Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Redditi, c'è un abisso tra paesi e città

Fonte: L'Unione Sarda
4 aprile 2019

IL RAPPORTO.

Frattura economica in Sardegna certificata dai dati del ministero Redditi, c'è un abisso tra paesi e città Cagliari in vetta con più di 23mila euro. Sotto i 15mila 317 Comuni Il rapporto sul reddito pro capite degli italiani del 2017, pubblicato alcuni giorni fa dal ministero dell'Economia e delle Finanze, racconta la solita Italia a due velocità: il Nord che continua ad arricchirsi e il Sud che si impoverisce ancor di più. Fin qui niente di nuovo. Semmai stupisce, anche molto, che a trainare verso l'alto l'economia del Paese siano le città con più di 100 mila abitanti. Naturalmente, a discapito di quelle meno popolate. Vale, relativamente, per il Nord ma vale, soprattutto, per il Mezzogiorno.
La classifica
E la Sardegna non fa eccezione. Cagliari primeggia nella classifica dei Comuni isolani con 23.279 euro di reddito medio, seguita da Sassari (19.500), Oristano (19.495), Nuoro (19.315) e, buon ultima, Carbonia (17.071). Nella fascia tra 18 e 21 mila euro, appena dieci Comuni, 49 quelli tra 15 e 18 mila, il resto - cioè gli altri 317 - stanno sotto i 15 mila euro di reddito annuo con la punta minima di 9.507 (Pauli Abarei).
Gli agglomerati urbani
«Intanto, occorre tener conto che nel capoluogo sardo sono concentrati gli uffici della pubblica amministrazione - spiega Carla Massidda, docente di Politica economica dell'Università di Cagliari - un aspetto importante per un controllo del reddito più semplice. Nei piccoli centri dell'interno, proprio per il tipo di economia, in prevalenza agricola e artigianale, è più difficile calcolare i redditi. E poi, in ogni caso, c'è un discorso di agglomerazione dell'area urbana che crea inevitabilmente un divario con il resto del territorio. È un po' come quello tra Nord e Sud d'Italia».
I poveri “paesini”
L'osservazione è confermata da Egidio Cadau, assessore alle Politiche giovanili di Pauli Arbarei: «Nel nostro paese tutto ruota attorno al settore agropastorale. Interi nuclei familiari che sopravvivono mandando avanti piccolissime aziende. Inoltre, il fatto che oltre il 60 per cento della popolazione è composta da over 65, quindi pensionati, fa capire quanto la produttività e, di conseguenza, l'incremento del reddito sia oggettivamente impossibile».
Squilibri geografici
Anche Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente dell'Anci Sardegna, non può non notare il “distacco” tra aree povere e aree ricche che i dati del Mef mettono impietosamente in evidenza. «Lo studio è molto interessante - dice Deiana - e dimostra lo squilibrio, anche economico, che esiste rispetto al luogo in cui risiedi. Le disuguaglianze sono certamente sociali - la ricchezza è concentrata sempre più in poche mani - ma anche “geografiche” ovvero concentrata in pochi luoghi, quelli con più popolazione e maggiori opportunità».
Offerta di servizi
Il sindaco aggiunge: «Nelle città confluiscono le grandi imprese private, ma anche un sistema pubblico imponente, civile e militare, che gonfia il reddito pro capite: le città sono il luogo delle grandi disuguaglianze. Mentre in un paese c'è una maggiore simmetria sociale: non troppi ricchi e non troppi poveri. La disuguaglianza geografica si esplica spesso in maniera differente dall'aspetto meramente economico: per esempio, sui diritti alla salute e all'istruzione. Ma anche sull'accesso a servizi culturali che in un piccolo centro sono difficilmente fruibili come cinema, teatro, concerti. Si dovrebbe iniziare ad attivare politiche forti che combattano le disuguaglianze. Sia quelle economiche e sociali che quelle geografiche e territoriali».
Investimenti
Il punto, però, è un altro. E riguarda anche le risorse che vengono investite nel territorio sia dal pubblico che dal privato. Anche qui, a fare la voce grossa, sono le grandi città e le aree metropolitane. «È normale - dice Andrea Soddu, sindaco di Nuoro e presidente del Cal (Consiglio delle autonomie locali) - anche se il Fondo unico per gli Enti locali privilegia i piccoli centri rispetto a quelli più grossi. Questo non si traduce in reddito ma in servizi al cittadino». Una consolazione: la Sardegna, tra le regioni del Mezzogiorno, è quella con il reddito pro capite più alto.
Vito Fiori