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Teatro. La coscienza di Zeno di Tullio Kezich a Cagliari

5 maggio 2014, 09:45
In scena con Giuseppe Pambieri da mercoledì 7 a domenica 11 maggio sul palco del Teatro Massimo di Cagliari. Gli artisti incontrano il pubblico cagliaritano venerdì 9 maggio alle 17.30 al Cinema Odissea, ad ingresso libero. Proiezione dell'omonimo film tv del 1988 con la regia di Sandro Bolchi lunedì 5 maggio ore 17 al Cinema Odissea.
La coscienza di Zeno
La coscienza di Zeno

Si apre il sipario su ““La coscienza di Zeno” di Tullio Kezich, fortunato adattamento teatrale dell'omonimo romanzo di Italo Svevo, in tournée nell'Isola sotto le insegne del CeDAC: la pièce – nell'allestimento del Teatro Carcano di Milano, con Giuseppe Pambieri nel ruolo del protagonista, per la regia di Maurizio Scaparro – sarà in scena martedì 6 maggio alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale dove chiuderà in bellezza la Stagione 2013-14 (nell'ambito del XXXIV  Circuito Teatrale Regionale Sardo). 
La storia di Zeno Cosini, ricco commerciante triestino, narrata in forma di diario al suo psicanalista   rivivrà poi -  in una sorta di lungo flashback -  da mercoledì 7 fino a domenica 11 maggio sul palco del Teatro Massimo di Cagliari (da mercoledì a sabato alle 20.30, domenica alle 19 e giovedì anche la pomeridiana alle 17) per l'ultimo appuntamento con La Grande Prosa al Teatro Massimo firmata CeDAC.

Nel cast  - accanto a Giuseppe Pambieri - spiccano i nomi di Nino Bignamini e Giancarlo Condé, accanto a (in ordine alfabetico) Silvia Altrui, Guenda Goria, Margherita Mannino, Marta Ossoli, Antonia Renzella, Raffaele Sincovich, Anna Paola Vellaccio e Francesco Wolf. Le sconografie che rievocano la temperie culturale, lo stile e il gusto di un'epoca sono di  Lorenzo Cutùli; e i costumi ispirati alla moda del tempo (e al carattere dei personaggi) sono di Carla Ricotti, mentre la colonna sonora è curata da  Giancarlo Chiaramello.

INCONTRO CON GLI ARTISTI. Per il ciclo di appuntamenti con “Oltre la scena/ gli attori raccontano” venerdì 9 maggio alle 17.30 al Cinema Odissea di viale Trieste 84 a Cagliari, Giuseppe Pambieri e la compagnia incontreranno il pubblico per una riflessione sul rapporto fra teatro e letteratura, sul mestiere  dell'attore e il ruolo dell'arte nella società  ( ingresso libero - fino a esaurimento posti).

Fra teatro e cinema: A corollario dell'ultimo spettacolo de  La Grande Prosa al Teatro Massimo di Cagliari, lunedì 5 maggio alle 17 e domenica 11 maggio in matinée alle 10.30  al Cinema Odissea di Cagliari nell'ambito della rassegna Schermi e Sipari promossa da Spazio 2001 in collaborazione con il CeDAC  si proietterà il film “La coscienza di Zeno”, con regia di Sandro Bolchi, e sceneggiatura di Kezich (e Dante Guardamagna). Nel cast: Johnny Dorelli (nel ruolo di Zeno Cosini), Ottavia Piccolo (la moglie di Zeno, Augusta Malfenti Cosini) ed Eleonora Brigliadori (la bella Ada Malfenti Speier), accanto a Andrea Giordana (Guido Speier) e Sergio Fantoni (il Doctor S.) -  info: http://www.cinemaodissea.it

Viaggio nella mente – e tra i ricordi – di un uomo apparentemente di successo, solido esponente della buona borghesia, al quale fortuna e prestigio sociale non però hanno negato, anzi  paradossalmente acuito la consapevolezza della propria inadeguatezza, della distanza incolmabile tra l'essere e l'apparire, del divario tra propri desideri e impulsi (spesso inconfessati, e inconfessabili) e l'agire quotidiano, “La coscienza di Zeno” è il primo romanzo italiano “moderno”. Il racconto dell'“inettitudine”, curiosa malattia morale da cui sarebbe affetto il protagonista, si snoda attraverso episodi emblematici, descritti con inconfondibile e sottile (auto)ironia: la morte del padre e l'ombra del senso di colpa, per un rapporto sempre conflittuale e problematico; la cronaca di un matrimonio felice con la donna sbagliata (che si rivelerà una moglie ideale); le tentazioni e le infedeltà; oltre all'eterna battaglia contro il vizio del fumo, che regala l'inesauribile piacere di un'ennesima, ultima sigaretta.
Un insopprimibile e inspiegabile senso d'insoddisfazione – di sé e del mondo – accompagna Zeno Cosini lungo tutta la sua esistenza; e la sua segreta inquietudine, quel suo misterioso, profondo male di vivere sono specchio di un'epoca in cui al venir meno delle certezze “positivistiche” corrisponde l'affermazione dell'individuo come entità a sé, con la sua personalità, le sue istanze, i suoi sogni e le sue aspirazioni, i suoi fallimenti. La figura dell'eroe romantico, tormentata e vibrante di pathos, lascia il posto all'immagine più realistica e “concreta” di un uomo che vive immerso nel presente, costretto a fare i conti con le piccole questioni del quotidiano; una dimensione – da sempre – più consona alla commedia che alla tragedia, e che non a caso trova la sua via di fuga nell'umoristica accettazione di quel che si è.
La scoperta della psicanalisi – come cura per le nevrosi e le isterie, e indagine sull'animo umano – apre nuovi scenari e rivela verità sconcertanti e imbarazzanti sulla vera natura dei comportamenti e delle passioni, sul fragile equilibrio tra l'ego e l'es, l'io cosciente e l'inconscio, e il sottile confine che separa spirito e materia sotto la spinta dell'eros, forza primordiale e amorale. La condizione di Zeno Cosini – la sua strana malattia – che lo rende inadatto all'ambiente, incapace di inserirsi appieno nel mondo che lo circonda, è in realtà il frutto perverso della conoscenza: nell'analizzare i propri sentimenti più autentici, le proprie pulsioni, perfino i propri pensieri egli coglie lo scarto infinitesimale, l'atroce dissonanza tra quello che avrebbe voluto essere, quel che è e quello che gli altri ritengono che sia. La dolorosa  contraddizione tra il dovere – cui pure si sottomette, restando nell'alveo di un presunta normalità - e il piacere (incluse le trasgressioni alla morale, le infatuazioni e i tradimenti, pure socialmente accettati; insomma, gli eccessi dell'amore, e quelli dell'odio)  crea un dilemma irrisolvibile cui la ragione si sottrae.
L'unica maniera per sopravvivere è forse imparare ad accettarsi e abituarsi ai propri limiti e difetti; e Zeno in qualche modo riesce a far di necessità virtù, pur con la consapevolezza che la vita stessa è una malattia, incurabile e mortale e che l'unica medicina sarebbe la distruzione – non del singolo essere ma dell'intero pianeta, raccontata in forma di visione – profetica e sconcertante  - di una catastrofe, frutto del gesto esasperato di un folle: «ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la Terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie».

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