Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Lirico, sopravvivenza a rischio

Fonte: La Nuova Sardegna
26 ottobre 2009

LUNEDÌ, 26 OTTOBRE 2009

Pagina 19 - Cronaca



Fra dieci giorni il decreto Bondi: fuori i sindaci e fondi dimezzati



La Fondazione cagliaritana resta fra le più virtuose ma i tagli draconiani colpiranno tutte le strutture italiane

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Lo sciopero proclamato dai sindacati e i tagli annunciati dal sovrintendente non leniranno i problemi finanziari del teatro lirico: l’aria che si respira a Roma è di smobilitazione generale.
Con perdite per due milioni sui conti del 2009 il lirico cagliaritano rimane tra i più virtuosi del panorama nazionale, ma la sopravvivenza della fabbrica musicale di via Sant’Alenixedda dipende dalle decisioni che il ministro dei beni culturali Sandro Bondi comunicherà fra dieci giorni all’incontro coi sovrintendenti. Decisioni in gran parte previste: a partire dal 2010 i teatri lirici riceveranno la metà di quanto lo Stato ha distribuito sul Fus - fondo unico per lo spettacolo - in base a una linea che il governo Berlusconi ha definito e sostenuto: fine delle vacche grasse per gli ex enti lirici, che hanno preso negli anni dal 2002 al 2008 il 70% del Fus, oggi già calato dai 560 milioni complessivi del governo Prodi agli attuali 378. La generosità statale non è stata sufficiente ad arginare il disastro finanziario dei teatri - non più quello di Cagliari con la gestione Pietrantonio - che in sette anni hanno maturato un deficit di 170 milioni e debiti patrimoniali per 290 milioni. A causa di cachet fuori da ogni logica, del costo del personale e delle strutture produttive che tocca il 70% del bilancio, di sprechi, consulenze, clientelismi e vizi diffusi nel mercato folle della musica mettere in scena un’opera costa oggi in media 300 euro a spettatore. Di questi 220 arrivano da finanziamenti pubblici - Stato, Regione, Comune - e 40 dal botteghino, col resto che finisce alla voce debiti. Cagliari starebbe meglio di tutte le altre fondazioni, perchè ancora nel 2008 ha chiuso l’esercizio con un utile di 2381 euro. Ma con gli ulteriori tagli al Fus, l’uscita non programmata della Provincia dal parco soci fondatori (840 mila euro all’anno) e soprattutto a causa dei debiti patrimoniali per 26 milioni di euro maturati negli anni della gestione Meli il consiglio di amministrazione si troverà già all’avvio della prossima stagione musicale a dover far fronte a una situazione molto critica. Il piano di Pietrantonio, col taglio di un’opera, risparmi per 300 mila euro e la richiesta di contributi straordinari a Regione e Comune, è stato respinto dai sindacati che hanno proclamato quattro giornate di sciopero: la prima in programma domani farà saltare la seconda data dell’Elisir d’amore di Donizetti. Ma nonostante il clima rovente e le difficoltà dichiarate da Pietrantonio sono le informazioni in arrivo da Roma a preoccupare vertici e base della Fondazione: il decreto in fase di elaborazione da parte del ministero dei Beni culturali metterebbe definitivamente fuori dagli organi amministrativi dei teatri lirici i sindaci delle città di riferimento, che oggi presiedono i Cda. Non solo: la nomina dei direttori artistici diventerà una competenza del ministero e non più del sovrintendente. Fallita ormai senza speranze la riforma che avrebbe dovuto condurre a una graduale privatizzazione dei teatri, con l’ingresso di soci finanziatori, Cagliari come le altre strutture dovrà tenere in piedi la produzione, gestire costi fissi e spese correnti con una disponibilità finanziaria che s’annuncia dimezzata. Fuori il sindaco, il teatro perderà anche quel rapporto comprensibilmente privilegiato che ha avuto negli anni con l’amministrazione comunale. Questo è il quadro, non resta che attendere l’ufficialità da Roma.