Un ambulatorio itinerante per visitare i senzatetto
È uno strano mezzo quello che circola ogni mercoledì nelle strade cittadine: a prima vista sembra un'ambulanza ma la scritta sulle fiancate dice altro, “Ambulatorio di strada”. Sì, è un vero e proprio ambulatorio su quattro ruote dove un medico e un infermiere si occupano dei disperati che vivono ai margini della società. Un'intuizione di due medici cagliaritani, Silvana Tilocca, direttrice del dipartimento di Prevenzione della Assl, e Giuseppe Lixia, scomparso a febbraio di quest'anno: in Italia mai nessuna struttura pubblica aveva realizzato un'iniziativa simile.
L'idea
Un'intuizione arrivata quasi per caso nell'ambulatorio Assl di viale Trieste dove ogni martedì e giovedì venivano assistiti gli Stp (stranieri temporaneamente presenti), quelli che oggi vengono definiti, con un termine totalmente sbagliato, clandestini. Certo, erano tante le persone che venivano curate. Ma altrettante - o forse di più - non varcavano quel portone per paura di essere rispediti a casa. Perché non “stanarle”? Così, in quell'ormai lontano inverno 2013, l'idea di un ambulatorio di strada, da far girare il mercoledì (il giorno in cui l'ambulatorio di viale Trieste è chiuso) prese corpo: c'erano un'ambulanza del 118 in disuso, c'erano (pochi) fondi rimasti da un precedente progetto. E c'erano, soprattutto, medici felici di poter dare una mano a chi, per una ragione o per l'altra, vive ai margini della società.
L'avvio
Così, dopo che i tecnici avevano rimesso a posto l'ambulanza, il 13 febbraio 2013 l'ambulatorio di strada fece il suo primo giro nelle strade dove, la sera, si rintanano i disperati. Un avvio tutt'altro che semplice: «Difficile fidarsi di primo acchito», racconta Tilocca, «di quegli sconosciuti ». Ma, nel giro di poche settimane, grazie al passaparola, i senza fissa dimora cominciarono a rendersi conto che non rischiavano nulla. Che, anzi, quel veicolo poteva rappresentare una ciambella di salvataggio.
I casi
Come accadde il mese dopo al porto: il medico e l'infermiere a bordo dell'ambulatorio notarono una coppia che dormiva sotto una pensilina in un sacco a due piazze. «Come va»? «Tutto bene, grazie». In realtà, c'era qualcosa che non andava. Quasi subito l'uomo raccontò di sentire un dolore fortissimo al piede sinistro. Non fu facile convincerlo a salire nel mezzo: quell'uomo si vergognava di mostrare i piedi sporchi e maleodoranti. La situazione era preoccupante: tre dita erano erose con grandi aree di necrosi profonde. La ragione? La povertà: per ripararsi dal freddo indossava scarpe numero 43 nonostante calzasse il 46. Il comandante di un panfilo ancorato a pochi metri da quella “camera da letto” intervenne: regalò le sue ciabatte dello stesso numero e promise che, il giorno dopo, all'apertura dei negozi, avrebbe acquistato scarpe della misura giusta. Così, dopo mesi di terapie, quel piede guarì.
La collaborazione
Fu sufficiente poco tempo per conquistare la fiducia degli “invisibili”. Che entravano a raccontare i loro problemi fisici. Ma non solo quelli. I bisogni sono anche materiali. «Così», riprende Tilocca, «nacque una forte collaborazione con il Comune di Cagliari che, negli anni, ha sempre fornito un'importante assistenza al servizio». Perché anche le piccole cose che diamo per scontate per chi vive ai margini della società diventano ostacoli insormontabili. «E ora, proprio con il Comune, stiamo predisponendo un nuovo piano operativo».
Il giro
Ogni mercoledì, dalle 20 alle 23, l'ambulatorio di strada carica i medici che hanno dato la disponibilità a prestare questo servizio e gira per le strade in cui si ritrovano gli ultimi: «Prima che venisse recintata per i lavori, piazza Matteotti era quasi la hall dell'ambulatorio». Poi il mezzo si sposta in piazza del Carmine, in via Sonnino, in viale Bonaria, talvolta al Poetto. E, soprattutto quando a bordo ci sono l'ostetrica o la ginecologa, anche nelle strade che ospitano il “mercato del sesso”.
Le malattie
Il campionario di patologie da affrontare è legato alle condizioni in cui vivono queste persone: disagi psichiatrici, tossicodipendenza e alcolismo. Ma anche patologie respiratorie, forme influenzali e febbrili, problemi osteoarticolari e, soprattutto, malattie odontoiatriche. Ma anche qualche caso di diabete grave. Qualche tempo fa fu salvato un uomo che stava lasciandosi morire: a causa di una grave dissenteria, non sapendo dove andare a pulirsi perché si vergognava, aveva iniziato a non mangiare e a non bere.
I pazienti
Nato per assistere gli Stp, l'ambulatorio si prende cura anche di tanti italiani: il 48 per cento mentre il 13 sono stranieri comunitari e il restante 39 extracomunitari. Eppure, anche tra i disperati emerge il razzismo: alcuni mesi fa un ingegnere africano, membro di una commissione interculturale di promozione della salute, decise di vedere di persona il lavoro dell'ambulatorio di strada e si mise a parlare con i medici: gli italiani in attesa protestarono. «Ecco, fanno passare sempre davanti loro ». «Ma», racconta Tilocca, «fu sufficiente una nostra occhiataccia per farli smettere». Per fortuna casi isolati. «Anche se gli “invisibili” hanno la tendenza a isolarsi: in particolare, gli stranieri tendono a restare più nascosti». Il lavoro è duro. «Ma vale la pena farlo», conclude, «perché, credetemi, quello che riceviamo è molto più di quello che diamo».
I racconti
Affermazione eccessivamente buonista? «Neanche per idea. Una volta, per esempio, ero particolarmente provata, si è avvicinata una ragazza e mi ha chiesto: dottoressa, è stanca, vero? Mi ha fatto sedere in una panchina e mi ha detto: ora riposi un po' . E, dopo qualche minuto, mi ha invitato a guardare il cielo: vede quelle stelle, enormi, a noi appaiono piccolissime. E noi siamo microscopici rispetto a quelle stelle. Ecco, dottoressa, impariamo a dare il giusto peso alle cose , mi ha detto abbracciandomi. È stato commovente».
Marcello Cocco