Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il lavoro? Sì, purché comodo:

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2019

IL CASO.

Ma all'estero i sardi sono tra i dipendenti più bravi: il pregiudizio è positivo Il lavoro? Sì, purché comodo:
Tutte le pretese di chi fa i colloqui Il presidente di Confcommercio: «La ricerca di personale è un incubo»

È perentorio Alberto Bertolotti, presidente di Confcommercio. «Cercare personale? È un incubo». La vicenda di Veronica Manunza Pirani - ha dovuto fare i conti con pretese assurde quando si è messa alla ricerca di un lavapiatti e alla fine ha preso un giovane senegalese - non è un caso isolato. «Anche a me», riprende Bertolotti, «sono capitate situazioni simili». Gestisce uno stabilimento balneare: «Quasi sempre le prime domande che fanno al colloquio sono su giorno libero, retribuzione e ferie. Mi è capitato anche che mi sia stato chiesto se si lavora anche il giorno di Ferragosto, quello in cui c'è il maggior numero di bagnanti».
Le ragioni
Il problema, secondo Bertolotti, è che manca la cultura del lavoro. «Un docente dell'Università di Cagliari, Vittorio Pelligra, ha dimostrato il collegamento tra la capacità di produrre economia e la formazione scolastica». Cosa che qui non accade. «Non si riesce a formare figure professionali adeguate alle necessità del mercato. Un esempio paradossale è rappresentato dal settore turistico nel quale abbiamo difficoltà anche a trovare personale che parli l'inglese». E poi c'è un altro problema. «Novità come il recente reddito di cittadinanza non stimolano certo la ricerca di lavoro». Secondo Bortolotti, insomma, «in tanti non cercano un lavoro, vogliono soltanto uno stipendio».
Il ristoratore
Giorgio Ferretti gestisce da dieci anni ristoranti in tutta l'Isola (l'ultima sua creatura è stata la Taverna dei matti). «E certe richieste assurde», racconta, «sono all'ordine del giorno». Candidati “improbabili” come l'aspirante lavapiatti che si presenta con le unghie lunghissime? «Una volta si è proposto un cuoco che aveva i capelli sporchi in modo incredibile: impossibile assumerlo». La maggior parte, spiega, è però rappresentata da lavoratori seri. «Ma, purtroppo, sono in tanti quelli che lavorano solo il tempo minimo indispensabile per avere l'assegno di disoccupazione».
L'oste
Una situazione rilevata anche da Giancarlo Dessì dell'Osteria paradiso. «Nessuna richiesta folle», svela, «ma più di uno mi ha chiesto di lavorare in nero per non perdere il diritto alla disoccupazione. Non voglio giudicare nessuno: mi rendo conto che, con il lavoro sempre più precarizzato, in tanti cercano di arrangiarsi». Eppure - questo è il paradosso - i lavoratori sardi godono di grande considerazione. «Quando vanno fuori sono ricercatissimi perché viene riconosciuta loro grande abnegazione. Ecco, non capisco la ragione per la quale vanno via: certo, ci sono stipendi più alti. Ma spendono un sacco di soldi per affitti e trasporti. Alla fine, se restano, guadagnano di più».
I pub
Lele Frongia gestisce una serie di locali che hanno target giovane. «Nei locali del settore della Penisola», interviene, «c'è una sorta di “caccia al sardo”. C'è un pregiudizio assolutamente positivo nei nostri confronti». Qui, invece, sembrano trasformarsi. «A me, comunque, non è capitato niente di particolarmente strano: certo, qualcuno non voleva lavorare in certi orari. Ma si è trattato di casi sporadici».
Marcello Cocco