Rassegna Stampa

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Tuvixeddu, il Tribunale dichiara fallita la società di Cualbu: “Debiti per 12 milioni di euro”

Fonte: web sardiniapost.it
5 aprile 2023

Tuvixeddu, il Tribunale dichiara fallita la società di Cualbu: “Debiti per 12 milioni di euro”

La Nic, Nuova iniziativa coimpresa, srl dell’imprenditore cagliaritano Gualtiero Cualbu, è stata dichiarata fallita dal Tribunale del capoluogo. La sentenza l’ha firmata il presidente Ignazio Tamponi, con Nicola Caschili giudice estensore che ha già nominato i curatori: la messa in liquidazione della società è affidata ai commercialisti Roberto Dessy e Bernardette Dessalvi.

La Nuova iniziativa coimpresa di Cualbu non è un srl qualunque, ma quella che ha un contenzioso milionario con la Regione per l’insediamento residenziale fermato a Tuvixeddu, il colle di Cagliari dove si trova la più importante necropoli punica di tutta l’Europa. E proprio in virtù di questo inestimabile patrimonio archeologico a Cualbu venne imposto lo stop ai lavori contestualmente all’approvazione del Piano paesaggistico regionale (Ppr). Era il 2006, governava la Sardegna il centrosinistra guidato da Renato Soru.

Il contenzioso tra parte privata e quella pubblica era articolato in due lodi arbitrali, di cui uno è stato già vinto dalla Regione. Sul secondo, invece, non è ancora arrivato il pronunciamento definitivo, ma lo stesso Tribunale fallimentare di Cagliari “ritiene verosimile che subirà la stessa sorte del primo”. Un passaggio, questo, decisivo nel determinare la messa in liquidazione della srl di Cualbu. Il quale adesso ha tre giorni di tempo per depositare “i bilanci, le scritture contabili e fiscali obbligatorie nonché l’elenco dei creditori”. Per “l’esame dello stato passivo dinanzi al giudice delegato” l’udienza è fissata il prossimo 19 settembre.

Il Tribunale di Cagliari ha dichiarato fallita la srl di Cualbu accogliendo la richiesta del pubblico ministero e partendo da un presupposto: dal bilancio del 2019, l’ultimo pubblicato dalla Nic, risulta che la società ha un patrimonio netto negativo di 12 milioni e 860mila euro. E, sempre stando a quanto si legge nel dispositivo del collegio presieduto da Tamponi e con Bruno Malagoli terzo giudice, si tratta di un debito che la società non può estinguere perché non ha soldi in cassa. Soldi veri, precisa il Tribunale, visto che nei documenti contabili della Nic sono messi a bilancio i i 122.677.701 euro che la società otterrebbe nel caso in cui vincesse il secondo lodo. Tecnicamente si parla di “credito litigioso”, ovvero denari che arrivano solo in caso di un pronunciamento favorevole. Per questo metterli nei libri contabili non è prudente, visto che non si tratta di somme certe, ma aleatorie e sperate.

Di più: per la Nic, come scritto sempre nella ricostruzione contenuta nella sentenza, i problemi sono arrivati nel momento in cui la srl di Cualbu non ha mantenuto nelle proprie casse gli 83.870.000 euro del primo lodo. Era infatti aprile 2018 quando la Regione dovette pagare tutti quei soldi (dei contribuenti sardi), ma dietro l’impegno formale da parte dell’imprenditore cagliaritano di non muovere il tesoretto sino alla chiusura del procedimento giudiziario. Così, però, non è stato. Tanto che nel 2021 – ma questa è un’altra storia ancora – la Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo per la mancata restituzione della somma milionaria alla Regione, a cui nel frattempo la Corte d’appello di Roma diede ragione sospendendo gli effetti del primo lodo, poi addirittura annullato dalla Cassazione.

In buona sostanza, nel corso della lunga battaglia giudiziaria, è emerso che a Cualbu spettava sì un risarcimento per la mancata realizzazione dell’investimento, ma solo per il periodo che andava dal 9 agosto del 2006 sino all’8 settembre dello stesso anno, quando il Piano paesaggistico regionale entrò in vigore, facendo accendere la luce rossa sulle opere a Tuvixeddu. Uno stop, questo, quantificato “nella minor somma di 1.205.900 euro“, una cifra nettamente inferiore rispetto agli 83 milioni e 870mila euro del primo lodo e ai 122 milioni paventati nel secondo. In entrambi i casi, infatti, gli arbitri avevano quantificato un risarcimento così elevato perché il blocco dei lavori imposto alla Nic è stato fatto arrivare sino al 31 gennaio del 2012. Ma solo perché c’è stato un errore di interpretazione sulle norme di attuazione Nta: al caso di Tuvixeddu andava applicato l’articolo 15 e non il 49.

Infatti, a proposito di Nta: vero che Cualbu aveva sottoscritto nel 2000 un accordo di programma col Comune di Cagliari, dopo aver presentato nel 1987 il progetto per realizzare “un parco archeologico e di un importante insediamento residenziale”. Ma anche “in presenza di convenzione di lottizzazione già stipulata”, stabiliscono le norme di attuazione, ciò “non procura al privato beneficiario alcuno ius aedificandi“. Da qui la conclusione che è errato calcolare come danno subìto dalla srl sei anni di stop ai lavori. Parallelamente, sempre in base all’Nta, alla Regione non può essere imputata alcuna responsabilità civile nell’aver imposto, attraverso l’approvazione del Ppr, la massima tutela di Tuvixeddu dove si trova la più grande necropoli punica di tutta l’Europa.

Per tutte queste ragioni, per il Tribunale di Cagliari è “arduo convincere del fatto che il patrimonio di NIC sia allo stato capiente per pagare tutti i debiti. E questa valutazione, contrariamente a quanto sostenuto dalla società, non sfocia in una forma di insolvenza potenziale e prospettica, poiché di potenziale, allo stato, vi è solo il credito risarcitorio vantato, mentre l’insolvenza è attuale e concreta, manifestandosi nella impossibilità di mettere oggi e verosimilmente anche nel futuro a disposizione dei creditori” una cifra “di così ingente portata” come i 122 milioni di risarcimento sperato.