Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rilancio di Castello, si studia il modello di Bergamo Alta

Fonte: L'Unione Sarda
13 ottobre 2009

Assemblea con i residenti



«Favorire la ristrutturazione degli immobili, incentivare il commercio e l'artigianato, combattere il degrado, garantire l'ordine pubblico, consentire ai residenti di parcheggiare gratuitamente o a costi ridotti, aprire i monumenti tutto l'anno e non solo per Monumenti aperti, ripristinare il mercatino dell'antiquariato di piazza Carlo Alberto e dotare il rione di servizi fondamentali come uffici postali e sportelli bancomat». Queste le richieste avanzate dagli abitanti del quartiere di Castello all'amministrazione comunale. Ad esporle - nel corso di un incontro pubblico che si è tenuto sabato al Ghetto per iniziativa della circoscrizione numero uno - decine di residenti che hanno sfogato tutto il loro malessere e la loro rabbia per una situazione “diventata ormai insostenibile”.
LE RICHIESTE I lavori sono stati introdotti dal presidente del parlamentino (l'unico guidato da una maggioranza di centrosinistra) Gianfranco Carboni che ha sottolineato la necessità di uscire subito dall'immobilismo avviando un piano di interventi finalizzato al rilancio del quartiere. La parola è passata poi a Claudia Sini (portavoce dei residenti) che con l'ausilio di un video-proiettore ha proposto un parallelismo tra il Castello e Bergamo Alta (molto simili per estensione e architettura). «Ciò che da noi sembra impossibile», ha commentato, «altrove è perfettamente possibile». E in effetti il confronto si è rivelato davvero impietoso per il Castello cagliaritano, apparso un luogo degradato e ormai invivibile a fronte di un centro storico modello che al contrario rappresenta il fiore all'occhiello della città di Bergamo. Tra i tanti interventi anche quello di Mercedes Mariotti, una ceramista di via La Marmora che due anni fa si trovò costretta a chiudere la sua bottega proprio a causa del degrado. Significativo anche l'intervento di Sergio Duillo, pilota civile residente da tempo in Castello. «Quando 12 anni fa mi si presentò la possibilità di acquistare casa nel rione non ci pensai due volte perché il Castello mi aveva sempre affascinato e sognavo di abitarvi sin da quando ero bambino». Oggi, però, non rifarebbe la stessa scelta. «Perché il quartiere è molto peggiorato. In giro è pieno di balordi e vivere è diventato impossibile in quanto mancano i controlli. Mi spiace dirlo, ma sto meditando di trasferirmi altrove».
MECCANIZZAZIONE Al dibattito ha partecipato anche Gianfranco Sequi, l'architetto cui si deve il progetto di meccanizzazione. «Il Castello», ha detto, «è vittima di un'eccessiva ansia da prestazione da parte dei nostri politici. Sono almeno 20 anni che nessuno ci mette più mano e tale immobilismo è dovuto al fatto che i governanti temono di intervenire perché hanno una paura folle di sbagliare. Per uscire da questa situazione di stallo bisognerebbe essere più coraggiosi e avviare non solo un piano di rilancio edilizio, ma anche e soprattutto un programma di recupero architettonico. Solo così il Castello potrà tornare ad avere un futuro». Il progettista ha sottolineato come il miglioramento della mobilità sia fondamentale per agevolare le condizioni di vita dei residenti. Ma non appena ha iniziato a illustrare il suo progetto, è stato costretto ad interrompere l'esposizione per le vibranti contestazioni di un gruppetto di abitanti. «Non ha senso spendere 15 milioni per fare i tapis roulant», ha urlato una donna, «prima bisogna ristrutturare le case, dotare il rione di servizi e garantire la sicurezza». Il presidente della circoscrizione Carboni ha cercato di mediare affermando che sarebbe un errore chiudere il Castello in una teca di vetro. «È necessario dialogare e trovare soluzioni condivise», ha concluso, «si deve evitare che le opposte convinzioni blocchino tutto».
PAOLO LOCHE

13/10/2009