Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«L'al di là è l'ultimo residuo di religione in una società ormai secolarizzata»

Fonte: L'Unione Sarda
30 novembre 2018

Il filosofo Umberto Galimberti a Cagliari al Festival Lei

 

 

Quando parla Umberto Galimberti succedono due cose inusuali: si raccoglie intorno a lui un folto numero di giovani, l'interesse della sala non conosce la minima flessione per tutta la durata dell'incontro. Non era dunque un caso se martedì sera l'Auditorium comunale, in piazzetta Dettori a Cagliari, era così gremito. Oltretutto per una lectio magistralis che aveva per titolo “L'al di là, vero discrimine tra le due radici dell'Occidente”, in assonanza con il tema di questa edizione del Festival Lei.
Ci voleva un filosofo, psicoanalista e decente universitario come Umberto Galimberti, appunto, per realizzare questo piccolo miracolo. Membro ordinario dell'International Association of Analytical Psychology, e autore di opere seminali come “Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica” o “Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto”, Galimberti è partito dalle riflessioni del filosofo tedesco Nietzsche - acuto distruttore delle certezze innalzate dal pensiero occidentale fino al Positivismo, e altrettanto geniale anticipatore dello spaesamento novecentesco - per poi muoversi sul sottile crinale sospeso fra terra e cielo, tra fisica e metafisica, lungo il quale sono germogliate alcune fra le idee più sovversive per interpretare il mondo.
Come si è evoluta l'idea di “al di là”, nel corso della storia?
«I greci non avevano alcun culto dell'al di là, erano fedeli alla natura, al cosmo, prendevano sul serio la morte perché non ritenevano che esistesse una vita in nessuna altra forma. Per i cristiani l'al di là è l'orizzonte di una seconda vita in cui si prefigura la salvezza. L'ottimismo del cristianesimo è lo stesso della scienza, ma anche di Freud e Marx. Per il cristianesimo il passato si identifica con il peccato originale, il presente è la redenzione mentre il futuro appartiene alla salvezza. Per la scienza il passato è ignoranza, il presente è ricerca, il futuro è progresso. Secondo Freud la triade si sviluppa dal trauma e dalle nevrosi fino alla guarigione attraverso l'analisi; per Marx alle ingiustizie sociali seguono l'esplosione delle contraddizioni del capitalismo e un futuro di giustizia sulla terra».
C'è ancora spazio, nel nostro tempo, per il concetto di “al di là”?
«Sì, se consideriamo il piano sentimentale: per i vivi, per chi rimane, è di conforto immaginare che la persona cara non abbia completamente cessato di esistere. Si tratta dell'ultimo residuato della religione in una società secolarizzata, un modo per attenuare la sofferenza anche in quelli che non credono, ma che continuano a rivolgersi ai morti pur negando, sul piano razionale, la loro esistenza».
Quanto incide l'età della tecnica in cui viviamo, su questa visione?
«La tecnica non contempla un al di là poiché non è regolata da un'idea di sviluppo, di potenziamento o di scopo; non offre scenari di salvezza, si basa soltanto sul criteri di efficacia e funzionalità. La tecnica (da non confondere con la tecnologia) rischia di metterci in una gabbia di razionalità senza più amore né dolore, senza sogni né visioni, ossia tutto quello che costituisce l'essenza dell'essere umano. Questo rende il raggiungimento della felicità - intesa da Aristotele come autorealizzazione - impossibile, perché l'individuo è solo una funzione del sistema in cui è inserito».
Anche il dolore che si fa malattia muta di conseguenza.
«La depressione oggi ha cambiato forma, non deriva più dal senso di colpa ma da quello di inadeguatezza: il mancato raggiungimento dell'obiettivo genera ansia e inquietudine. Il 55 percento degli italiani ha fatto ricorso agli psicofarmaci; non dobbiamo dimenticare quanto conti la parola per dare conforto agli altri».
Forse si dovrebbe ripartire dalla scuola.
«Nel mondo della scuola si è smarrito il progetto di costruire un futuro per gli studenti. Del resto, come si fa a prospettare un domani migliore quando l'automatizzazione e la robotica continuano a erodere altri posti di lavoro? Ci vorrebbero insegnanti motivati e classi da non più di dodici, quindici alunni. Dovremmo soprattutto curare l'educazione sentimentale dei ragazzi, per evitare che smarriscano quella parte fondamentale del sé. Ecco, per questo è importante che si ritorni a educare, non più soltanto a istruire».
Luca Mirarchi

 

Rassegna

Caramore
tra gli ospiti
di stasera

Prosegue al Teatro di piazza Dettori, a Cagliari, la terza edizione del Lei Festival, organizzato dalla Compagnia B con la direzione artistica di Alice Capitanio. Si inizia alle 17 con “La società della performance: perché internet è l'al di là”, incontro con Andrea Colamedici e Maura Gancitano. Si prosegue alle 18 con “La morte si fa social”, conferenza di Davide Sisto. Si parla poi di acqua, uno dei beni più preziosi. Dalle 19 il geografo giornalista ambientale Emanuele Bompan presenta “Water grabbing”, svelando le tante guerre nascoste combattute per l'acqua. Chiude la serata una storica voce di Radio 3, Gabriella Caramore. La studiosa sarà protagonista, alle 20, di un incontro dal tema “Risorgere al di qua”.