Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Comunali ed Europee, sfuma l'election day Ipotesi 16 giugno per le amministrative

Fonte: L'Unione Sarda
26 marzo 2019

Difficile far coincidere le date: lo slittamento costerà 4 milioni

 

Tutti gli indizi portano al 16 giugno: è quella la data più probabile in cui 29 Comuni sardi saranno chiamati al voto. Con eventuale ballottaggio al primo luglio per i cinque centri con più di 15mila abitanti, ossia Cagliari, Sassari, Alghero, Monserrato e Sinnai. È un labirinto di date, obblighi di legge e scadenze politiche, il percorso che porta alle elezioni amministrative. Per farle coincidere con le Europee del 26 maggio i tempi non giocano a favore del presidente Solinas, chiamato alla convocazione dei comizi elettorali: lo slittamento è quasi certo. Secondo i primi calcoli ufficiosi, l'organizzazione separata costerebbe circa 4 milioni in più ai Comuni.
Gli incastri
All'origine di questa situazione c'è il ritardo della proclamazione ufficiale degli eletti in Consiglio regionale. Uno slittamento di 24 giorni che ha ristretto i tempi, tanto da far sfumare la possibilità dell'election day a maggio. Per convocare i comizi elettorali, infatti, serve una Giunta in carica, che deve giurare in Consiglio regionale; quest'ultimo a sua volta deve individuare un presidente dell'assemblea e votarlo durante la prima seduta.
Il calendario
Le elezioni devono essere convocate 55 giorni prima della data del voto. Lo fa il presidente della Regione, dopo l'approvazione di una delibera della Giunta. Il presidente c'è, la Giunta no e dovrebbe entrare in carica entro il primo aprile, ultimo giorno disponibile per andare al voto il 26 maggio. Scadenza difficile da rispettare, visti gli impegni urgenti di Solinas sulla continuità territoriale (anche se il viaggio a Bruxelles è saltato).
Non solo: gli assessori, per assumere la carica, devono giurare durante la seduta del Consiglio regionale. Anche in questo caso a scontrarsi con l'aspetto puramente politico sono le regole: l'assemblea dev'essere convocata dal governatore, non oltre 20 giorni dalla proclamazione (avvenuta il 20 marzo) e con almeno cinque giorni d'anticipo rispetto alla data della seduta. Ragionevolmente, l'assemblea non si riunirà prima del 2 aprile; e potrebbe anche slittare al 4.
Il centrodestra, per altro, dovrà entrare in aula con le idee chiare, almeno sulla presidenza del Consiglio regionale, perché l'elezione di questa carica è il primo adempimento dell'aula.
Senza commissario
Ai Comuni che vanno al voto si è aggiunto Cagliari, dopo le dimissioni di Massimo Zedda. Quando un sindaco lascia, devono trascorrere 20 giorni (durante i quali le dimissioni possono essere revocate); alla scadenza è obbligatorio nominare un commissario. Nel caso di Cagliari, la data del commissariamento è il 31 marzo.
Ma perché questo accada è necessaria una delibera proposta dall'assessore regionale agli Enti locali, che ancora non è stato nominato. E gli uffici regionali hanno interpretato la legge nel senso che alla proclamazione degli eletti decadesse automaticamente la Giunta uscente.
L'occasione
Inevitabile che dietro il rinvio delle amministrative ci sia per i partiti la possibilità di ragionare con maggiore calma. In questo ragionamento pesa il fatto che si è aggiunta Cagliari. Per il centrosinistra è l'occasione di capire se e come organizzare le primarie (non solo nel capoluogo regionale, eventualmente) con qualche settimana in più.
Per il centrodestra l'occasione è riuscire a separare gli ingranaggi che governeranno la formazione della Giunta e i ruoli all'interno del Consiglio regionale. Nessuno si azzarda a fare pronostici o prendere posizione in attesa dell'ufficialità del rinvio: solo i Riformatori, dopo l'incontro con Solinas, hanno sottolineato «l'effetto negativo» di chiamare i sardi alle urne così tante volte.
Matteo Sau