Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lo scirocco fa trecentomila euro di danni

Fonte: L'Unione Sarda
24 aprile 2019

POETTO. La tempesta di vento provoca perdite consistenti soprattutto ai gestori di alcuni stabilimenti balneari

 

Cabine e muri distrutti all'Ottagono e al Lido. Pedane, sdraio e ombrelloni spariti all'Emerson 

 

Trascorse ventiquattr'ore, la mareggiata di lunedì ha lasciato ben visibili le ferite sul Poetto e sulle attività commerciali che vivono del movimento sulla spiaggia. E mentre il mare ha cominciato ad arretrare, con cagliaritani e turisti costretti a evitare detriti, fango e vegetazione spinti sulla passeggiata dallo scirocco, i proprietari dei baretti hanno avviato la conta dei danni. Un primo provvisorio calcolo tocca quota 300 mila. Non per i baretti, che hanno preventivato spese per alcune migliaia di euro destinate a verniciature, impregnanti per il legno, sostituzione di travi, pali, sdraio. «Abbiamo vissuto situazioni peggiori», giura Donatella Marongiu dal Twist, secondo cui il vero problema è stato il drastico «calo di presenze» in un weekend festivo. Gli incassi si sono ridotti «del 50 per cento» rispetto alle attese, sostiene Antonio Congera del Capolinea. «Anche del 60» secondo Samuele e Sandro dell'Oasi. Più pesanti i danni per ristoranti e stabilimenti balneari, dove si parla di esborsi sino a 100 mila euro (Ottagono), 80 mila (Lido) e non inferiori a diverse decine di migliaia (Emerson).
Il lago e la gobba
Nei tre chilometri dall'Aurora di Marina Piccola all'Ottagono, confine con Quartu, il tratto più colpito apparentemente è l'ultimo, dall'ippodromo in giù. Della spiaggia ieri rimaneva una striscia centrale a separare il mare da un grande lago interno arrivato fin sotto i chioschi. Tra le pozze di fango galleggiavano sedie, bidoni della spazzatura, plastica, carta, ombrelloni. Eppure le strutture non hanno avuto conseguenze importanti. «Basta sapersi organizzare prima», sottolineano all'Iguana. Del resto la salsedine va combattuta «ogni anno», sottolinea Congera. Però due giorni festivi sono andati, e così potrebbe accadere il 25 aprile (domani) e il primo maggio: «La sabbia non drena l'acqua come una volta, per tornare nella norma servono sette giorni durante i quali nessuno verrà in spiaggia», il commento del titolare del Capolinea. Punto dolente sarebbe quella «gobba» creata dal ripascimento (2002) e «regolarmente scavalcata dal mare, che si ferma nei punti più bassi». Vicino a chioschi e strada.
Muri e cabine distrutti
L'Ottagono deve rimarginare ferite più profonde. «I danni non sono calcolabili ora», ragiona il titolare Riccardo Angelo, «l'acqua ha buttato giù muri e pali in legno, sollevato il pavimento, abbattuto cento cabine. Tra qualche giorno sapremo, di sicuro spenderemo non meno di centomila euro. Eravamo pronti alla stagione, volevamo anticipare. Ma non ci faremo scoraggiare. Siamo lavoratori». Spese elevate anche al Lido: «Circa 80 mila euro» secondo Angelo Cerina, una stima di massima. Ci sono danni agli impianti «idraulico ed elettrico», alla «muratura, alle cabine, agli arredi. La stagione però non è a rischio, ci rimboccheremo le maniche». All'Emerson l'acqua «ha buttato a terra 150 piante e portato via 40 pedane in legno, i giochi del baby parking, pali, ombrelloni», fa sapere Alessandro Murgia, «dovremo attendere che l'acqua sparisca: serviranno 10 giorni, poi la spiaggia sarà da pulire. Dovremo ordinare l'attrezzatura nuova, apriremo senza. Faremo fronte ai nuovi debiti. Sapevamo della mareggiata, ma non che avesse questa portata. E sarà sempre peggio».
«Capita ogni anno»
Opinione non condivisa da molti colleghi. All'Oasi ricordano l'ondata «del 2016, molto peggiore. Capita ogni anno». Al Twist quella del «gennaio 2017, che aveva creato danni veri. Questa volta sono solo calati i clienti». Conseguenze minime, oltre a un minore afflusso, per Malibù, Lanterna Rossa, Palm Beach, Fico d'India, Dolce Vita, Miraggio e Corto Maltese. Al Nilo ci sono da sistemare «alcune pedane e un gradino», spiega Gabriele Amelio. Ora, dicono all'Oasi, «non resta che sperare nel 25».


Andrea Manunza

 

Legambiente

«Riduciamo
le strutture
in mattoni»

Il problema del Poetto non sono le mareggiate, «cicliche», ma la presenza di «elementi rigidi», cioè gli stabilimenti in muratura «creati 50 anni fa secondo le logiche di allora». Vincenzo Tiana è presidente del comitato scientifico di “Legambiente Sardegna” ed è sicuro: «Se non si cambia la situazione», di questo passo «tra 10 o 15 anni il mare allagherà la spiaggia e intaccherà quelle strutture. Basta guardare al porto di Capitana, dove ha buttato giù il muro di difesa».
Tiana poi lascia intendere quale sia la soluzione a suo parere. «Le mareggiate arrivano sino ai baretti e alla strada. Con i venti che arrivano dal Meridione entrano in sofferenza proprio gli stabilimenti», costruiti sulla spiaggia, dunque servirebbero «due operazioni: rafforzare il sistema ambientale estendendo il sistema dunale, e aiutare in prospettiva la natura a fronteggiare le mareggiate riportando tutto al giusto equilibrio. Come? Riducendo le strutture murarie nel giro di qualche anno». Soluzione che certo non vedrebbe d'accordo i proprietari. (an. m.)