Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

”Vita da disperati in sacco a pelo tra topi e rifiutiBuoncammino, tre uomini nel parco senza luce né

Fonte: L'Unione Sarda
6 settembre 2019

PIAZZA ANNA MARONGIU PERNIS.

Carcere, droga e degrado: così vivono gli “invisibili”

Vita da disperati in sacco a pelo tra topi e rifiutiBuoncammino, tre uomini
nel parco senza luce né acqua

«Il giorno dell'acquazzone è stato il più bello di quest'anno. I volontari mi hanno offerto un posto in una locanda, dove mi sono fatto una doccia calda. Era da mesi che non mi lavavo in modo decente». Francesco Fadda ha 54 anni e sul volto i segni di una vita che non gli ha fatto sconti né concesso agevolazioni. Da mesi vive in piazza Anna Marongiu Pernis, in un angolo seminascosto del parco che ospita gli attrezzi della palestra comunale all'aperto. Senza acqua né luce, con i suoi vicini di casa “Roberto il tunisino” e “Stefano di Cagliari”. A dir la verità, loro stanno leggermente meglio perché almeno dormono in una piccola tenda igloo . Francesco Fadda no, come letto ha un vecchio sacco a pelo e per pareti il muro del terrapieno e un lentisco che, se non c'è vento, funge anche da tetto. Per i bisogni, c'è un pino o i bagni della Caritas.
Notte da disperati
Nell'angolo tra viale Buoncammino e piazza D'Armi, intitolata all'artista cagliaritana della prima metà del Novecento, alcuni ragazzi tedeschi si allenano con gli attrezzi per il fitness. Pochi metri più avanti, alcuni teli per il mare sistemati sulle ringhiere hanno la pretesa di garantire un po' di privacy. Sul prato verde le tende. Alla sinistra dello zerbino di cortesia, ben ordinate, un paio di scarpe da ginnastica.
La luce pallida dei lampioni illumina a malapena Francesco Fadda che sta riassettando il “giardino condominiale” mentre i suoi compagni di sventura sono al chiosco del viale alberato. I commenti in sottofondo dei giovani tedeschi impegnati negli esercizi per i pettorali gli fanno compagnia. «Dormo qui da tre mesi, prima stavo a Villa Asquer ma minci anti bogau ». Il motivo della cacciata dall'edificio di viale Ciusa che accoglie i senzatetto gestito dalla Caritas è una discussione finita male. «Ho avuto parole con un ragazzo di colore: aveva offeso mia madre». Le “parole” però erano bastonate con il manico di una scopa. L'intervento della guardia giurata era stato tempestivo, ma non è stato sufficiente a evitargli l'allontanamento dal centro di accoglienza. «Non mi è rimasto altro da fare che prendere la valigia e venire qui a Buoncammino». A metà mattina la transumanza alla Caritas di viale Sant'Ignazio per mettere insieme il pranzo con la cena e dove «grazie a una pompa riesco anche a lavarmi». Giornate interminabili, alleviate solo «dalla Croce Rossa, che tutti i giorni ci porta la busta con un panino, l'acqua e un succo di frutta e ci aiuta per le piccole necessità».
La storia
Francesco Fadda è nato alla Marina, in via Napoli. «Ero un bravo operaio, lavoravo come marmista alla Cier, in viale Marconi. Non mi mancava niente, avevo anche la macchina». Poi il matrimonio, la nascita di una figlia e il trasferimento in via Sant'Eulalia nella palazzina che sino a poco tempo prima ospitava l'istituto Galilei. «Ho perso il lavoro, mia moglie è morta di tumore e, disperato, mi sono messo a rubare». Fadda non ricorda quante volte è entrato o uscito dal carcere. Indimenticabile, però, la prima volta che ha conosciuto l'eroina. «Ero nella colonia penale di Isili». Poi Buoncammino e Uta. «Sono stato il primo a entrare nel nuovo istituto di pena».
La speranza è nelle mani di don Marco Lai. «È da un anno e mezzo che mi comporto bene, ma ho ancora conti aperti con la legge. Il responsabile della Caritas, ha chiesto l' affidamento per un impiego a Sant'Ignazio o a Villa Asquer». Ma c'è un problema. «Abitavo in via Seruci e, visto che sono ancora in cura al Serd, mi hanno “sconsigliato” di frequentare certi posti».
Ora le sue notti sono all'aperto, in compagnia di «topi grandi come conigli». Con l'inverno e la broncopolmonite non può durare a lungo: «Vi prego, aiutatemi».
Andrea Artizzu