Aquiloni
due tempi di Paolo Poli, liberamente tratti da Giovanni Pascoli
con Paolo Poli
e con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
scene Emanuele Luzzati
costumi Santuzza Calì
musiche Jaqueline Perrotin
coreografie Claudia Lawrence
regia Paolo Poli
Fascino e declino di una civiltà in un delicato volo di “Aquiloni”, con la cifra inconfondibile, l'eleganza, la gentilezza e la soave crudeltà di un artista poliedrico come Paolo Poli, irriverente e coltissimo, autentico maestro della scena e insieme per sempre “irriducibile”, per amore della trasgressione o forse meglio di libertà, in tournée nell'Isola sotto le insegne del CeDAC con il suo nuovo spettacolo, liberamente tratto dalle opere di Giovanni Pascoli.
Divertissement raffinato e coinvolgente, quasi un racconto per quadri impreziosito dalle evocative scenografie di Emanuele Luzzati, e intessuto di versi e celebri romanze, arie e canzoni d'epoca, “Aquiloni” debutterà mercoledì 8 gennaio alle 20.30 (Turno A) nel cartellone de La Grande Prosa al Teatro Massimo di Cagliari (repliche giovedì 9 gennaio alle 20.30 (Turno B), venerdì 10 gennaio alle 20.30 (Turno C), sabato 11 gennaio alle 20.30 (Turno D) e infine domenica 12 gennaio alle 19 - Turno E); per approdare poi nel Nord Sardegna, sul palco del Nuovo Teatro Comunale di Sassari martedì 14 e mercoledì 15 gennaio alle 21 e infine giovedì 16 gennaio alle 21 all'Auditorium Comunale di Arzachena, dove aprirà la Stagione 2013-14 del CeDAC.
INCONTRO con gli ARTISTI: venerdì 10 gennaio alle 17.30 alla MeM / Mediateca del Mediterraneo in via Mameli a Cagliari, Paolo Poli, eclettico attore e cantante, regista e drammaturgo, tra i maestri della scena italiana dialogherà con il giornalista e critico del Manifesto Gianfranco Capitta e incontrerà il pubblico per un nuovo appuntamento con “Oltre la Scena”. Ingresso libero (fino a esaurimento posti)
Omaggio a una figura emblematica della letteratura italiana dell'Ottocento, tra le voci più significative del Decadentismo (insieme a Gabriele D'Annunzio) “Aquiloni” è uno spettacolo caleidoscopico, in cui allusioni maliziose e numeri “en travesti” si alternano all'immediatezza e semplicità di un dire in versi che mette in luce l'essenza della poesia.
«C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,/ anzi d'antico: io vivo altrove, e sento/ che sono intorno nate le viole....»: l'incipit famoso de “L'aquilone” di Pascoli sembra racchiudere la nostalgia dell'infanzia, con l'allegria dei giochi, e il primo dolore, il primo distacco, quasi un presagio di tutto il dolce e l'amaro dell'esistenza. C'è il riflesso del «sole così chiaro», e il desiderio de «gli albicocchi in fiore» pure se «E' l'estate fredda, dei morti», nel “Novembre” descritto in Myricae; e conquistano il ritmo allegro e l'incedere brioso di quell'«Oh! Valentino vestito di nuovo,/ come le brocche dei biancospini!», con i nudi piedini e la beata incoscienza dell'età, che lo fa «come l'uccello venuto dal mare,/ che tra il ciliegio salta, e non sa/ ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,/ ci sia qualch'altra felicità.»
Versi noti, che si rincorrono nella memoria, letti o imparati tra i banchi di scuola, fanno pendant con pagine meno frequentate: «Benedetto Croce aveva elogiato Myricae, le prime poesie di Pascoli, che son quelle che più o meno tutti conoscono», sottolinea Paolo Poli: «Ebbene, accanto a queste ho messo delle poesie che affrontavano degli argomenti nuovi, per esempio l'emigrazione. È stato il primo poeta che ha parlato degli emigranti». Poi, da buon fiorentino, riconosce il fatto (e il merito) che «essendo egli romagnolo si è impadronito del dialetto toscano. Va bene che in quel momento tutti toscaneggiavano perché si sapeva che il Manzoni era venuto a Firenze a “risciacquare i panni”... per fare una lingua più bella. Ma era anche una grande ricerca da parte di questi letterati per fare l'Unità d'Italia». E pur in queste note, che potrebbero parere quasi frivole, nel tono volutamente scanzonato e leggero di Poli, affiorano le tracce della Storia e la temperie culturale e politica dell'Italia postunitaria: dopo gli ardori rivoluzionari e gli ideali del Risorgimento, son gli intellettuali ad assumersi la responsabilità di riunire gli italiani in un unico popolo, con una sola lingua e una comune identità (il che non significa annullare le differenze, ma creare una nuova koinè).
Iridescenti e lievi, gli “Aquiloni” di Paolo Poli offrono la rara occasione di confrontarsi con Giovanni Pascoli e la sua poetica del faciullino, riscoprire la figura e le opere, il pensiero e l'arte “rivoluzionaria” di uno dei massimi autori italiani, troppo spesso confinato nello spazio delle aule e nelle sintesi manualistiche, e gustare, pur in un clima ludico e quasi scherzoso, il piacere della poesia. Apprezzato dalla critica letteraria – Benedetto Croce preferì le rime giovanili, Gianfranco Contini ne sottolineò il plurilinguismo, mentre Pier Paolo Pasolini colse la dicotomia psicologica - il Pascoli ha influenzato la cultura e la tradizione poetica italiana: attraverso i suoi testi, «lo spettacolo intende evocare la magia memoriale e la saldezza linguistica nelle figure contadine di un'Italia ancora gergale».
Scenari pittorici e richiami stilistici alla Bella Epoque, fanno da sfondo a un intrigante e divertito viaggio, in cui non mancano strali satirici e spunti di critica sociale, ma sempre offerti con la grazia di un sorriso: uno spettacolo coloratissimo, brioso e pieno di ritmo, per riflettere sul passato e sul presente, sul destino della civiltà e sull'infaticabile amore per la guerra (tra riverberi colonialistici e gloriose millanterie) pur sotteso a quella parentesi di relativa pace, in Europa, prima dell'inizio del primo conflitto mondiale.
“Aquiloni” è anche un'occasione rara per apprezzare dal vivo, una volta di più, la verve e il talento istrionico e camaleontico di un maestro della scena Paolo Poli, la sua intelligenza artistica, la sua sensibilità e fantasia. Lo spettacolo è anche testimonianza di un prezioso sodalizio con il grande scenografo Lele Luzzati (raccontato da Marina Romiti nel volume “Paolo Poli e Lele Luzzati. Il Novecento è il secolo nostro”). E per chi fosse curioso di aneddoti e segreti della vita di un artista, c'è pure la curiosa e sapida (auto)biografia di Paolo Poli, che si racconta con la consueta innocente malizia d'eterno fanciullo a Pino Strabioli in “Sempre fiori, mai un fioraio”.
INFO & BIGLIETTI
CAGLIARI/ Teatro Massimo
Biglietti
Serali intero ridotto
primo settore € 30 € 24
secondo settore € 25 € 19
loggione € 15 € 10
Pomeridiane € 16 € 12
Biglietteria: cell. +39 345.4894565 - biglietteria@cedacsardegna.it -
info cedac@cedacsardegna.it - www.cedacsardegna.it
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