare al giornalista alcuni tra i lavori più recenti.

1937
Partecipano alla VII Mostra Mercato di Firenze con oggetti ricordo ispirati alla tradizione sarda ripresi sul numero di settembre di Domus.

1938
Nel volume Incontri di Nicola Valle, libro che raccoglie gli scritti e le interviste già pubblicate sulla rivista Mediterranea, dedicati a scrittori, musicisti ed artisti, viene pubblicato un capitolo intitolato: “Coronèo”. L’autore segnala ai lettori un’attività artistica ancora poco nota e presenta «due artiste gentili ed oscure, che nella loro esistenza modesta provano un ostinato piacere a circondarsi di silenzio». Giuseppe Biasi visita le sorelle Coronèo, soffermandosi nel loro appartamento della Marina a Cagliari, comprendendo – come dichiarò a Nicola Valle – quali fossero i loro maestri, la loro fonte d’ispirazione: la gente e la strada.

1939
In aprile espongono a Firenze alla IX Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato. Tra i temi proposti agli espositori c’erano “Le avventure di Pinocchio”, le sorelle Coronèo presentano un “teatrino”, la cui riproduzione fotografica è pubblicata nel numero di luglio della rivista Domus, insieme a una Madonnina con bambino realizzata in legno e raffia. La loro partecipazione accompagna, ancora una volta, quella di Eugenio Tavolara che riceve un premio proponendo una composizione impegnativa composta da una trentina di pezzi, intitolata Storia di Pinocchio. In giugno partecipano a Cagliari alla X Mostra interprovinciale d’arte. Nel comitato esecutivo sono presenti Filippo Figari, Giovanni Ciusa Romagna, Gavino Tilocca, Cesare Cabras, Eugenio Tavolara. Le Coronèo presentano pupazzi in stoffa «signorilmente atteggiati e disposti» presentati accanto alle opere di Eugenio Tavolara che espone I miliziani (legno e stoffa). A fine agosto espongono a Sassari alla VI Mostra dell’Artigianato e delle piccole industrie della Sardegna. L’arredamento dei locali e la presentazione artistica dei prodotti, sono opera del delegato dell’E.N.A.P.I. per la Sardegna, Ubaldo Badas. I lavori delle sorelle Coronèo consistono in «espressivi pupazzi in stoffa ed altri lavori». Vengono esposti nella seconda sezione della Mostra dedicata alle piccole industrie artistiche, ancora una volta accanto ai pupazzi di Eugenio Tavolara.

1940
Espongono alla Mostra Mercato di Firenze un interessante processione di pupazzi di stoffa e dei piccoli salvagente portafortuna le cui immagini vengono riprese dalla rivista Domus nel numero di settembre. Partecipano alla VII Triennale di Milano nella sezione E.N.A.P.I., curata per la Sardegna da Ubaldo Badas. esponendo diversi pupazzi in stoffa. La partecipazione alla rassegna milanese segna il culmine del successo delle artiste cagliaritane, che ricevono elogi anche dalla stampa nazionale a firma di Ugo Ojetti e Maria Accascina. L’esposizione viene chiusa anticipatamente, a causa degli eventi bellici.

1941
Esce sul numero di maggio di Domus un articolo di Carlo A. Felice intitolato “Il problema commerciale dell’artigianato”, corredato dalla riproduzione fotografica di alcuni uccelli decorativi realizzati in stoffa e paglia dalle sorelle Coronèo su disegno dell’artista-ceramista Nino Strada.

1943
La guerra irrompe su Cagliari, la città resterà distrutta dai bombardamenti in maniera pesantissima. La famiglia Coronèo è costretta a sfollare, la loro casa nel quartiere Marina risulterà saccheggiata.

