Reportage

Teatro di Sardegna, una storia lunga quarant'anni

Autore: Barbara Piras,
10 maggio 2011, 12:21
Dagli anni 70 ad oggi: tra ricordi, passione e impegno giovani attori diventano professionisti.
Terra di Nessuno - 1994 foto di Maurizio Buscarino
Terra di Nessuno - 1994 foto di Maurizio Buscarino

Il consolidamento della compagnia durante gli anni '90

La fine degli anni '80 coincide con lo spettacolo “Ardente Pazienza” di Skarmeta, trasposizione drammaturgica dell'opera “Il Postino” di Neruda , che come ricorda Cesare Saliu la compagnia ha portato in prima nazionale assoluta ad Asti. In quel periodo arriva un nuovo direttore artistico: Beppe Navello. “La sua guida subentra ad un periodo di varie collaborazioni e si stabilisce in un momento delicato nella storia della nostra compagnia- ricorda Isella Orchis- perché avevamo avuto grosse difficoltà economiche. Con Navello, che proveniva dallo Stabile dell'Aquila, cercammo di rilanciare il Teatro di Sardegna attraverso un riavvicinamento al territorio per vedere se esso rispondesse anche al di là del Circuito”. Il nuovo direttore artistico ha consentito l'apertura verso nuovi spazi teatrali, i più grandi e più rinomati sul territorio nazionale. È lui che inaugura l'era dei Teatri Stabili e delle coproduzioni. Navello firma alcune importanti regie: “Il giuoco delle parti” di Pirandello(1990), “Il vampiro” di Brofferio(1992), “Una casa di bambola” di Ibsen(1993). “Sono anni proficui- prosegue l'attrice- abbiamo partecipato ai circuiti più grossi, abbiamo collaborato per la prima volta con uno Stabile, quello di Trieste per “Una solitudine troppo rumorosa”. L'apertura dei palcoscenici più importanti d'Italia dove registrammo ottimi successi  fu per noi motivo di orgoglio. Basti ricordare- prosegue l'attrice- l'aver varcato le porte dell'intoccabile Stabile di Genova”.

Con il nuovo direttore si rinnova anche il rapporto con le scuole che la compagnia aveva sempre coltivato. Beppe Navello si inventa “La piccola enciclopedia del teatro illustrato”. A spiegare l'iniziativa portata avanti fino a qualche anno fa è ancora l'attrice Isella Orchis:” Ogni anno scolastico veniva dedicato ad uno o al massimo due capitoli di storia del teatro, scegliendo di volta in volta un argomento specifico o seguendo un ordine cronologico. Una parte della compagnia  andava all'interno delle scuole e portava queste lezioni di teatro che poggiavano su una struttura drammaturgica accattivante. I ragazzi venivano coinvolti attivamente. Si era creato uno scambio molto bello e di quel lavoro vedevamo poi i frutti, quando gli stessi ragazzi venivano a teatro a vedere gli spettacoli. Per noi era una missione, un'attività di formazione capillare del pubblico di domani ”. Questo importante impegno viene inaugurato nel 1991 con lo spettacolo “Hypokrités” e prosegue con passione fino al 2007.

E' ancora il direttore artistico Beppe Navello a lanciare la proposta che la Cooperativa Teatro di Sardegna diventi un teatro stabile: tutte le energie della compagnia vengono impiegate per ottenere quella importante qualifica. “Molte compagnie italiane -dice Isella Orchis- nate dopo di noi avevano in gestione un teatro e potevano fregiarsi di quel titolo. Essere uno stabile significava sopratutto avere una  maggiore sicurezza di finanziamenti. In realtà proprio in quegli anni il Ministero aveva  previsto, in particolare per la Sardegna e la Sicilia, regioni disagiate, la possibilità per una compagnia di conquistare il titolo di stabile attraverso la gestione di uno spazio teatrale non continuativa nel tempo ma anche solo per un certo numero di giornate all'anno. La nuda verità- prosegue l'attrice- era che per noi i tempi non erano ancora maturi. Aspettammo parecchi anni prima di trovare soddisfazione”.  Nonostante la compagnia lavorasse a pieno ritmo la mancanza di uno spazio fisico da abitare si faceva sentire tanto da portarli a provare molti spettacoli oltremare, a Roma in sale affittate per l'occasione.

