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Le Madri della Costituzione - Dalla Resistenza alla Costituzione

Autore: Enrico Marongiu,
22 dicembre 2014, 10:14
Incontro su Nadia Spano a Palazzo Baccaredda.
In aula consiliare: Le Madri della Costituzione

Quando si parla della donna rispetto alla Costituzione si sottolinea generalmente ciò che la Repubblica, la democrazia, la Costituzione hanno dato alle donne. Ma non si parla mai di ciò che la battaglia delle donne ha dato alla Repubblica, alla democrazia, alla Costituzione".

Il pensiero di Nadia Gallico Spano è stato al centro dell'importante serata culturale venerdì 19 dicembre 2014 nella Sala Consiliare del Palazzo Civico di Via Roma, dove il Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI) Cagliari, l’Associazione Nilde Iotti - Ussana e la Sezione di Magistratura Democratica di Cagliari hanno organizzano il l'incontro “Le Madri della Costituzione – Dalla Resistenza alla Costituzione”, dedicato alla donna politica italiana membro dell'Assemblea Costituente, scomparsa il 19 gennaio 2006.

In questa fase storica di profonda crisi politica è indubbio che questa iniziativa non può che essere accolta favorevolmente per rafforzare la consapevolezza e la responsabilità verso le nostre radici costituzionali. Così, dopo l'apertura dei lavori, Marco Sini, Presidente provinciale ANPI, ha ceduto la parola a Goffredo Depau, Presidente del Consiglio comunale di Cagliari. “L'aula consiliare del Capoluogo della Sardegna – ha sottolineato Goffredo Depau - è il posto giusto per accogliere questo tipo di incontri. Credo che non potesse non essere accolta in una sede istituzionale”.

La Costituzione italiana ha quasi di settant’anni. Il suo progetto fu approvato dall’Assemblea costituente il 22 dicembre 1947: riportò 214 voti a favore e 145 contrari. Fu promulgato il 27 dicembre 1947. Cinque giorni dopo, la Carta costituzionale entrò in vigore: era il 1° gennaio 1948. Si chiudeva così quella fase di transizione che dalla caduta del fascismo (25 luglio 1943), passando per il referendum istituzionale e la simultanea elezione dell’Assemblea costituente (2 giugno 1946), fondammo la Repubblica italiana dotandola di una propria Carta costituzionale indispensabile per la vita democratica nel Paese.

Tra i diversi aspetti che rendono importante questa ricorrenza vi è il ruolo svolto dalle donne. Perché se da un lato è naturale rendere omaggio ai membri dell’Assemblea costituente riconoscendo loro il titolo di “padri fondatori” della Repubblica, dall’altro lato occorre ricordare che di quella stessa Assemblea facevano parte a pieno titolo anche un gruppo di donne. È a buon diritto, quindi, che anch’esse meritano di essere ricordate come “madri fondatrici”. Furono infatti 21 le donne elette (fra 556 componenti, cioè il 3,78%) il 2 giugno 1946 all’Assemblea costituente. Geograficamente venivano tutte dalla penisola e, in prevalenza, dalle regioni del Centro-Nord.

Nadia Gallico nacque invece a Tunisi nel 1916. Qui conobbe e sposò Velio Spano, esule originario di Guspini. Prima nella città natale, poi in Italia, Nadia si impegnò attivamente nella Resistenza al nazifascismo tanto che, sotto il regime collaborazionista di Petain, durante l’occupazione tedesca della Francia, fu condannata per la sua attività politica. Come il marito anche lei sfuggì alla cattura. Sbarco in Italia nel 1944 divenendo subito protagonista e testimone del processo di rifondazione dello Stato e della nascita della Repubblica. Nel 1945 raggiunse la Sardegna. Nadia e Velio, entrambi Costituenti, vennero eletti nel collegio sardo già dalle prime tornate elettorali. Lei mantenne l’incarico alla Camera per le prime due legislature, fino al 1958. Cagliari, Guspini, Carbonia, Sassari sono solo alcuni dei luoghi che la videro lottare in prima persona a fianco delle popolazioni locali. Seppure sarda solo di adozione, ha lasciato traccia dell’interesse e dell’amore per l’isola nei suoi numerosi lavori e proposte di legge: la richiesta di un nuovo brefotrofio per Sassari, le opere di arginatura del fiume Temo, le indennità di studio e gli straordinari per gli insegnanti della provincia di Cagliari, la valorizzazione delle risorse agricole e industriali della Sardegna, i contributi agli alluvionati di Ula Tirso, la sospensione degli sfratti, la sicurezza in miniera, il sostegno ai minatori del Sulcis. E tutto ciò in aggiunta ai numerosi disegni di legge riguardanti la tutela dell’infanzia, della maternità e del diritto femminile a “pari retribuzione per pari lavoro”. “Non feci parte della Commissione dei Settantacinque - disse - ma quando l’Assemblea discusse articolo per articolo la stesura del testo definitivo della Costituzione, presi la parola per tener fede al mandato ricevuto dalle donne. La famiglia e l’uguaglianza dei coniugi, il diritto al lavoro e alla parità salariale, la tutela dei figli anche illegittimi (…), ma soprattutto il concetto che la donna non doveva più avere soltanto dei doveri ma d’ora in poi dei diritti di pari opportunità e dignità in ogni campo della vita del paese”.

Nell'Aula consiliare gremita di donne e uomini di tutte le età, il dibattito si è snodato attraverso un continuo richiamo documentale alla testimonianza di Nadia Spano, soffermandosi sul modo originale e irripetibile col quale una delle 21 “madri fondatrici” trasferì la sua esperienza di militante dell'antifascismo e della Resistenza nella scrittura della Costituzioni. È apparso subito evidente nell'inedita intervista realizzata da Federica Falchi dell'Università di Cagliari, negli interventi della sociologa Sabrina Perra e in quello di Fiorella Pilato di Magistratura Democratica, primo “sardo”, prima donna e tra i pochissimi magistrati che, partiti dalla periferia, hanno varcato l'austera porta del Consiglio Superiore della Magistratura. “Per capire il presente occorre conoscere il passato. Solo così si può costruire un futuro migliore” sono invece le parole, tutt'altro che scontate, con cui Luisa Sassu dell'ANPI ha iniziato il suo intervento che è suonato invece come una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti delle diseguaglianze di tutte le epoche e del tentativo di abbattere i pilastri fondamentali della Costituzione, come sottolineato anche da Marco Sini in apertura. Patrizia Littera dell'Associazione Nilde Iotti – Ussana, ha invece letto alcuni brani tratti dai giornali dell'epoca. Il dibattito si è concluso con le testimonianze di Vasco Decet, nipote di Nadia Spano, Maria Cocco, ex parlamentare che con lei aveva un rapporto di grande amicizia e Carlo Aethemalle.

La Costituzione italiana non sarebbe quella che è senza i germogli della cittadinanza femminile. Basta ricordare l’articolo 3 sull’uguaglianza, il 29 sulla non indissolubilità del matrimonio e sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Si pensi poi all’articolo 37 sulla parità nel lavoro, al 30 e 31, per citarne solo alcuni. Anche se il cammino da compiere per renderli effettivi era tutt'altro che in discesa, è certo che le “Deputatesse” rappresentarono il cambiamento e ci consegnarono una Carta che conteneva il loro futuro e quello di tutta l'Italia.

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