1946
Giò Ponti firma sulla rivista Stile un articolo intitolato “Dove sono le sorelle Coronèo?” Che comincia così: «Dove sono? Come stanno? Chiamandole, perché ricordiamo le loro piccole cose squisite e drammatiche, che esponemmo alla Triennale, è come se chiamassimo tutti gli artigiani artisti d’Italia. Dove siete? Come state? Siete tutti vivi? Così vi gridiamo perchè vi abbiamo amati». L’articolo è corredato da quattro grandi riproduzioni fotografiche di opere esposte alla VII Triennale: Il cieco e il paralitico, Lo spazzino, L’erede, Continuità della vita. Gli Amici del Libro di Cagliari, pubblicano l’Almanacco letterario ed artistico della Sardegna, in cui la sezione “Le Arti” a cura di Eugenio Tavolara, cita tra i nomi che hanno conquistato buona rinomanza nel campo dell’arte decorativa isolana le sorelle Coronèo, «due sorelle creatrici di un’arte portentosa ed umana». La loro presenza in questo scarno elenco è accompagnata dai nomi di Costantino Nivola, Salvatore Fancello, Giovanni Pintori, Nino Siglienti, Primo Sinòpico, Ubaldo Badas, Tarquinio Sini e Tosino Anfossi. In settembre la rivista Il Convegno, diretta da Nicola Valle, raccoglie un’intervista con le sorelle Coronèo. L’intervista è completata da una riproduzione fotografica de Il cieco e il paralitico, opera esposta alla VII Triennale nel 1940. In questo colloquio si chiarisce un tema che sarà più evidente negli anni futuri, la loro produzione subisce un brusco calo durante gli anni Quaranta, specialmente dopo la guerra, fino ad esaurirsi del tutto tra le mura del negozietto d’antiquariato che apriranno a Cagliari dagli anni Sessanta.

1948
La Camera di Commercio di Sassari incarica Eugenio Tavolara di segnalare i lavori d’artigianato locale meritevoli d’esser inviati alla Fiera di Milano e alla Mostra del Centenario (1848-1948) a Torino. Nel ristretto elenco compaiono per la provincia di Cagliari i pupazzi delle sorelle Coronèo.

1951
Una serie di “pupazzetti in panno” vengono esposti alla IX Triennale di Milano nella sezione E.N.A.P.I. Sulla rivista Il Ponte, nel numero di settembre/ottobre, esce un articolo intitolato “Arte popolare e Artigianato” firmato da Eugenio Tavolara nel quale si tratteggia la situazione degli artigiani nell’isola. Nel sostenere la nascita di un artigianato artistico individuale, cita tra gli altri, Francesco Ciusa, i fratelli Melis, Salvatore Fancello, Nino Siglienti, le sorelle Coronèo «con le loro tragiche e umane figurine di stoffa», e ancora Tosino Anfossi, Ubaldo Badas, Maria Serra, Edina Altara, Enrico Clemente, Giuseppe Silecchia e sottolinea la frattura tra arte e artigianato affermando che gli artisti sardi, scomparsi Anfossi, Ciusa, Fancello e Siglienti, sembrino disinteressarsi sempre più alle attività artigiane.

1954
Partecipano a Milano alla X Triennale delle arti decorative. Il catalogo riporta la presenza delle sorelle Coronèo, sotto l’attività Giocattoli, nella mostra dell’E.N.A.P.I. Espongono una straordinaria scena corale, un gruppo di quattro figure in un momento di vita semplice. Una rappresentazione che si impone per la qualità dei singoli pezzi e per l’invenzione scenica generale.

1956
Partecipano a Sassari, alla I Mostra dell’Artigianato Sardo. Negli spazi del lussuoso Padiglione progettato da Ubaldo Badas, inaugurato in quest’occasione e destinato dalla Regione ad ospitare le rassegne artigiane, si apre una mostra d’alto livello, rilevato anche dalla stampa specializzata e da riviste autorevoli come Domus. L’anno successivo, 1957, la Regione affida ad un apposito ente, l’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano) il compito di organizzare la rassegna e curare lo sviluppo della produzione e del mercato artigiano. L’ente sarà diretto da Ubaldo Badas ed Eugenio Tavolara. Le sorelle Coronèo non parteciperanno alle successive Mostre dell’Artigianato organizzate dall’ISOLA a Sassari ma i loro pupazzi rimarranno per anni il termine di paragone per giudicare i lavori di altri artigiani (Baingiu Idini, Clara Fancello Clemente, Maria Lai) che si misurano nello stesso campo.

