Reportage

La danza delle cifre: sappiamo chi e come siamo?

Autore: Marta Nonnis,
7 ottobre 2010, 12:39
Fotografia della società italiana con focus su Cagliari e sulla Sardegna, sviluppata dagli atti del convegno nazionale di statistica svoltosi nel capoluogo sardo.
Le famiglie
Le famiglie

Quanto siamo poveri...?

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Il disagio economico delle famiglie italiane “vecchie” e “nuove” colpite dalla crisi.

E come non esistono più “i giovani di una volta”, il processo di trasformazione in atto nella società odierna, sta colpendo anche le famiglie. Ma cosa si intende per famiglia? Dall'800 ad oggi il concetto stesso di famiglia è in continua evoluzione, come è naturale che sia: cambiano i tempi e con essi le esigenze del singolo. Senza addentrarci nelle sabbie mobili ad esso legate, come la spinosa e dibattuta questione dell'adozione, è evidente che il mutare dei comportamenti sociali, ha inciso sull'aumento, o sulla nascita ex-novo, di alcune tipologie familiari.

Come sta cambiando la famiglia italiana? Se è ritornato di moda il matrimonio tardivo, legato a filo doppio alla crisi economica, questo si celebra però sempre meno di fronte all'altare. Sono infatti in aumento le convivenze e le unioni civili, sempre più a tempo determinato. Con la crescita dei divorzi si hanno un maggior numero di famiglie con un solo genitore e di famiglie ricostituite, oltre che di figli nati fuori dal matrimonio. Il quadro non è così negativo se ci paragoniamo all'Europa: il nostro, di matrimonio, pare reggere ancora.
Siamo su livelli ancora molto bassi invece per quanto riguarda la fecondità. Spesso il ritardo nell'atteso “si”, civile o religioso, si estende al concepimento del primo figlio, e per il secondo a volte è troppo tardi. Nonostante quanto si possa pensare, colpisce dai rilevamenti Istat, il divario tra i figli avuti e quelli desiderati: il desiderio di fecondità è forte nelle coppie, ma poi non riescono a realizzarlo. Aumentano quindi le adozioni.

La Sardegna è una realtà eccentrica e originale anche per le sue dinamiche demografiche. Unica e difficilmente collocabile in uno schema, siamo i meno mediterranei del Mediterraneo nelle relazioni inerenti gli studi sulla famiglia, sul modello nuziale e sulla fecondità.
La fecondità medio-bassa si lega al ritorno del cosidetto matrimonio tardivo: senza una reale e concreta possibilità di lavoro, le coppie ritardano la data del matrimonio e l'età di convolamento alle nozze è sempre più alta. Il tasso di natalità è infatti direttamente collegato al numero di matrimoni in età precoce.

Le famiglie “vecchie” e “nuove”, colpite dalla crisi, riescono ad arrivare a fine mese? Per rilevarlo ci si basa sui cosiddetti “indicatori di deprivazione materiale”, che hanno lo scopo di quantificarne il livello di povertà. Tra gli elementi addotti dal modello europeo per stabilire quanto siamo poveri, rientrano l'impossibilità di affrontare delle spese impreviste, di potersi permettere una settimana di ferie, una dieta alimentare variegata, il riscaldamento domestico, il possesso di beni durevoli come la tv, il telefono o la lavatrice, e di avere almeno un'occasione di pagamenti arretrati non ancora saldati. L'indagine dell'Istat di Roma, protratta per 4 anni, ha aggiunto a questi parametri, la difficoltà ad acquistare beni di prima necessità (cibo, vestiario, medicinali).

I risultati? Nel triennio di riferimento, 2007-2009, crescono le famiglie che non si possono permettere spese extra, né godersi le ferie o rispettare la scadenza delle bollette da pagare, dell'affitto della casa o del mutuo da estinguere. Lo spiraglio di luce si intravede a fine 2009, quando, anche grazie alla diminuzione dei tassi d'interesse, cala il numero delle famiglie in arretrato con i pagamenti. In pratica la crisi ha colpito maggiormente chi già era “povero” e ancora una volta sono i giovani precari ad averne pagato le conseguenze maggiori: perdita del lavoro accompagnata spesso da un ritorno nella famiglia d'origine.