Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tutte le spine del “porta a porta”

Fonte: L'Unione Sarda
23 aprile 2019

LA PROTESTA. Decine di lettere in redazione per il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti

 

Le buste abbandonate dappertutto diventano il pasto di topi e gabbiani 

 

C'è chi, come Alessandro Lilliu, ironizza e, parlando dai microfoni di una surreale Tele Casteddu, intervista Beatle, Jonathan Livingstone e Jerry: la blatta, il gabbiano e il topo sono felici perché hanno il cibo a portata di mano. E chi, invece, come Pierpaolo Nieddu, si infuria perché, a suo modo di vedere la situazione, con la raccolta porta a porta la città è diventata più sporca. E anche chi, come un altro lettore anonimo, protesta per gli orari dei conferimenti nel quartiere di San Benedetto. Sono solo alcune delle lettere giunte in redazione: tanti cagliaritani non digeriscono il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti.
Le proteste
Il forte vento di scirocco che soffia in questi giorni in città peggiora la situazione: ieri, per esempio, qualcuno ha avuto la poco brillante idea di tagliare i lacci che tenevano uniti i rifiuti lasciati da una pizzeria di viale Regina Elena. I cartoni, spinti dal vento, hanno invaso la strada. Ma la colpa non è certo del sistema di raccolta: il problema è che tanti incivili non si sono ancora rassegnati alla differenziata.
I quartieri popolari
La risposta arriva da una strada, via Seruci, che spesso balza agli onori della cronaca per vicende di droga. Eppure da una finestra al primo piano dove chiacchierano tra loro tre giovani arriva una lezione di educazione civica. «Differenziare i rifiuti», affermano, «è indispensabile». Eppure, proprio a pochi metri da loro, c'è, a fianco ai regolari mastelli, una discarica. «Perché», spiegano, «un solo mastello per l'umido per sessanta famiglie è troppo poco. E poi c'è un altro problema: in tanti parlano male di via Seruci. Ma, quando vanno al mercato di via Quirra, parcheggiano proprio qui. E ne approfittano per scaricare i loro sacchetti». Soluzioni? «A parte l'educazione, qui ci sono tanti ragazzi che sono disperati perché sono senza lavoro. Perché non metterli a lavorare raccogliendo questi rifiuti?».
I gabbiani
Magari potrebbero essere usati anche in via Ogliastra: davanti a una palazzina popolare, si forma regolarmente una discarica. Viene ripulita ma, nel giro di pochi giorni, diventa di nuovo un “all you can eat” per gabbiani. «Ormai», sospira Davide Deliperi, il parrucchiere che ha la bottega all'incrocio tra via Ogliastra e via Anglona, «non posso più aprire una delle finestre del negozio». Ci ha tentato in tutti i modi. «Per un periodo ho, addirittura, parcheggiato la mia auto in sosta vietata proprio per impedire che venissero buttati i rifiuti nel corridoio che porta verso il mini condominio. È stato tutto inutile». E, mentre parla, plana dal palazzo di fronte un gabbiano: annusa le buste e, individuata quella in cui c'è cibo, la buca con il becco. «Tra un po'», aggiunge un passante, «quando la busta sarà aperta, arriverà il resto della famiglia. Tra l'altro, tutti sanno chi è che lascia lì la spazzatura. Ma nessuno fa niente».
La città
Ma i problemi non riguardano soltanto i quartieri popolari. A San Benedetto si protesta per gli orari del conferimento. E, come accade nelle scalette che da piazza Salento portano in via Bacaredda, si formano mini discariche. Forse il fatto che ancora qualcuno non si è ancora abituato al porta a porta? Purtroppo no. La risposta arriva da Villanova dove, invece, il nuovo sistema di raccolta è in vigore già da più di quattro mesi. L'angolo tra vico V San Giovanni e via San Giacomo viene regolarmente ripulito. E, altrettanto regolarmente, viene riempito di rifiuti di ogni genere. Di sicuro, domani anche di plastica: il Comune ha comunicato l'impossibilità di raccogliere questa frazione di rifiuti dal momento che gli impianti che li ricevono sono chiusi.
Marcello Cocco