1959
Partecipano a Firenze alla XXIII Mostra mercato Internazionale dell’Artigianato, presentando i loro lavori accanto ai tappeti di Nule e di Dorgali, cestini di Castelsardo, ceramiche oristanesi, scialli ricamati a Oliena, maschere del carnevale di Mamoiada e Ottana. Nella stessa rassegna, nella sala delle Nazioni, sono presenti Gavino Tilocca con una scultura in ceramica e Maria Lai con due pupazzi in tela di sacco. Vittorino Fiori nel commentare su La Nuova Sardegna i pupazzi di un artigiano sassarese, alla IV Mostra dell’artigianato sardo dell’I.S.O.L.A. (1959), afferma: «Personaggi la cui carica espressiva è impressionante come quella non ancora dimenticata delle figurine delle sorelle Coronèo».

Anni ’60
Si trasferiscono a vivere nel Corso Vittorio Emanuele II al n. 117, nel signorile Palazzo Vadilonga, a Cagliari, poco distante dall’attività commerciale che il fratello Gerolamo apre con la liquidazione del lavoro d’impiegato in banca, il negozio d’antiquariato La Barcaccia al civico 103, rimasto in attività sino alla fine degli anni Ottanta. Le sorelle Coronèo, supportate dal fratello Gerolamo che si occupava dell’acquisto della merce, vi lavorano insieme fino alla morte di Giuseppina, avvenuta nel febbraio 1978, trattando soprattutto oggetti legati alla Sardegna: libri, stampe, carte geografiche, argenti e ori del costume sardo, dipinti e arte sacra, cassapanche e arredi vari, connotando ben presto il negozio come un luogo d’incontro frequentato da intellettuali, appassionati antiquari e amici. Isolata tra le mura del negozio, Giuseppina continua a creare con molta passione e una smisurata riservatezza, pupazzi in stoffa, oggetti d’arredamento, biglietti e pergamene augurali come dono per gli amici oppure esposte senza interesse alla vendita.

1963
Nel volume Sardegna, un popolo, una terra, Eugenio Tavolara firma il capitolo dedicato all’Arte antica e moderna, e nel panorama delle arti minori, afferma che dal 1925 al 1940 si svolge la prima fase del risveglio dell’artigianato artistico isolano, per merito di artisti quali Salvatore Fancello, Tosino Anfossi, Nino Siglienti, Giovanni Pintori e le sorelle Coronèo.

1976
Il volume 50 anni di arte decorativa e artigianato in Italia a cura di Paola Frattani e Roberto Badas, edizioni ENAPI, riporta due riproduzioni fotografiche a tutta pagina con la didascalia: «Figure in cartapesta dipinta esposte alla VII e X Triennale delle Arti Decorative a Milano, disegnate ed eseguite dalle sorelle Coronèo di Cagliari».

1978
Nel mese di febbraio muore a 82 anni Giuseppina Coronèo. Nicola Valle scrive per ricordarla su L’Unione SardaÈ scomparsa – o meglio, si è dileguata – senza farsi notare, senza il consueto seguito dei convenzionali compianti e degli occasionali panegirici; come fosse stata inghiottita da quell’ombra e dal quel silenzio, in cui da viva, aveva preferito trascorrere le sue giornate, quasi adagiandovisi, senza disdegno o ribellione verso il mondo circostante, che pareva offrirle solo immagini di squallore e di sofferenza da redimere socialmente e moralmente. Osservandole e ripensandole con una intensità che è prerogativa dei più dotati, queste immagini si traducevano in opere singolari, a mezza strada tra la pittura e la scultura, tra la deformazione e la trasfigurazione, tra la protesta ed il compatimento. Sentimenti, che – tutti – emergono dalle figurine (il diminutivo si riferisce solo al formato, alle dimensioni) da lei donate ai pochi amici ed ammiratori, ed a quanti lei considerava tali. E poteva giudicarli con quella capacità di discernimento che le derivava dall’intelligenza e dalla sensibilità che le si poteva leggere a prima vista negli occhi e nel lento volgere dello sguardo penetrante». A Cagliari, nel mese di marzo, gli Amici del Libro organizzano una Mostra retrospettiva in memoria di Giuseppina Coronèo. Un gruppo di pittori: Delitala, Fantini, Fois, Palazzi, Cabras-Brundo, Pisano, Sulas, Badas, Sassu, accoglie l’invito dell’Associazione e presenta in mostra, «un’opera propria che valga a confermare l’alta stima ed il generale rimpianto, per la scomparsa della compianta figurinista». Vengono raccolte faticosamente, con la collaborazione degli amici che conservano quel poco che è rimasto di tante opere disperse, 36 opere, soprattutto pupazzi, figurine in stoffa e due collages. La rivista dell’associazione, Il Convegno, dedica il numero di luglio-agosto a Giuseppina Coronèo, realizzando un catalogo della mostra. È questo l’elenco più completo mai pubblicato delle opere dell’artista, arricchito da 25 riproduzioni fotografiche in bianco e nero.

