Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Proposta del consigliere comunale di minoranza Federico Ibba «Chiudete “Cagliari free zone”»

Fonte: L'Unione Sarda
17 gennaio 2019


PORTO CANALE.

Proposta del consigliere comunale di minoranza Federico Ibba «Chiudete “Cagliari free zone”» La società dovrebbe gestire la Zona franca, che però non esiste 

« Cagliari free zone è una scatola vuota, va immediatamente chiusa e al suo posto creata una società in grado di rilanciare il Porto canale». Il consigliere comunale Federico Ibba ha le idee chiare sul destino dell'ente che dovrebbe gestire l'area con fiscalità agevolata individuata nel Terminal container del Porto canale. «Il nostro competitor è Tangeri, se vogliamo sopravvivere è fondamentale investire molte più risorse e intercettare il mercato asiatico».

L'analisi
Nei giorni scorsi la Commissione bilancio, della quale Ibba fa parte, ha ascoltato la relazione di Giovanni Corona, amministratore unico di Cagliari free zone (50 per cento del Cacip, partecipata del Comune, 50 per cento dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna). Sul tavolo la Zona franca, argomento tornato di attualità con la modifica del piano regolatore del Porto canale che individua l'area dove dovrebbero sorgere le infrastrutture. «Cagliari free zone ha subito 18 anni di boicotaggi: senza soldi né obiettivi. È inutile che ora Regione e Cacip mettano a disposizione poco più di 2 milioni di euro per la Zona franca». Una somma irrisoria - secondo Ibba - per far concorrenza a un porto ben più strutturato come Tangeri».
La proposta
Chiudere Cagliari free zone per il consigliere di minoranza è un passo obbligato. L'obiettivo Zona franca non va però abbandonato, anzi. «Va creata una società per azioni che preveda, attraverso un bando di gara internazionale, la partecipazione di imprenditori privati. Realtà come Amazon, Ali Express o altri devono avere la possibilità di acquisire quote». Senza soldi non si va da nessuna parte. «La Regione deve mettere a disposizione, attraverso il Cacip, risorse vere e consistenti per realizzare le infrastrutture. Sei ettari (l'area prevista nel Terminal container) sono un'inezia. Se vogliamo conquistare il mercato asiatico abbiamo necessità di almeno cento ettari. Tangeri - aggiunge Ibba - nel frattempo che discutiamo ha realizzato nel suo porto un'area a fiscalità agevolata (con le relative strutture) vasta ben 300 ettari».
L'emergenza
Che Cagliari free zone abbia necessità di essere rivista lo afferma anche la Corte dei Conti che nel 2016 intima all'Autorità portuale di cedere le sue quote. Il Cacip, per quel 50 per cento di azioni, offrì all'Authority una cifra considerata irrisoria (circa 250 mila euro) e la cessione sfumò. Nel 2017 arrivò la riforma Delrio che fece finire la vicenda nelle sabbie mobili della burocrazia. «Per ora stanno solo erodendo il capitale sociale. È pericoloso», avverte il consigliere di minoranza.
Il capitale sociale nel 2016 era di 280 mila euro, nel 2015 la perdita è stata di 80.826 euro e nel 2016 di 81.614 euro. Se continua così il futuro è facilmente prevedibile.
Andrea Artizzu