Rassegna Stampa

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Test sierologici, gli insegnanti: “Vogliamo fare il test, ma non ci dicono come”

Fonte: web Vistanet Cagliari
14 settembre 2020

Test sierologici, gli insegnanti: “Vogliamo fare il test, ma non ci dicono come”

Sui test sierologici, tutti gli insegnanti sono d'accordo nel farlo, ma lamentano confusione e spesso la risposta alla richiesta arriva dopo giorni e giorni di attesa. Chiedono di poterlo fare gratuitamente. E respingono tutte le critiche mosse alla categoria del corpo docente.


  
Manca poco e gli studenti e le studentesse di tutta la Sardegna torneranno in aula il 22 settembre. Tante sono le paure, sia da parte dei genitori degli alunni che da parte degli insegnanti e del personale scolastico in generale. Timori legati a possibili contagi e dunque come affrontare al meglio la situazione per evitare il peggio. Si parla tanto dei test sierologici ai quali gli insegnanti devono sottoporsi come da protocollo del Ministero dell’Istruzione. Quasi tutti i docenti sono d’accordo, tuttavia lamentano confusione e problemi nel trovare la struttura che li faccia. E spesso la risposta alla richiesta di essere sottoposti al test arriva dopo giorni e giorni di attesa.

Elisabetta Milia, che insegna Filosofia e Storia in un liceo di Capoterra, ha chiesto di poter fare il test appena è stata pubblicata la nota del Ministero: «Penso sia una scelta di responsabilità civile. Ho avvisato il mio medico chiedendogli informazioni; tuttavia i medici non avevano ancora ricevuto alcuna comunicazione dall’Ats, così ho inviato io stessa la nota del Miur al mio medico di base, il quale, dopo averne preso visione e in seguito alla comunicazione dell’Ats, che nel frattempo è arrivata, si è detto disponibile a fare i test per il personale della scuola. Tuttavia qualche giorno fa la situazione è cambiata totalmente perché il mio medico non ha ricevuto i kit e mi ha quindi rimandato a un centro privato (a pagamento). Ho fatto comunque il test, gratis, presso l’associazione “Ad Adiuvandum”, quindi non tramite il canale che avrebbe dovuto essere garantito a noi docenti». Ma, come spesso sta accadendo, la risposta non arriva subito, per mancanza di informazioni. «Ho chiesto il 12 agosto – continua Milia – e mercoledì 9 settembre il medico mi ha inoltrato una comunicazione con un indirizzo Asl presso cui chiedere delucidazioni, dicendomi che lui non avrebbe più potuto fare i test a causa della mancanza dei kit». E sulle critiche mosse ai docenti: «Penso che come per tutte le professioni ci voglia rispetto. Parliamo di una categoria fondamentale per la società e che coinvolge lavoratori e lavoratrici che si impegnano quotidianamente nonostante tutte le difficoltà che la scuola vive, alla crescita dei nostri futuri cittadini e cittadine. Lavoriamo in condizioni sempre più estreme ma all’esterno ci vedono come una categoria privilegiata. Come ogni categoria ci sono le persone oneste e che danno il massimo e altre meno. La maggior parte dei colleghi e delle colleghe non è riuscito a fare il test. Qualcuna lo ha fatto a proprie spese, altri ci hanno rinunciato».


G.P., insegnante di lettere in una scuola media di Cagliari che preferisce restare anonima, farà il test sierologico all’ospedale militare di via Ospedale: «Le informazioni non erano chiare e dunque non sapevo dove avrei potuto farlo; poi ho saputo che si può fare in questa struttura, gratuitamente. Purtroppo, però, ci sono colleghi che l’hanno dovuto fare a pagamento. Ritengo dunque che il costo del test debba essere a carico delle istituzioni e dunque gratuito per tutto il personale scolastico. Voglio ribadire che noi insegnanti siamo responsabili, non è assolutamente vero che non vogliamo fare i test, esigiamo chiarezza, quello sì. Nella chat what’s app dei docenti c’era molta confusione, ora però, con la possibilità di fare il test all’ospedale militare, almeno c’è uno spiraglio di luce».

 

Patrizia Mannai, docente di italiano in un liceo di Quartu, non ha ancora potuto farlo: «Come la maggior parte dei medici di base, anche il mio non può fare il test nel suo ambulatorio perché non può essere garantita totale sicurezza: se qualcuno dovesse risultare positivo, infatti, dovrebbe rimanere chiuso per 14 giorni. La maggior parte dei docenti non ha potuto ancora farlo, i pochi che ci sono riusciti l’hanno dovuto fare a pagamento». Si dice pessimista: «Ci saranno inevitabilmente molti contagi e temo si tornerà alla didattica a distanza, che vorremmo evitare. Secondo me i test sierologici andrebbero fatti periodicamente non solo a noi, ma anche agli studenti, alcuni dei quali per venire a scuola viaggeranno in autobus con una capienza di almeno l’80 per cento. Nel mio istituto ci sono circa un migliaio di alunni, perciò sarebbe più giusto dimezzare il numero di studenti che possono stare in un’aula contemporaneamente, magari anche facendo doppi turni. Vorrei chiarire una cosa: c’è una gogna mediatica nei confronti del corpo docente sulla questione dei test sierologici. Non è vero che non lo si vuole fare, semplicemente non veniamo messi in grado di farlo. Io lo farò prima di tutto come cittadine, prima ancora che come insegnante. Poi vorrei sottolineare il fatto che ci sono tanti docenti e dirigenti scolastici che quest’anno non hanno fatto neanche un giorno di ferie», conclude.


Intanto, oggi il commissario dell’Ats Giorgio Steri ha annunciato che l’Azienda per la tutela della salute provvederà a dare le disposizioni per consentire ai docenti di fare i test.