Via Castelfidardo. La rabbia dei residenti all'assemblea del Comitato spontaneo dopo l'ordinanza di sgombero
Pessimismo tra chi deve lasciare casa: non torneremo più. Il Pd: garantire la sicurezza
Chiedono tempi brevi i sessanta del Comitato spontaneo di via Peschiera, che verrà costituito formalmente la settimana prossima. «Il Comune ci deve far sapere con precisione quando presenterà il progetto di bonifica del sottosuolo», dice Patrizia Tramaloni, portavoce del Comitato. E poi: «Vogliamo che ci sia garantito il rifacimento delle reti fognarie e il monitoraggio costante delle perdite della rete idrica». Soprattutto, «dove saranno presi i soldi per fare tutto questo. Senza mettere in secondo piano il dramma degli inquilini di via Castelfidardo, costretti a lasciare le loro case perché a rischio crollo. Se non avremo queste risposte la nostra mobilitazione non farà sconti, e, attraverso una delegazione cercheremo contatti diretti con gli assessorati competenti in Comune e Regione». All'assemblea di ieri, proprio davanti alle case che dovranno essere sgomberate, hanno partecipato i consiglieri comunali del Pd, Claudio Cugusi, Ninni Depau e Andrea Scano. Poche e semplici domande tutte rivolte alla maggioranza: «Cosa deve succedere ancora perché l’amministrazione comunale si attivi per garantire la sicurezza dei cittadini, per avviare la mappatura delle cavità sotterranee e delle situazioni a rischio, infine per predisporre adeguati piani di prevenzione e intervento a tutela dei cittadini?». Tra la gente, gli abitanti di via Peschiera, via Castelfidardo, via Marengo e via Pastrengo. Strade vicine, con lo stesso problema di fondo: le perdite nel sottosuolo che determinano il rischio crollo del manto stradale e degli edifici. E diverse ordinanze comunali: restrizioni al traffico per via Peschiera, Marengo e Pastrengo; ordine di sgombero ai civici uno e uno b di via Castelfidardo. Francesca Dore, una delle inquiline che dovrà andarsene ha già trovato un'altra casa, è pessimista: «So bene che non tornerò mai più qui. Il Comune ci ha dato un contributo per la caparra. Nient'altro ». Raffaela Ruiu vive a fianco, ancora per poco: «Ci aspettiamo delle risposte, ma non so se le avremo». A loro va la solidarietà di tutto il quartiere, anche di chi rischia meno. «Non si può chiedere a tre famiglie - protesta una donna che vive in via Pastrengo - di lasciare le case, così, da un momento all'altro, e costringerli a sborsare 800 o mille euro per cercarne una nuova. Come se il rischio crollo dipendesse da loro». Accusa di non aver ricevuto un segno dal Comune, anche Marcello Polastri, del Gruppo cavità cagliaritane, autore di una relazione passata inosservata: «Abbiamo rilevato la presenza di cavità sotterranee danneggiate, dove i corsi d'acqua erano intasati dalle terre di accumulo trasportate dall'acqua piovana. E di due aree di imminente pericolo: le zone di piazza d'Armi e la parte alta della collina di Sant'Avendrace. ¦ R. M.