Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Protezione civile, meteo nel mirino: «Date più informazioni ai Comuni»

Fonte: L'Unione Sarda
7 dicembre 2019

Protezione civile, meteo nel mirino: «Date più informazioni ai Comuni»
Il sistema, in teoria, è interessante, l'applicazione pratica meno, almeno per ora. Prevede che la direzione regionale della Protezione civile fornisca ai Comuni due bollettini al giorno, uno di vigilanza meteo, l'altro di criticità ma poi siano i 377 sindaci, servendosi dei protocolli di comportamento, della loro conoscenza del territorio e dei piani di protezione civile (se ce li hanno), a decidere se chiudere una scuola, se fare evacuare una zona, se aumentare o diminuire i mezzi operativi in campo.
In campo 110 persone
Le analisi sono scrupolose, il personale - 110 persone tra Cagliari e Sassari - molto qualificato e persino appassionato. Il problema è che molti sindaci si lamentano perché vorrebbero avere aggiornamenti più costanti e più strumenti per decidere, se proprio devono decidere. «Lavoriamo per questo: sindaci e i cittadini fanno parte del sistema e sono fondamentali per la sua efficienza. Per questo occorre formarli e dare loro strumenti», dice Antonio Pasquale Belloi, da due mesi direttore generale della Protezione civile regionale.
Il fatto è che i Comuni hanno poco personale e, soprattutto, non hanno i Coc, i Centri operativi decentrati, che dovrebbero essere i terminali sul territorio. E non hanno i soldi per pagare lo straordinario ai dipendenti che vengono chiamati a gestire le situazioni di emergenza. Con la prossima Finanziaria si dovrebbe ovviare al problema ma oggi la situazione è questa.
Il lavoro quotidiano
Ogni mattina nella sede della Protezione civile, un palazzo di via Veneto, a Cagliari, che si affaccia sul porto canale e confina con Villa Devoto, dirigenti e funzionari del Centro funzionale decentrato si riuniscono e analizzano il materiale che invia da Sassari l'Arpas, cui spetta la vigilanza meteorologica e l'emissione delle previsioni. Il Cfd analizza i dati e li incrocia con quelli raccolti sul territorio e con i numerosi modelli ed emette il bollettino di allerta nelle otto zone nelle quali è diviso il territorio: verde in caso di “assenza di fenomeni significativi”, gialla (ordinaria), arancione (moderata), rossa (elevata). I report vengono inviati ai Comuni che li diffondono e mettono in moto, se è il caso, le macchine operative.
Le criticità
A questo punto le criticità sono due. La prima è che l'ampiezza degli otto territori, in ciascuno dei quali c'è un ufficio decentrato, non consente di dettagliare le previsioni e gli interventi. Così può accadere, come è accaduto nei giorni scorsi a Teulada, che piova in un'area circoscritta provocando un'esondazione e a pochi chilometri non accada nulla. La seconda è che siccome il bollettino non viene aggiornato per molte ore, un sindaco decida prudenzialmente di chiudere una scuola ma poi non accada nulla. E i cittadini protestano.
Il meteorologo comunale
Anche per questo alcuni Comuni, tra cui Capoterra, hanno deciso di avvalersi di un meteorologo che in situazioni di criticità aggiorna costantemente il sindaco sull'evoluzione del tempo e dei rischi. «Siamo il Comune più colpito dal 1985 in poi e per questo abbiamo assunto un esperto», spiega il sindaco Francesco Dessì. «Ma abbiamo anche acquistato centraline di rilevamento e pluviometri, sistemato telecamere per monitorare i fiumi, abbiamo una app per informare i cittadini e stiamo per inaugurare la sala Coc che ci ha finanziato la protezione civile. È ciò che manca agli altri Comuni e per questo la Regione sta pensando di stanziare 4 milioni. Manca anche una piattaforma comune dove tutti gli attori in campo mettano i dati in tempo reale. «Faremo una gara per realizzarla», informa Belloi.
Più comunicazione
Per affinare il sistema è stato predisposto un piano. Si chiama “Proterina3 Evolution”, un progetto Interreg di protezione civile gestito dall'Anci, presentato ieri mattina a Solarussa dalla direttrice dell'Anci, Daniela Sitzia, e dal direttore Servizio previsione rischi della Protezione civile Federico Ferrarese. Si tratta di un percorso per costruire un piano di comunicazione tra sindaci, tecnici, associazioni di volontariato e cittadini. «Abbiamo rilevato molti difetti di comunicazione nella gestione di eventi calamitosi e abbiamo cercato di capire dove la macchina si interrompeva e perché», ha spiegato Sitzia. I piani devono essere più chiari e accessibili a tutti, i sindaci devono essere costantemente aggiornati, la protezione civile deve contemplare procedure, ruoli e competenze e adottare standard di linguaggio nelle procedure condivise tra i soggetti coinvolti. E informare meglio la popolazione.
Fabio Manca