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Francesca Falchi vince il XIV Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” sezione Teatro

3 dicembre 2013, 13:20
Vettorina nella città dei pezzi di ricambio, il testo premiato sabato 30 novembre presso la Casa internazionale delle donne di Roma.

Sabato 30 novembre 2013  presso la  Casa internazionale delle donne di Roma l’attrice e drammaturga sarda Francesca Falchi ha ricevuto il XIV Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” sezione TEATRO  per il suo testo Vettorina nella città dei pezzi di ricambio.

Dal 2000 il premio il Paese delle donne (congiunto al XXI Premio “Donna e Poesia” dedicato all’artista cilena Maria Teresa Guerrero (Maité), valorizza, una produzione femminile scarsamente pubblicizzata a causa delle basse tirature e/o delle difficoltà dell'editoria fortemente segnata da un taglio di genere.

Il Premio di Scrittura femminile il Paese delle donne è stato il primo in Italia, nel panorama dei Premi promossi dall'associazionismo delle donne a premiare saggistica, narrativa, poesia, tesi di laurea, studi di arti visive, video e cd.
Dal 2003, è congiunto a quello promosso, dal 1989, dall'associazione Donna e Poesia che cura la sezione Poesia edita e inedita.

Il testo della Falchi, già vincitore del Premio In punta di penna 2012, racconta la storia di Vittorina Sambri, che divenne, sfidando i colleghi maschi e vincendo contro di essi, la prima donna campionessa di motociclismo in Italia.  La Sambri è una figura esemplare non solo nella storia d’Italia ma anche in quella del movimento lesbico italiano. Viveva la propria natura senza inibizioni: indossava abiti maschili in un’epoca in cui l’omosessualità femminile era non solo negata ma considerata irrilevante come realtà umana, sociale, culturale.

L’artista napoletana Teresa Mangiacapra ha motivato così la scelta della giuria: “E’ un testo avvincente per la narrazione data da un linguaggio esclusivamente poetico con espressioni intense, dai toni drammatici e direi lapidai. Ogni parola è come un pezzo metallico che cade frantumare la compattezza del “meccanismo” di cui fa parte ma non ne perde per questo la natura d’appartenenza. Solo che ogni pezzo diventa ben più complesso perché è combaciante anche con la natura “umana”. Così Vettorina, divisa in Ettorina e Vittorina, sentimento ed azione, si riunisce nell’unico reale “oggetto” del suo desiderio: la motocicletta, e lì trova il suo appagamento. Se la sua natura è doppia o forse, neglio, androgina., la scelta di competere in gare permesse solo ad uomini, e vincerli, le dà la chiave della ragione della sua esistenza e può accettarla. Vettorina, da personaggio reale (Vittorina Sambri, 1891-1965), assurge a simbolo di tante, troppe donne che hanno con forza e passione agito in una società maschilista dove imporsi agli uomini e superarli nei loro sacri “domini” è qualcosa di non perdonabile, se si è donne, ma se si è di incerto sesso lo è ancor meno perché poi, fuori dal contesto di competizione, non sarà sicuramente facile né felice la vita”

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