Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E se via Roma finisse sott'acqua?

Fonte: L'Unione Sarda
15 febbraio 2019

LO STUDIO. Il presidente dell'Authority Deiana: «Se necessario alzeremo le banchine»

 

Secondo l'agenzia Enea fra 80 anni il livello del mare salirà di un metro 

 

Nel 2100 la città finirà sott'acqua? No, non esattamente. Ma fra ottant'anni il livello del mare salirà di un metro e, in mancanza di barriere sufficienti a contenerlo, si prenderà ampi spazi di terra. Lo dice l'Enea - agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile - in uno studio sugli effetti che i cambiamenti climatici avranno sulla morfologia delle coste. Nella sezione dedicata ai porti, Cagliari occupa il terzo posto tra le 21 città esaminate. Sia chiaro: per gli scienziati non c'è nessuna catastrofe all'orizzonte, quello previsto non sarà uno tsunami ma un processo graduale che tuttavia dovrà essere monitorato per dare la possibilità agli enti che ne hanno competenza di costruire infrastrutture adeguate a evitare il peggio.
Gli scienziati
La ricerca nazionale coordinata dall'esperto Fabrizio Antonioli, in Sardegna è stata eseguita dal professore universitario di Geomorfologia Paolo Orrù. «Nessun allarmismo, ma il confronto di numerosi modelli consente di evidenziare due fattori: da una parte c'è un movimento che spinge la Terra verso il basso e dall'altra l'innalzamento del livello del mare. La combinazione di questi elementi porterà ai risultati indicati nello studio di Enea. La zona più esposta è quella della laguna di Santa Gilla. Quanto accaduto il 10 ottobre scorso durante il nubifragio con il crollo del ponte non è stato altro che il primo segnale del cedimento del cordone del litorale». La lettura è la stessa offerta da Antonioli che spiega: «Abbiamo eseguito l'analisi su richiesta della Confcommercio che intende procedere a una riprogettazione dei porti anche a Cagliari e, dunque, questi dati sono importanti per costruire infrastrutture idonee. Ma io mi occupo di scienza non di ingegneria».
L'autorità portuale
Il presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana non sembra affatto preoccupato. «Prima di tutto diciamo che se anche il livello dell'acqua salisse di un metro non sarebbe una catastrofe perché i banchinamenti vanno dai due ai tre metri, quindi ci sarebbe un ampio margine. E poi, questa previsione ci dice che se tra 80 anni avremo un metro d'acqua in più, tra 40 anni il livello salirà di 50 centimetri. A quel punto avremo tutto il tempo per organizzarci e sollevare ancora le barriere di contenimento». La teoria difensiva non convince Antonioli che aggiunge un altro dato: «All'innalzamento del Mediterraneo bisogna aggiungere l'aumento già registrato dell'altezza d'onda massima e delle maree». Gli fa eco Orrù: «L'ondometro della Saras ha indicato un aumento dei fenomeni d'onda».
Il biologo
«Non è una previsione del tutto nuova, già nel 2007 i modelli scientifici avevano descritto una situazione simile», chiarisce Antonio Pusceddu professore di Ecologia. «Quando accadrà sparirà il Poetto perché il mare si congiungerà alle Saline, via Roma andrà sott'acqua e Giorgino sarà sommerso, d'altronde si vede già che la spiaggia si è ridotta».
Fuori dal coro
«Cagliari sott'acqua di un metro in 80 anni. No, ad oggi non ci sono dati certi ma solo modelli. Le coste hanno una grande capacità di resilienza e di adattamento se si lascia loro lo spazio vitale naturale», Sandro Demuro è professore di Geografia fisica e Geomorfologia all'Università e sulle previsioni dei colleghi appare scettico. «I cambiamenti climatici meritano la giusta attenzione, ma quel che accadrà non è affatto scontato. A livello globale è previsto un innalzamento del mare, ma nel Mediterraneo con l'aumento delle temperature potrebbe prevalere, nel primo periodo, il fenomeno dell'evaporazione come spesso è successo nel tempo geologico. Pur non trascurando lo scenario di cambiamento climatico globale, sarebbe più utile preoccuparsi delle azioni dell'uomo che quotidianamente danneggiano le nostre coste, come la progressiva urbanizzazione e l'uso delle ruspe per rimuovere la posidonia. Di questo passo l'erosione antropica produrrà più inondazione della variazione climatica», conclude Demuro.
Mariella Careddu