Reportage

Viaggio tra i centri comunali d'arte e cultura a Cagliari

Autore: Barbara Piras,
1 luglio 2010, 13:41
Uno sguardo sulla proposta culturale cittadina.
Castello San Michele
Castello San Michele

Il Sistema Museale della Città di Cagliari

L'amministrazione comunale, che da oltre un decennio si era posta l'obiettivo di conservare e valorizzare il proprio patrimonio storico, artistico e culturale, cominciò ad analizzare lo scenario cittadino nel 2002 constatando che l'offerta era fortemente frammentata, gli operatori privati gestori dei diversi centri spesso in concorrenza tra loro, un censimento di dati statistici limitato ai soli Musei statali. Mancava un luogo di coordinamento e di integrazione anche operativa delle rispettive attività di gestione ed una connessione tra queste e l'Assessorato alla Cultura del Comune. Per tutti questi motivi l'amministrazione condivise con i privati l'esigenza di superare l'ottica di gestione del singolo bene per una logica di sistema, ed avviò il primo nucleo del Sistema Museale della Città di Cagliari. Da qui la necessità di creare una nuova struttura organizzativa. Per assicurare la continuità di gestione, il Comune elaborò nel 2002 un progetto di “gestione integrata” e lo presentò alla Regione Sardegna per partecipare al bando di finanziamento regionale richiedendo un contributo a valere sulla L.R. 4/2000. La Regione assegnò al progetto un contributo triennale per gli anni 2004-2006, attualmente ancora in proroga. Fu questo il momento in cui venne costituito il Consorzio Camù il 28 gennaio 2004 che vedeva riuniti i gestori dei Centri Comunali d'Arte e Cultura Exmà, Lazzaretto, Il Ghetto e il Castello San Michele. Queste strutture erano state affidate dal Comune mediante diverse modalità: gara d'appalto per l'Exmà e il Castello San Michele, affidamento diretto per il Ghetto e il Lazzaretto. In particolare quest'ultima struttura era stata data in gestione alla cooperativa Sant'Elia 2003 mediante la stipula da parte del Comune di Cagliari di un “Patto di Quartiere”, un accordo che prevedeva l'impiego nel nuovo centro culturale di persone residenti nello stesso quartiere di ubicazione del centro.

Nella fase di elaborazione del progetto erano state ipotizzate anche altre forme di gestione come l'associazione tra enti gestori e Comune o la Fondazione, ma alla fine fu scelta quella del Consorzio per due ragioni strettamente connesse: la prima, per l'amministrazione comunale era la via meglio praticabile per mettere insieme tutti quelli che erano attivi in città; la seconda, l'impossibilità di ricevere una qualsiasi forma di supporto da parte della Regione se non attraverso un soggetto giuridico imprenditoriale. In realtà l'obiettivo del Comune era quello di coinvolgere tutte le strutture di sua spettanza ma i rispettivi soggetti gestori non riuscirono a trovare un accordo sulla forma da dare alla gestione congiunta secondo le modalità stabilite dalla delibera di attuazione della L.R. 4/2000. Il progetto venne quindi ridimensionato coinvolgendo solo i gestori che riuscirono ad accordarsi. Il Consorzio Camù prese vita, e prosegue oggi la sua attività, con la partecipazione economica ed il supporto della Regione unitamente ad un contributo del Comune e ad un cofinanziamento a carico del Consorzio. Attualmente a fronte di un finanziamento di circa 600.000 euro, il consorzio arriva a coprire il budget annuale, che è di circa 900.000 euro, con gli introiti realizzati attraverso le attività di biglietteria, bookshop, ristorazione, noleggio degli spazi, attività didattiche e alcune attività di sponsorizzazione.