Eventi

Il calapranzi di Harold Pinter

14 aprile 2009, 12:46
Da Giovedì 16 a domenica 19 aprile presso il Teatro Alfieri di Cagliari.

IL CALAPRANZI A chi toccherà stasera?
di Harold Pinter
traduzione di Alessandra Serra

con Angela De Gaetano, Maria Rosaria Ponzetta, Fabrizio Pugliese,
Fabrizio Saccomanno
scene, luci e suono di Lucio Diana e Salvatore Tramacere
realizzazione scene di Mario Daniele
tecnici Mario Daniele, Angelo Piccinni
regia di Salvatore Tramacere

Un grazie ad Alfonso Santagata

Giovedì 16 aprile alle ore 21.00 presso il Teatro Alfieri di Cagliari, con Il calapranzi di Harold Pinter, portato in scena dai Cantieri Teatrali Koreja-Stabile d’ Innovazione del Salento, protagonisti Angela De Gaetano, Maria Rosaria Ponzetta, Fabrizio Pugliese, Fabrizio Saccomanno, diretti da Salvatore Tramacere, si chiude la rassegna Invito a Teatro 2009 organizzata dal Teatro Stabile della Sardegna.

Una scelta questa che vuole essere un omaggio al grande drammaturgo inglese, recentemente scomparso, del quale il Teatro Stabile della Sardegna ha allestito Terra di nessuno e Ritorno a casa, con le scene di Enrico Job e la regia di Guido De Monticelli: protagonista di entrambi gli spettacoli Paolo Bonacelli, definito dallo stesso Pinter il più “pinteriano” degli attori italiani.

Dal 16 al 19 aprile 2009 lo spettacolo sarà al Teatro Alfieri di Cagliari con il seguente orario:
Giovedì 16 aprile 2009 ore 21.00
Venerdì 17 aprile 2009 ore 21.00
Sabato 18 aprile 2009 ore 21.00
Domenica 19 aprile 2009 ore 19.00

Biglietti
Serali: intero € 22 ridotto €16

LO SPETTACOLO
Alla fine del 2008 muore Harold Pinter. Solo pochi anni prima, nel 2005, Pinter aveva scelto di non ritirare il premio Nobel a lui conferito inviando un discorso che iniziava così: Non vi è una rigida distinzione tra ciò che è reale e ciò che è irreale, tra ciò che è vero e ciò che è falso. Una cosa non è necessariamente vera o falsa; essa può essere vera e falsa insieme. Credo che ancora oggi queste asserzioni abbiano senso e si applichino all'esplorazione della realtà attraverso l'arte. Perciò come scrittore rimango loro fedele, ma come cittadino non posso farlo. Come cittadino devo chiedere: che cosa è vero? Che cosa è falso?
Teatro politico, ma senza slogan, senza proclami, alla continua ricerca di situazioni e dialoghi capaci di restituire allo spettatore uno stato d'animo simbiotico coi personaggi. Pinter stesso diceva:
"Il teatro politico presenta una gamma del tutto differente di problemi. La predicazione deve essere evitata a ogni costo. L'oggettività è essenziale. I personaggi devono poter respirare l'aria loro propria. L'autore non può porre loro dei limiti per costringerli a soddisfare i propri gusti o inclinazioni o pregiudizi.
Così ecco nascere le ambientazioni significative della poetica Pinteriana: stanze chiuse, luoghi claustrofobici, magari il salone di una casa alto borghese, ma pur sempre luoghi dove ciò che circonda i personaggi è metafora della violenza del potere, un immenso arazzo di menzogne, delle quali i suoi personaggi si nutrono e anche noi, come spettatori siamo irrimediabilmente costretti a nutrirci dello stesso pasto.
"The dumb waiter", ovvero "Il Calapranzi", scritto da A. Pinter nel 1957, fa parte della prima stagione drammaturgica dell'autore, dove quasi tutte le opere sono metafora di un solo meccanismo, quello della violenza: violenza sotterranea, quasi impalpabile, ma che manifesta con scatti improvvisi tutta la sua furia oppressiva.
Nel prologo la scena, un luogo metallico, astratto, pulito e insieme simbolicamente 'sporcato', è abitata da due figure femminili, doppi astratti dei personaggi (Ben e Gus), che creano un enigma di forza e fragilità, di crudeltà e di sottile comicità. Le attese, la noia, le sequele interrogative si fanno movimento, corpo che danza in un vortice da musical noir.
Poi spariscono, come assorbite dalla scena; lo spettatore vede davanti a se un'altro luogo, questa volta più realistico, ma di un realismo che contiene in se tutto l'assurdo del testo Pinteriano.
Due letti in un "buco" di stanza, dove Ben e Gus aspettano i comandamenti di un'azione criminale. Pizzini calati dall'alto, istruzioni senza significato. Aspettano, dialogano nel loro linguaggio dialettale, calabrese Ben, duro, essenziale, alla disperata ricerca di un ordine che non torna in nessun modo; salentino Gus, stupito, tormentato, le interrogazioni che risuonano nel prolungamento delle vocali: aspettano, in un'attesa riempita di parole che tiene la violenza in un dialogare teso e scattante, costruito su ritmi in cui i silenzi contano quanto le battute.
Interrogazioni che risuonano tra le mura di un sottosuolo. "A chi toccherà stasera"?

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