Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le case dimenticate dalla Regione

Fonte: L'Unione Sarda
16 dicembre 2019

Le case dimenticate dalla Regione

Caseggiati, appartamenti, capannoni, terreni e magazzini occupati senza alcun titolo o i cui contratti di locazione sono scaduti e gli affitti fermi al 1960. Beni di grande valore dimenticati per anni sui quali la Regione paga le tasse ma che non rendono niente, anzi fanno lievitare i costi di manutenzione che restano a carico dell'amministrazione.
La villa da 400 metri quadrati al civico 9 di via Riva di Ponente al centro di una paradossale contesa giudiziaria fra inquilini abusivi, uno dei quali è addirittura riuscito a ottenere dal giudice lo sfratto dell'altro, è solo uno dei tanti esempi di dubbia gestione del patrimonio regionale, troppo spesso abbandonato e lasciato agli appetiti di speculatori e furbetti di ogni risma che lo usano come fosse cosa propria.
I beni dimenticati
La situazione più emblematica si registra sul fronte dei beni trasferiti dallo Stato, in più fasi, a partire dal 2008 e sino al 2013. Solo nel compendio compreso fra via Riva di Ponente e viale La Plaia, oltre alla villa fronte porto che avrebbe dovuto essere liberata già nel 2006 e invece resta occupata abusivamente, ci sono altri sette immobili che l'amministrazione di viale Trento sta tentando di riavere indietro. In un caso la sentenza di rilascio dell'edificio di oltre mille metri quadrati risale addirittura al 2001 ma in questi 18 anni nessuno - né lo Stato prima né la Regione poi - ha dato esecuzione al provvedimento dei giudici. Altri esempi riguardano invece il compendio di viale Colombo, dove su 12 immobili complessivi trasferiti alla Regione ci sono lotti commerciali i cui contratti sono scaduti dal 2008 e nessuno paga più l'affitto, mentre altri sono stati completamente abbandonati e producono solo spese. Da menzionare anche gli appartamenti nella palazzina degli ex autisti dell'Arst in via Vittorio Veneto: alcuni sono stati venduti all'asta, altri sono ancora occupati legittimamente, mentre in almeno tre casi dentro sono rimasti figli o nipoti, come se fosse un diritto ereditario, che hanno continuato a pagare canoni da pochi spiccioli.
Il monitoraggio
Umberto Oppus, ex sindaco di Mandas e da agosto nuovo direttore generale agli Enti locali e finanze, non si nasconde dietro a un dito. «Siamo qui da quattro mesi - spiega - e devo dire che abbiamo trovato una situazione davvero caotica. Oltre ai beni passati negli anni dallo Stato alla Regione ci sono ad esempio anche quelli ex Laore ed ex Ersat-Etfas. Si tratta di un patrimonio immobiliare vastissimo di cui neanche io ho ancora esatta contezza. Per questo la prima cosa è stata quella di fare un'accurata ricognizione, anche se coi pochi dipendenti nell'ufficio è un lavoro massacrante perché in realtà servirebbe una vera e propria task force». I risultati comunque stanno arrivando: «Stiamo facendo emergere molte situazioni di illegalità e vogliamo mettere in sicurezza il nostro patrimonio. L'obiettivo della giunta e dell'assessore Quirico Sanna è valorizzare i beni, metterli a reddito e ripristinare la legalità, perché è in gioco parte del futuro della Regione».
Stop alle aste
Un approccio che ha portato a togliere dal mercato alcuni dei beni messi all'asta dalla precedente giunta - fra cui l'ex carcere minorile di Giorgino, il palazzo di piazza Giovanni XXIII che ha ospitato l'assessorato al lavoro e le palazzine ex Telecom di via Bainsizza occupate da alcune famiglie - che dopo tre gare consecutive andate deserte avrebbero potuto essere ceduti per trattativa diretta con ribassi record. «Abbiamo bloccato tutto per non svendere queste proprietà - dice Oppus -, stiamo invece studiando altre soluzioni che ci consentano di ottenere dei benefici reali, ad esempio dialogando con le altre amministrazioni pubbliche».
Massimo Ledda