1987
Esce il volume Persone e Personaggi, nel quale Nicola Valle traccia un profilo suggestivo ed appassionato di Giuseppina e descrive minuziosamente i suoi lavori in un brano intitolato: “Giuseppina Coronèo, Una grande forza creatrice che si esprimeva coi mezzi più umili e inconsueti”. Viene definitivamente chiusa La Barcaccia, la bottega antiquaria della famiglia Coronèo nel Corso Vittorio Emanuele 103 a Cagliari.

1994
Muore all’età di 96 anni Albina Coròneo.

2005
A Cagliari, la commissione Pari Opportunità organizza la mostra di artigianato artistico “Donne Artigiane”, intitolata alle sorelle Coronèo. In questa occasione si avvia il primo studio sistematico sul loro lavoro.

2006
Anche a seguito del forte interesse del critico d’arte Vittorio Sgarbi, la Libera Associazione Culturale Arteficio di Cagliari raccoglie una serie di opere da collezioni private e organizza presso la Sala dei Matrimoni del Palazzo Civico una esposizione monografica intitolata “Le sorelle Coronèo”. La Mostra espone una parte della produzione d’artigianato artistico delle sorelle Coronèo, mettendo in rilievo le loro capacità creative e manuali. La nipote Maristella Gulli scrive nella breve nota di presentazione: «Giuseppina e Albina Coronèo nacquero a Cagliari, la prima nel 1896 e la seconda nel 1898. Due personalità dissimili e, ciononostante (o forse proprio per questo), due persone che si complementavano a vicenda e che vissero sempre, fino alla scomparsa di Giuseppina nel 1978, in una straordinaria simbiosi. Entrambe con un diploma di scuola media superiore (fatto piuttosto inconsueto per l’epoca) non intrapresero la via dell’insegnamento, ma scelsero sempre e comunque di esprimersi attraverso la loro creatività e il loro ingegno. Moderne, innovative e poliedriche, produssero modelli e disegni per ricami, collages in tessuto, panno lenci e carta, arazzi, cuscini, figure in panno ma anche caricature per amici e parenti».

2007
Nell’esposizione “L’arte delle donne”, tenutasi al Palazzo Reale di Milano, sono presenti due opere firmate Coronèo. Il catalogo della mostra presenta uno scritto di Vittorio Sgarbi, “Ritratto dell’artista come donna”, in cui il critico rimarca: «In nessun artista, questo piacere educato, questa sublimazione della decorazione, questo rifiuto per il mito dell’artista come ribelle, mi sono apparsi più ricercati e compiuti che nell’impresa delle sorelle Coronèo, chiuse in una bottega di Cagliari a tagliare e a cucire per comporre quadri di stoffa e anche di carta, di implacabile precisione. Impossibile non amarne il gusto per gli orli, per le rifiniture. Arte povera, ma di una povertà amata, più preziosa della ricchezza».
Il catalogo riporta le riproduzioni fotografiche delle opere esposte, due collages in stoffa degli anni Trenta: Bambina con cactus e Bambina con galletto.
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