Il crogiuolo e il Teatro del Sottosuolo organizzano a Cagliari, dal 27 al 29 luglio presso il Teatro Sant'Eulalia, un laboratorio su "I Lnguaggi Teatrali: gli aspetti teatrali del linguaggio poetico della Divina Commedia di Dante" tenuto da Lucilla Giagnoni.
Chiunque fosse interessato a partecipare o per avere ulteriori informazioni al riguardo è pregato di contattare la nostra segreteria ai seguenti numeri 070 663288 / 070 657276 in orari d'ufficio o per via e-mail a ilcrogiuolo@gmail.com.
PREMESSA
La parola dantesca sembra fatta apposta per essere letta ad alta voce; nel momento in cui viene condivisa da una comunità in ascolto, il pubblico di un teatro, una classe, un gruppo di amici, trova un nuovo senso: il corpo di colui che la pronuncia gli regala la fisicità propria di un atto teatrale.
Dante è un poeta che ci è famigliare, ci sono canti che sono frequentati come arie di un melodramma, terzine che risuonano nella nostra memoria da sempre, che fanno parte delle discussioni scolastiche, che ci piace citare e ricordare.
Dietro allo studio della metrica e delle figure retoriche, dei personaggi e delle loro storie, nella Divina Commedia ci sono contenuti che non possono lasciare indifferenti.
Mia nonna Bianca ha compiuto centotre anni il 7 marzo scorso e ancora sta benissimo di salute. (Spero di allungarle la vita, dicendo questo). E’ toscana e come molti vecchi della sua terra e della sua epoca, conosce interi passi della Divina Commedia a memoria. E’ una donna che ha fatto solo la seconda elementare, giusto il tempo di imparare a scrivere con buona calligrafia e a leggere, non a mente ma a voce alta: per tutta la vita l’ho sentita “ruminare” le parole dei giornali, nello stesso modo in cui sciorinava la litania del rosario.
La sua infanzia l’ha passata guardando le pecore. Mi ha tirata su così: a Divina Commedia a memoria e preghiere, entrambi senza spiegazioni.
Per questo la Divina Commedia mi ha ispirato due spettacoli: Vergine madre, un percorso per voce sola femminile dall’inferno al paradiso, e Disco inferno, un viaggio all’inferno per un’attrice e un dj, Alessio Bertallot, cinque tappe di un pellegrinaggio nel mezzo del cammin di nostra vita a partire dal grido dell’Apocalisse di San Giovanni. Due spettacoli che raggiungono e coinvolgono pubblici diversi: dagli abituali frequentatori dei teatri, ai ragazzi delle discoteche, che per un’ora si fermano ad ascoltare Dante. E si stupiscono della sua bellezza: sembra un miracolo!
CONTENUTI
La Divina Commedia è la narrazione più nota, più condivisa nella nostra cultura, da letterati e gente del popolo.
E’ il racconto di uomo nel mezzo del cammino di sua vita che si trova in una selva molto oscura e cerca la via della salvezza. Sentendo che l’Apocalisse, la fine della Storia è vicina.
E’ il viaggio di un uomo, di un solo uomo, verso Dio. Giù negli inferi e poi su, verso la luce delle stelle.
Un viaggio di andata e ritorno. Per portare il racconto di Dio fra gli uomini.
“Io l’ho visto, io ho visto Dio, l’ho riconosciuto, l’ho conosciuto e adesso ve lo racconto” ci dice il narratore. Questo atto narrativo segna però la fine di un’epoca.
Da questo momento nulla può essere più come prima, si apre la strada a tutti quegli io che vogliono dire “io”, che vogliono raccontare a modo loro il proprio dio.
La Storia, con quest’opera, segna un traguardo: si chiude il Medio Evo e si aprono le porte alla Modernità.
Non è solo una questione di contenuti, d’immaginario e di potenza narrativa.
E’ soprattutto una questione di lingua, di suono, di ritmo e di forma poetica.
Il più naturale dei versi, l’endecasillabo, il più “organico” degli andamenti, la terzina che si risolve nella strofa.
Il percorso del laboratorio sarà affrontare la Divina Commedia, di cui forse tutto ormai è già stato detto, come materiale vivo da interpretare, da “dire a voce alta” come facevano gli antichi, da “incorporare”, metterselo nel corpo.
Il nostro compito sarà analizzare il testo a partire dalla lingua e dalle regole della metrica per dargli voce, magari studiando passi che sicuramente ci sono già noti.
E’ il lavoro dello studioso che si fa attore, colui che deve agire il testo, per diventare quell’”io” che vede, racconta e viaggia, riappropriandosi di quella materia che, senza timori reverenziali, ma comunque con una certa sacralità, mia nonna cantando faceva sua e me la trasmetteva contribuendo a tenere vivo il filo che lega le generazioni alla loro storia nella cultura dell’ “oralità”.
Tutti, sono sicura, hanno avuto un professore o una professoressa “fanatici” della divina Commedia. Qualcuno ce la fatta amare, passando la loro passione, qualcuno ce l’ha fatta odiare. Difficile, credo, l’indifferenza.
PROGRAMMA
• Scelta dei brani
• Analisi e lettura del testo
• Creazione di narrazioni intorno al testo dantesco
• Lettura a voce alta
• Esercizi sul suono e sul canto individuali e corali
• Individuazione degli elementi teatrali nell’opera
• Prove di messa in scena di un Oratorio sulla Divina Commedia
MODALITA’ DI ATTUAZIONE
Il lavoro si svolgerà a partire da la Divina Commedia di Dante.
Chiedo a chi si voglia iscrivere al laboratorio di avere semplicemente presenti, non chiedo di più, anche solo come ricordo scolastico, alcuni canti d’elezione.
Il lavoro consisterà nell’analizzare il testo attraverso gli aspetti che riguardano soprattutto il lavoro dell’attore: il suono, la sua qualità, il ritmo, l’energia, l’ascolto.
A partire dai canti scelti dal gruppo elaboreremo delle piccole narrazioni scaturite dall’analisi del testo dantesco.
Ed infine affronteremo, nella forma elementare del coro, le possibilità di agire il materiale prodotto, dai racconti, ai canti della Divina commedia: non si potrà definire una propria messa in scena, quanto un “oratorio”. Un lab-oratorio.
Nessun commento