Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Muri a pezzi e topi: case comunali in totale abbandono

Fonte: L'Unione Sarda
28 agosto 2019

«Qui, tutto sommato, le cose vanno bene. Vuole un consiglio? Vada in altri quartiere», dice un giovane mentre armeggia nella sua Ape in un cortile interno di via Podgora. Già, proprio in quella strada di San Michele diventa quasi l'emblema dell'edilizia popolare in città. Eppure, a sentire i residenti in quei 93 alloggi comunali, la situazione è accettabile. Niente a che vedere, per intendersi, con quello che è accaduto in via Emilia e, qualche mese fa, in via Cornalias dove i soffitti sono crollati, mettendo a rischio la vita dei residenti.
I numeri
Ma, appunto, la situazione di via Podgora sembra rappresentare quasi un'eccezione. In tante altre palazzine popolari si sentono discorsi totalmente differenti. Sono 3.135 gli alloggi comunali: la maggior parte di questi sono nei quartieri popolari (quasi mille a San Michele, cinquecento a Tuvixeddu, oltre trecento a Santa Teresa di Pirri, a Is Mirrionis e Sant'Elia, poco meno di trentocento a Mulinu Becciu). Ma gli alloggi comunali sono anche in quartieri “borghesi”: a Bonaria se ne contano 37, a Monte Urpinu 34, a San Benedetto 5, a La Vega 4 e a Sant'Alenixedda. Case comunali anche nei quartieri storici (curiosamente assente Stampace, ce ne sono 28 a Castello, 8 a Villanova e 6 alla Marina).
Via Emilia
I problemi maggiori, ovviamente, sono in quei quartieri nei quali è mancata la manutenzione ordinaria. «Sono venuti, hanno fatto sopralluoghi», racconta Efisio Carta mentre mostra la spaccatura sul tetto di casa sua, «ma non è mai stato fatto niente». Di fronte, c'è il palazzo dove, qualche giorno fa, c'è stato il crollo del soffitto. Gli inquilini accettano di raccontare quello che accade lì solo se non viene reso pubblico il loro nome. «Viviamo», spiegano, «in una situazione complessa: la maggior parte di noi ha riscattato la casa ed è dunque proprietaria. Ma ci sono ancora gli inquilini degli alloggi comunali. E il Comune non paga: qualche tempo fa, per esempio, abbiamo chiamato un operaio per fare lavori nella colonna portante. Noi abbiamo dato quanto richiesto, l'operaio aspetta ancora la parte che avrebbe dovuto pagare il Comune per i due appartamenti di sua proprietà».
Santa Teresa
Almeno chi abita in via Emilia ha potuto acquistare la casa. «Invece», interviene Laura Caddeo, residente di via Sanna, a Santa Teresa di Pirri, «noi non ci riusciamo, nonostante le nostre richieste». Il suo appartamento è ben curato. Anche perché si sobbarca spese non dovute. «Ho dovuto pagare l'autospurgo. E, visto che le scale sono al buio, ho sistemato una luce sopra il mio portone che aziono con un telecomando». Nello stesso palazzo abita Silvana Pinna. «Quando sono arrivati gli operai a togliere l'eternit dai tetti, è successo un disastro. L'umidità ha distrutto l'armadio della camera da letto. L'ho buttato via e mia figlia me ha regalato un altro. Distrutto anche quello. Sono stata costretta ad acquistarne un altro». Problema comune. «Mi sono stancato», interviene Mario Murenu, «di continuare ad acquistare la tinta per rifare i muri». Nonostante i colori delle pareti parlino di un intervento recente, già compaiono tracce di umidità sui muri. Il palazzo, forse, messo peggio è quello in cui compare il lavoro murale del writer Crisa. «Qui», dice Gianna Pilloni, indicando una voragine che si è aperta nel cemento a fianco all'ingresso, «ci è caduto un bambino ed è finito al pronto soccorso. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco che hanno recintato l'area con il nastro bianco e rosso. Inutilmente: il vento l'ha portato via. E poi i tantissimi topi che girano da queste parti mica si preoccupano dei nastri. Ma il peggio deve ancora arrivare: superato il portone, arriva subito alle narici un odore sgradevole. È ovvio, qualche scarico fognario non fa perfettamente il suo lavoro. Dove un tempo c'erano pianelle, ora c'è una pozzanghera giallastra.
Via Cornalias
«Dopo aver girato in tanti quartieri periferici», interviene Ugo Bressanello, “anima” dell'Exmè, «mi rendo conto che la situazione peggiore è proprio a Santa Teresa. Eppure questa gente meriterebbe ben altra considerazione». Se a Pirri, c'è tanto da fare, in via Cornalias, dove qualche mese fa, ci fu il crollo di un soffitto, invece, si arriva al paradosso: nello stesso cortile ci sono palazzine rifatte recentemente e altre dimenticate. «Prima o poi», raccontano, «il vento farà volare qualche tegola che ucciderà qualcuno». A pochi passi da quel cortile, c'è una palazzina di quattro piani che accoglie i visitatori con una targa con l'anno di costruzione, 1961. «E da allora», spiega una residente, «non c'è mai stato un intervento». Lei mostra i muri di casa sua, all'ultimo piano, macchiati dall'umidità. Ma la situazione peggiore è in basso: le coperture dei parcheggi sono in eternit, la fogna ha perdite che creano pozzanghere maleodoranti (e pericolose per la salute). «L'errore», sostiene la consigliera comunale Anna Puddu, «è il non aver fatto la manutenzione ordinaria. Su questo si deve intervenire».
Marcello Cocco