Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I misteri di Sant'Avendrace Antiche mura, gioielli e migliaia di ossa riemergono dagli scavi

Fonte: L'Unione Sarda
30 marzo 2019

IL CASO.

Eccezionali scoperte archeologiche durante il restauro della chiesa I misteri di Sant'Avendrace Antiche mura, gioielli e migliaia di ossa riemergono dagli scavi 

Più che un restauro un tuffo nel passato, un'occasione ghiotta per scrivere un'importante pagina di storia della città e di una chiesa, Sant'Avendrace, per molti aspetti ancora misteriosa. «Molto meno studiata e indagata rispetto ai templi di Sant'Efisio o San Lucifero», dice il parroco don Alessandro Simula. «È la vera Cenerentola delle chiese cagliaritane».
La passione
Per questo archeologi, architetti e paleontologi del Comune e della Soprintendenza che stanno lavorando nel tempio dedicato al quinto vescovo di Cagliari, martire cristiano morto nell'87 dopo Cristo, procedono con la gioia e la passione di chi ha la consapevolezza di poter scoprire e regalare preziosi tasselli al grande mosaico della storia cagliaritana. Gli scavi per mettere in sicurezza Sant'Avendrace stanno facendo il miracolo . Sono così venute alla luce, sotto la navata con archi a sesto acuto e le cappelle laterali sormontate dalle volte a botte, i primi reperti. Tra questi c'è la base di una colonna ma anche diversi muri, uno dei quali, liberato dalla terra, mostra un intonaco colorato, forse di epoca romana, che andrà esaminato con attenzione nei prossimi giorni. «È una chiesa antichissima, Sant'Avendrace, di cui si sa davvero poco o nulla», dice l'architetta del Comune e direttrice dei lavori, Maria Luisa Mulliri. «Ogni giorno abbiamo nuove informazioni che ci permetteranno di ricostruire, almeno in parte, la vera storia del tempio» che è sorto in un ambiente ipogeico, ai piedi della necropoli di Tuvixeddu.
Area cimiteriale
Nelle diverse cappelle laterali gli operai dell'impresa siciliana Tecno Costruzioni guidati dall'archeologo Vincenzo Ippolito, che si è aggiudicata l'appalto, stanno riportando in superficie numerosissime ossa umane di uomini, donne e bambini che vennero sepolti nell'area cimiteriale ricavata all'interno di Sant'Avendrace. «Sono nelle tombe a pozzetto dove venivano accolti fino a dieci cadaveri», racconta l'architetto Terenzio Puddu. «Le sepolture all'interno della chiesa erano spesso riservate a famiglie benestanti, al di fuori gente comune, gente del popolo».
Gli archeologi hanno anche individuato la Cappella della Confraternita, dove venivano ospitati i corpi di confratelli e consorelle.
I reperti ossei
Scheletri, crani e ossa, dopo il lavoro stratigrafico per non disperdere i dati, saranno trasferiti alla Soprintendenza ed esaminati dall'antropologa Francesca Candilio. «Sarà un lavoro delicato, indispensabile per la loro datazione», spiega la ricercatrice, «uno studio che non potrà fare affidamento soltanto sui risultati spesso imprecisi ottenuti col carbonio 14 ma dovrà contemplare diverse ricerche storiche nell'Archivio Diocesano e nel Registro Vescovile». Insomma, un'indagine che dovrà anche passare al microscopio gli altri preziosi reperti come monili e piccoli gioielli.
L'attesa
Insomma, occhi puntati su Sant'Avendrace, la chiesa della borgata che un tempo fu dei pescatori e che successivamente fu al centro di molti interventi di restauro. Opere che paradossalmente hanno reso difficile la datazione originaria e una precisa collocazione. «Gli interventi - chiarisce l'assessore ai Lavori pubblici, Maurizio Chessa - dovranno essere ultimati nel gennaio del 2020 e la chiesa sarà restituita ai fedeli. Le scoperte potrebbero far dilatare i tempi di consegna».
Andrea Piras