Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Telelavoro, l'ufficio a casa propria:

Fonte: L'Unione Sarda
21 febbraio 2019

COMUNE. 

L'impiegata: «L'ente risparmia e ho più tempo per i miei due figli» Telelavoro, l'ufficio a casa propria:
«Sbrigo più pratiche e vivo meglio» Tre giorni su cinque la scrivania di Marcella Tronci è in soggiorno

«La pratica edilizia è respinta perché è intestata a lei, ma i lavori sono condominiali». È collaborativa, al telefono con un amministratore di condominio, l'impiegata comunale del Suape (Sportello unico attività produttive ed edilizia) Marcella Tronci: «Corregga il modulo», rassicura il cittadino che ha telefonato al suo numero interno del palazzo del Comune in via Sonnino. Non sa che invece gli risponde da casa, alla Fonsarda, davanti a un computer connesso al Municipio. E che la telefonata è deviata sul pc. «Tre giorni a casa, con lo stesso numero di ore ma gestite da me, e due giorni in ufficio: sono rinata, accompagno i figli a scuola e ho ripreso a fare sport», i suoi vantaggi. Poi ci sono quelli dei cittadini: «La produttività col telelavoro aumenta fino al 40 per cento, perché nessuno ci interrompe». Infine, il Comune risparmia energia elettrica e i buoni pasto nei giorni del rientro. Al dipendente non infligge i tempi di percorrenza, le spese per il carburante e lo stress della guida e della ricerca di un parcheggio. L'esperimento, voluto dall'assessore al Personale, Danilo Fadda, è terminato: al Comune, il telelavoro ora esiste.
La rivoluzione
Marcella Tronci, 46 anni, di Orroli, due figli (bambina di 11 anni e maschio di 9), il cui marito Mauro Dessì (49 anni) è operatore telefonico turnista della Telecom, sorride. «Controllo le pratiche inviate al Suape», spiega, «e le approvo se sono in regola, le sospendo se servono integrazioni o le respingo se sono irricevibili». Un lavoro che si può svolgere agevolmente da casa, ma non in tutti i settori è possibile: non all'Anagrafe, ad esempio, dove il cittadino è allo sportello. «Ciò che riguarda autorizzazioni edilizie o commerciali», ricorda l'impiegata, «dev'essere presentato in modo telematico. Che siamo a casa o in ufficio, nulla cambia».
Autogoverno del tempo
«Ho a disposizione un arco orario dalle 6 alle 22: inizio alle 7, sospendo alle 8 per portare i figli a scuola se mio marito è in turno, alle 8.40 riprendo e finisco alle 13.40. Meraviglioso». Nei giorni in cui deve lavorare non sei, ma nove ore, ne aggiunge tre nel pomeriggio: «Ma scelgo io quando: sbrigo le pratiche in arrivo nei miei orari». E la famiglia? «I bambini sanno che, se sono al pc, è come se fossi in ufficio e non devono disturbare, ma per qualunque imprevisto sono qui». In una schermata, ci sono le domande in arrivo: «Abbiamo lavoro arretrato, come quasi tutti i grandi Comuni: ogni giorno evadiamo le nuove richieste e ne smaltiamo un po' di vecchie, e pian piano stiamo eliminando il pregresso». Squilla il telefono: «Suape buongiorno». Stavolta le chiedono di una pratica sospesa da una collega: «Deve risolvere con lei, le do il numero. Comunque, manca il certificato di collaudo dell'impianto di riscaldamento: lo invii telematicamente ed è fatta». Tronci non ha diritto ai permessi per visite mediche, visto che si gestisce l'orario da sé, né potrebbe chiedere i permessi della legge 104 per congiunti bisognosi di assistenza. Ed è più sana: «Se ho un po' di febbre lavoro ugualmente, mentre prima non andavo a fare l'untrice in ufficio: tutti abbiamo diminuito i giorni di malattia. Se lavoro fino alle 22, e un cittadino invia una pratica telematica alle 20, subito la ritrova accettata». Miracoli del telelavoro e dei suoi orari autogestiti «come la mia vita: di mamma e lavoratrice».
Luigi Almiento