Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Viva il crocifisso. In nome dell'arte»

Fonte: L'Unione Sarda
14 dicembre 2009

Mostra promossa dal museo del Duomo. Il critico ha illustrato i tre quadri rinascimentali dedicati al tema della Natività 

Vittorio Sgarbi fa lezione in Cattedrale, la star è Botticelli

Mostra in Cattedrale (e da domani al museo diocesano): Sgarbi parla d'arte e augura ai sardi la soluzione della vertenza Alcoa.
Il san Giuseppe rococò di Ignazio Stern? È «abbronzato: non come Obama ma quasi». Il predicatore Gerolamo Savonarola? «Era il Casini del suo tempo». Chi si sente ferito dai crocifissi appesi nelle scuole, invece, è un «imbecille»: di questo passo, prima o poi, qualcuno chiederà di essere esentato dalle lezioni sui cristianissimi Dante e Michelangelo e magari, in futuro, si vieteranno i festeggiamenti pubblici del Natale. E a proposito: l'augurio, per i sardi e per l'assessore regionale all'Industria Sandro Angioni seduto nelle prime file, è di «risolvere i problemi del lavoro e la vertenza dell'Alcoa».
NEL SEGNO DI MARIA Vittorio Sgarbi torna nella Cattedrale di Cagliari a parlare d'arte (e che arte: sull'altare, allineati, ci sono tre quadri del Cinque e Settecento, di cui uno firmato da una “star”: Sandro Botticelli) e come di consueto non risparmia i fuochi d'artificio verbali, apprezzati dal pubblico che riempie fino all'ultimo centimetro la chiesa di Castello. Quello di ieri era il terzo (e forse non ultimo: «Potremmo fare una mostra sulla Passione nel periodo pasquale», ha proposto il critico) appuntamento di un ciclo dedicato alla figura di Maria promosso dal museo diocesano diretto dall'assessore regionale alla Cultura Maria Lucia Baire: la prima puntata si era avuta in giugno con l'esposizione di tre annunciazioni, la seconda in ottobre con tre visitazioni. Stavolta i temi ruotano intorno al tema della nascita di Gesù, con una Natività settecentesca firmata dal bavarese naturalizzato italiano Ignazio Stern, proveniente dalla collezione privata del critico («È così che ho speso i soldi guadagnati in televisione: la gran parte in querele, il resto in opere d'arte»), un' Adorazione dei pastori dipinta da Jacopo Bassano a metà Cinquecento e conservata nella Galleria Corsini di Roma e infine l' Adorazione dei magi di Sandro Botticelli, primissimo Cinquecento, in arrivo niente di meno che dagli Uffizi.
TRA ESTASI E FANGO Sgarbi guida il pubblico in un percorso che parte dall'apparizione visionaria di Stern, dove Giuseppe e Maria, illuminati dal Bimbo, sono circondati da angeli e cherubini, la povertà non si vede e la nascita di Gesù è un evento tutto estatico e spirituale, prosegue con i pastori dai piedi sporchi che Jacopo Bassano fa inginocchiare al cospetto di un pargolo nato nel fango, sotto un capanno eretto sui monconi di grandi colonne classiche “rubate” all'amico Palladio, e arriva a Botticelli.
ANSIA E SPIRITUALITÀ Dimenticatevi le grazie di Venere, la conchiglia e il mare topazio. In questa Adorazione i magi quasi si perdono nella moltitudine accorsa attorno a delle rocce che svettano, spezzate, in mezzo a una pianura desertica. Polvere. Il mondo si consuma. Siamo ai primi del Cinquecento: Lorenzo il Magnifico è morto, i Medici sono stati cacciati da Firenze, Savonarola, il frate che vedeva nella città sull'Arno la nuova Gerusalemme chiamata a guidare la rinascita dell'intero mondo cristiano e che fu per quattro anni il capo severissimo della repubblica cittadina, è stato giustiziato. A Botticelli, formatosi nell'irripetibile clima culturale di una Firenze sparita per sempre, non resta che la fede. È un uomo per cui, spiega il critico, «la spiritualità è diventata più importante dell'arte»: un uomo che «si dà tutto a Dio preparandosi a passare di là» e intanto illustra la Divina Commedia. La morte arrivò prima che finisse di dipingere questa Natività .
ARTE E CHIESA «L'arte occidentale nasce dal Cristianesimo», ricorda Sgarbi: «Per me, da laico, è in nome dell'arte che dobbiamo difendere i simboli religiosi: sono la nostra tradizione». Non solo: le opere antiche, nei musei, «perdono parte della loro aura», mentre quelle rimaste nelle chiese sono in qualche modo più potenti «perché hanno conservato la loro funzione originaria». Ecco perché è importante il ciclo di mostre nella Cattedrale di Cagliari. Il pubblico applaude, Sgarbi saluta, lascia il Duomo e, girato l'angolo, si infila nel museo diocesano per visitare la mostra “Tibet, mistero, luce”, incuriosito dagli oggetti tibetani in esposizione e incantato dai mandala realizzati dai monaci. Qui, da domani, saranno esposti anche i tre quadri. Come in un dialogo, finalmente, fra culture, tradizioni, religioni diverse.
MARCO NOCE

13/12/2009