Rassegna Stampa

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In Sardegna 120mila contratti di lavoro in sei mesi, ma solo l'11% è a tempo indeterminato

Fonte: www.youtg.net
18 ottobre 2022

In Sardegna 120mila contratti di lavoro in sei mesi, ma solo l'11% è a tempo indeterminato
 

CAGLIARI. Le aziende sarde, nonostante le difficoltà, continuano ad assumere: nei primi 6 mesi dell'anno, sono stati 120 mila i nuovi posti di lavoro creati. Di questi, però, solo l’11,6% a tempo indeterminato (14mila), mentre 48mila sono stati quelli a tempo determinato, 1500 gli apprendistati, 43mila i contratti stagionali, quasi 7mila i contratti in somministrazione e 6mila ad intermittenza. I dati arrivano dal dossier sulle assunzioni in Sardegna nel 2022, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte UnionCamere, Anpal ed Excelsior.

ll record delle assunzioni è stato registrato nel Nord Sardegna, con 51.600, di cui quasi 18mila per gli under 30. Segue la provincia di Cagliari, con oltre 32mila assunzioni, di cui 10mila under 30. Poi il Sud Sardegna con 17mila assunzioni, di cui 5.700 under 30. Ancora Nuoro, con 12mila assunzioni, di cui 4.100 quelle di under30 e infine Oristano, con oltre 7mila assunzioni, di cui 2.200 di giovani.

Balza agli occhi il dato relativo agli under 30: se, sul totale degli assunti, i contratti under 30 sono stati più di 40mila (il 33,1% del totale delle assunzioni), di questi, solo 3 mila hanno firmato un contratto a tempo indeterminato, mentre la maggioranza non ha ancora un lavoro stabile (14mila i contratti a termine, 1.300 gli apprendistati, oltre 16mila gli stagionali, 2.500 i contratti in somministrazione e più di 2.700 quelli intermittenti.

“Proprio in questo periodo siamo al paradosso: il lavoro c’è, la possibilità di assumere è buona ma mancano le figure adatte"- è quanto lamenta Elisa Sedda, imprenditrice e delegata regionale di Confartigianato Imprese Sardegna per le Pari Opportunità-" la realtà è che gli imprenditori hanno necessità, per la loro azienda, esclusivamente di personale adeguatamente formato e pronto a operare in tutti i settori”.

"Per questo - continua Sedda - da tempo ribadiamo la necessità far ripartire i corsi, teorici e pratici aggiuntivi rispetto a quelli già previsti nei Piani regionali di formazione professionale che potrebbero essere realizzati nelle Botteghe Scuola".

"Inoltre, sarebbe utile ripensare l’apprendistato con un maggiore coinvolgimento dell’imprenditore ed una formazione teorica finanziata più mirata sul settore e sulle esigenze delle imprese, anche tramite forme simili al praticantato nelle professioni”, conclude la Sedda.

Non si possono per giunta ignorare gli altissimi costi del lavoro che l'impresa deve sostenere, sia durante l'apprendistato, sia al termine di questo, laddove voglia assorbire il giovane: è per questo che la Sedda chiede di "rendere lo strumento più appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico dell'impresa".