Dopo Navello la guida artistica passa per un breve periodo, a metà degli anni '90, a Giacomo Colli  storico regista di rappresentazioni di successo come “Quelli dalle labbra bianche “(1972). Il nuovo direttore artistico volge la sua attenzione in particolare agli scrittori sardi. Il suo progetto, interrotto dalla scomparsa del regista, era quello di provare a portare in scena in veste drammaturgica, all'inizio sotto forma di letture, i romanzi dei nostri grandi scrittori. La saletta degli “Amici del libro” diventa luogo ideale per questo primo esperimento di reading. “Nessuno l'aveva ancora fatto fino a quel momento- puntualizza Isella Orchis-, Giacomo l'aveva strutturato come un incontro mensile incentrato ogni volta su un romanziere diverso”.

Durante gli anni '90 un altro regista firma alcuni momenti importanti per la compagnia. Nel 1993 va in scena “Le vecchie e il mare”sotto la direzione di Orlando Forioso. Debutta al festival di Nora per la “Notte dei poeti” e verrà riproposto nel corso degli anni con allestimenti e versioni diverse. Uno spettacolo molto amato dalla compagnia- ricorda Lia Careddu- che abbiamo avuto la fortuna di fare, e siamo stati gli unici, nella suggestiva cornice del Fortino di Sant'Ignazio sito sul promontorio di Sant'Elia durante la stagione estiva del 2005, nell'ambito della manifestazione Monumenti Aperti”.     

Nel 1994 assume la direzione artistica Paolo Bonacelli che, insieme al regista  Guido De Monticelli, attuale direttore artistico del Teatro di Sardegna, inizia il suo percorso con “Terra di Nessuno” di Harold Pinter. L'incontro con il drammaturgo inglese segna una svolta significativa nel percorso della compagnia. La commedia, complessa e raffinata, ha consentito di esprimere al meglio le risorse artistiche, il tutto suggellato anche dal plauso dell'autore. Lo spettacolo, quasi una scommessa, riceve un grande successo di pubblico e di critica, con lo scrittore presente in prima fila al Teatro Valle di Roma che lo considera il migliore allestimento mai visto. Nel cast anche l'attore Franco Noé, socio fondatore della Cooperativa Teatro di Sardegna, prematuramente scomparso nel pieno di una brillante carriera.
L'attività della compagnia nel corso degli anni '90 verte su due filoni. “Una produzione da esportazione- chiarisce Lia Careddu- ed una ridotta, più economica, ma non per questo meno importante, accattivante e impegnativa come nel caso di “Picnic in cucina”(1996), una drammaturgia contemporanea, sempre per la regia di Orlando Forioso”.

Del primo filone appartengono spettacoli che hanno avuto molto seguito in continente. Tra i tanti degni di nota “La Mandragola” di Machiavelli (1996) con cui la compagnia sfiora la vittoria arrivando seconda al premio “Il Biglietto d'oro”, un importante riconoscimento dato allo spettacolo che ha registrato i maggiori incassi. “Le prove le facemmo al teatro di Quirra- ricorda Cesare Saliu- inaugurando un nuovo spazio che i militari utilizzavano come cinema. Noi andammo là con i nostri tecnici e lo adattammo in modo tale che altre compagnie in seguito lo utilizzarono per le loro rappresentazioni”. Nel 1999 Guido De Monticelli dirige un'altra opera di Pinter, “Ritorno a casa”. Il Teatro di Sardegna rinnova il piacere di confrontarsi con una drammaturgia affascinante ed intrigante, raccogliendo grande successo  e stima e apprezzamento da parte dello stesso autore presente al debutto romano al Teatro Quirino.

Del secondo filone da ricordare in particolare “La Barraca” di Garcia Lorca (1997) con il quale la compagnia va anche in Spagna, inaugurando un teatro a Madrid. L'anno dopo “Nina, o il paese del vento” di Deledda. È del 1999 “Canto dell'Isola Bambina” sempre su un argomento sardo: i viaggiatori in Sardegna visti dagli autori locali. Nello stesso anno un' altra produzione di drammaturgia sarda, che la compagnia non aveva mai abbandonato, “Paska Devaddis” di Michelangelo Pira.  In collaborazione con la Corsica il gruppo porta in scena “Sa Passioni de Nostro Signori Gesù Cristu” di Fra Antonio Maria da Esterzili, nello spazio del Bastione di Saint Remy durante la Settimana Santa(1999).