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I Grandi Autori del Teatro, nostri Contemporanei. La vita ha un dente d'oro

3 dicembre 2014, 15:00
La quarta edizione si apre venerdì 5 dicembre ore 21 nel Teatro Adriano a Cagliari.
Spettacolo La vita ha un dente d'oro
Spettacolo La vita ha un dente d'oro

La verità è che l'unica cosa che tiene in piedi l'umanità sono le gambe; e ci vogliono proprio delle gran belle gambe, per contrastare i forti venti di tempesta che ci circondano … Onestamente: è assurdo che gli artisti debbano occuparsi del politico di turno, restando comunque impantanati in guazzabugli burocratici. Sarebbe più consono alle loro essenze, dedicarsi alla sperimentazione ed all'elaborazione culturale attraverso i mezzi dell'arte, comunicando e stabilendo con il pubblico un rapporto ed un processo di continua crescita e scambio. (Compagnia teatrale Intrepidi Monelli)

Per il quarto anno consecutivo torna a Cagliari la rassegna teatrale I Grandi Autori del Teatro, nostri Contemporanei, allestita come sempre dalla compagnia Intrepidi Monelli.

A causa dei “drammatici” tagli dei contributi pubblici allo spettacolo dal vivo, la compagnia di Sergio Piano è costretta a ridurre drasticamente il numero degli spettacoli presentando al pubblico cagliaritano un cartellone composto da due spettacoli con tre recite complessive in cui spicca, ancora una volta, la collaborazione con il pluripremiato attore e regista ligure Claudio Morganti, tra i migliori autori e  interpreti della scena contemporanea italiana. Morganti, questa volta nei panni registici dirigerà l’affiatata coppia Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur in La vita ha un dente d'oro un testo scritto da Rita Frongia che andrà in scena venerdì 5 dicembre alle ore 21 nel Teatro Adriano di via Sassari 16, a Cagliari. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Art’In Rassegna Divagazioni ’14. 

Con date e luogo ancora da definire sono poi previste due repliche dello spettacolo Saturnia

Studio sulle opere di Sarah Kane, messo in scena dagli Intrepidi Monelli con la regia di Sergio Piano.

La vita ha un dente d'oro, scrive Rita Frongia nelle note di regia,  è un'antica espressione bulgara che non trova corrispondenza idiomatica nella nostra lingua. Oggi l'espressione non è più in uso ma pare venisse utilizzata per alludere al fatto che in tutto ciò che è vero c'è sempre un artifizio, una menzogna, un'alterazione d’organi. Ma è anche vero che le cose, a volte, sono proprio come sembrano.

Così dello spettacolo scrive la critica Azzurra D’Agostino per la testata KLP “E’ un’opera d’arte meravigliosa. Quando la bellezza arriva, per prima cosa è importante saperla riconoscere. E qui arriva in forma di teatro, questa parola ambigua e univoca al contempo, come tutte le parole.  Sotto il termine teatro ci sta di tutto, ma solo una cosa è teatro. Ecco, qui c’è questa cosa. Ogni elemento che compone il tutto sta al suo posto in una compostezza rifrangente, che dunque rende questa ora insieme variegata, molteplice, potenzialmente lunghissima, come una lenza lanciata e che ci segue per giorni, non solo nello spazio dunque, ma nel tempo. (…)Nel perturbante di questo accadere siamo accompagnati da due attori non solo eccellenti ma magistrali (Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur), la cui bravura già da sola potrebbe portare alla commozione. O al riso”.

Scheda dello spettacolo
La vita ha un dente d'oro
con Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur
Regia Claudio Morganti, testo/drammaturgia Rita Frongia

Uno spettacolo di archeologia teatrale.

Alle origini del gioco.

Laddove nasce la tradizione ormai perduta.

Il gusto ed il piacere della vera finzione. Quella autentica. Quella che privilegia il gioco e la santa idiozia. La fede nell'arte del fallimento.

Insomma, signori, potrete vedere due attori. Certamente il gradino più basso dell'umanità, ma pur sempre due persone, due esseri, due esemplari di una specie in via d'estinzione.

Fatta oggetto da qualche anno a questa parte, come ben sapete, di una caccia spietata.

Coloro tra voi che ne sono ignari si chiederanno il perché.

Perché mai questo accanimento?

Forse per la pelle?

Per i denti e le unghie?

Per gustarne il rinomato fegato all'alcol?

No signori. Le carcasse degli attori vengono semplicemente lasciate marcire al sole, soltanto dopo, però, aver tratto godimento dal loro dolore in seguito ad una qualsiasi frase irrispettosa nei loro confronti.

Come, per esempio Ma insomma basta con gli attori!

Ecco, una semplice frase come questa può produrre danni devastanti nella fragile ed aerea natura di questa specie.

E noi ne abbiamo individuato due esemplari apparentemente ancora in buono stato.

Venite a vedere di cosa sono capaci!

Di quale profonda ed inarrivabile stupidità sanno farsi carico!

Come sanno attrarsi e distrarsi, precipitare dalle vette del sublime al buco nero del marasma più ingovernabile!

E poi, chiunque volesse aiutare loro e i rari esemplari ancora esistenti, può lasciare una donazione al Comitato per la difesa e la salvaguardia dell'attore. (Claudio Morganti)

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