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Commercio e turismo, un 2014 all’insegna della crisi

22 dicembre 2014, 11:31
Piana: “Puntiamo su innovazione e formazione”

Per il commercio e il turismo, il 2014 è stato un altro anno all’insegna della crisi. Secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, nei due settori – tra il 1° gennaio e il 20 dicembre – in Italia hanno chiuso 91.975 imprese, a fronte di 56.677 nuove aperture, per un saldo finale negativo di 35.298 attività. E le imprese che aprono hanno una vita sempre più breve: la percentuale di quelle che cessano l’attività dopo 3 anni ha ormai superato il 40%, mentre nel 2000 la soglia era sotto il 30%. In Sardegna, il saldo negativo complessivo (commercio al dettaglio più turismo) è di 1.105: 762 chiusure nel primo settore e 343 nel secondo (vedere schede 1, 2 e 3).

Commercio

“Durante il 2014 – spiega Gian Battista Piana, direttore regionale della Confesercenti Sardegna – abbiamo assistito al proseguimento del trend negativo. A trascinare in rosso il bilancio è il commercio al dettaglio in sede fissa, in profonda sofferenza: durante l’anno, infatti, le chiusure (1.531) sono state più del doppio rispetto alle aperture (619). Positivo, invece il saldo delle imprese su area pubblica: banchi e bancarelle registrano un incremento di 151 attività, aperte per lo più da stranieri. Pressoché invariata la presenza delle attività che esercitano la vendita al di fuori di banchi e negozi – eCommerce, ma anche vendita porta a porta e tramite distributori automatici – che chiude il 2014 con un modesto -1”.

 

Tab. 1 Saldi tra aperture e chiusure di imprese nel commercio al dettaglio – anno 2014

Settore di attività

Aperture

Chiusure

Saldo

Commercio al dettaglio in sede fissa

619

1531

-912

Commercio al dettaglio su area pubblica

620

469

151

Commercio al dettaglio al di fuori di banchi, negozi e mercati

40

41

-1

Totale

1279

2041

-762

 

Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio Confesercenti su Commercio e Turismo

La crisi dei negozi tradizionali investe più o meno tutti i comparti: saldi negativi sia per gli esercizi specializzati in prodotti alimentari (-155) che nel No Food (-757). In particolare, continuano le difficoltà del reparto moda: oltre una chiusura su cinque è di un negozio di abbigliamento, tessili o accessori (-181).

 

Tab. 2 Saldi tra aperture e chiusure di imprese nel commercio al dettaglio IN SEDE FISSA – anno 2014

Comparto

Aperture

Chiusure

Saldo

Alimentari

140

295

-155

Non alimentari

479

1236

-757

di cui Abbigliamento

106

287

-181

Totale

619

1531

-912

Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio Confesercenti su Commercio e Turismo

Turismo

Anche per il turismo, il 2014 è stato un altro anno da dimenticare. Il settore, che riunisce le attività di alloggio, ristorazione e servizio bar, perde complessivamente 343 imprese, risultato di 438 nuove aperture e 781 chiusure.

 

Tab. 3 Saldi tra aperture e chiusure di imprese nel turismo – anno 2014

Settore di attività

Aperture

Chiusure

Saldo

Alloggio

25

56

-31

Ristorazione

217

353

-136

Bar

196

372

-176

TOTALE

438

781

-343

Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio Confesercenti su Commercio e Turismo

 


“Speriamo che la fase peggiore della crisi sia ormai superata – confida Piana –. Le previsioni del nostro Osservatorio economico suggeriscono per i prossimi due anni uno scenario di progressivo, seppure lento, ripopolamento delle imprese. Tuttavia, riusciranno a sopravvivere soltanto le imprese che sapranno cogliere e sfruttare i mutamenti del mercato interno. L’influenza dei progressi tecnologici sui nostri settori, ormai, non può più essere negata o sottovalutata. Non potranno più esistere, nel prossimo futuro, imprese che facciano a meno di Internet. L’ondata dell’innovazione non va contrastata, semmai va cavalcata. Gli esercizi di vicinato rimarranno e, per alcune tipologie, forse saranno persino più diffusi rispetto ad oggi. Occorre anche incentivare la formazione continua, sia per i lavoratori che per gli imprenditori. Entrambe le componenti devono possedere requisiti culturali e conoscitivi di cui, oggi, la stragrande maggioranza purtroppo non dispone”.

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