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Al via "Occhi elettrici"

Autore: Giulia Mameli,
14 maggio 2009, 13:52
Dal 19 al 26 maggio il cinema futurista diventa protagonista al Teatro Massimo

Cinemecum e l’associazione culturale Cagliari in Corto propone un’interessante rassegna sulla produzione filmica futurista nella rinnovata cornice del Nuovo Teatro Massimo di Cagliari. Quello proposto è un confronto tra gli impulsi del futurismo italiano più fecondi e la produzione filmica d’oltralpe degli anni successivi.

In ritardo rispetto al resto della creazione artistica futuristica, il cinema ebbe sviluppo piuttosto limitato nel tempo, ma le sue opere ebbero influssi e ricadute importanti sulla produzione successiva in tutta Europa.

Movimento tutto italiano il futurismo, il cui manifesto venne presentato nel febbraio del 1909, rappresentava il primo movimento d’avanguardia artistica in Europa e voleva inneggiare ad un arte di contenuti nuovi ed innovativi.

Si celebrava così la nascita di un modo di pensare antitetico rispetto ai “passatismi” romantici e che vedeva nella velocità, nella tecnologia e nelle metropoli il proprio oggetto d’indagine e la principale fonte d’ispirazione artistica.

Alla luce di questo fatto meraviglia che allora non venisse fatta alcuna menzione riguardo al cinema. Si parlava di letteratura, di teatro di pittura, ma nessun riferimento veniva fatto riguardo al più rivoluzionario, per quei tempi, dei nuovi media.
Ma il movimento futurista non poté non accorgersi delle infinite possibilità che, uno strumento di comunicazione come il cinema, offriva ad un’arte che cercava nuovi modi di comunicare, un linguaggio nuovo e sperimentale e che concentrò la sua ricerca sull’idea di movimento e dinamismo. Il cinematografo meglio di qualsiasi altro mezzo rispondeva all’imperante esigenza futurista di simultaneità, velocità e ritmo.

Fu così che a distanza di pochi anni, nel 1916, vide la luce il Manifesto del Cinema Futurista, sottoscritto da alcuni dei nomi di maggior spicco dell’avanguardia futurista: Marinetti, Balla, i fratelli Corradini e Settimelli.
Purtroppo di quella esperienza è rimasto ben poco. La maggior parte delle produzione è andata perduta, come “Vita Futurista” di Amaldo Ginna, e alcuni progetti quali “Velocità” di Marinetti rimasero solo sulla carta.

Il successivo allineamento delle tematiche futuriste con quelle fasciste, fortemente caldeggiato e voluto dal regime, spense la vis poetica e innovativa che aveva animato il movimento agli albori, ma non poté impedire che i semi dispersi in tutta Europa germogliassero.
Da una produzione tedesca come Metropolis, alla produzione dadaista Francese, passando per le avanguardie sovietiche di Ejzenstein, fino ad arrivare a certe visioni oniriche di alcuni film di Hitchcock, come per esempio Vertigo,l’influenza del cinema futurista sulle altre avanguardie cinematografiche è innegabile.

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